Mi chiamo Maria Cosentino ho 52 anni sono nata a novembre nel 1960 in Calabria, ma sono cresciuta in Svizzera. Ho fatto le scuole qua e poi sono diventata infermiera di psichiatria. Ero molto interessata a vedere paesi nuovi e quindi sono andata in Jamaica per conoscere la cultura e la vita dei rastafari e oggi mi posso definire una donna rasta anche con i capelli rasta. Ho conosciuto mio marito che era africano e ho vissuto 10 anni in Africa mi sono anche sposata nel Ghana. In Africa sono nati i miei 5 figli, 3 ragazzi e 2 gemelle, le “piccole”. I miei figli però sono cresciuti qua in Svizzera dove hanno fatto le scuole. Conoscono sia la cultura Ghanese che quella Svizzera e certamente anche quella Italiana.
Calabrese di dove?
Della provincia di Catanzaro, ora andiamo un po’ meno, ma prima ogni due anni si andava in Calabria per vacanza: di solito facevamo un’anno in Calabria e l’altro anno si visitava un altro Paese.
Che legame hai con l’Italia?
Sono nata là e sono italiana, però sono cresciuta in Svizzera. Inoltre ho vissuto molti anni in Africa e, a dire la verità, mi sento più a casa in Africa che in Italia o in Svizzera. La Calabria però certamente è sempre una parte di me!
Hai avuto molto difficoltà con l’integrazione e con il razzismo?
Prima quando sono venuta in Svizzera mi sono sentita un emigrante. Essendo italiana mi chiamavano „il tschinggeli“, così come ad esempio, i rasta li chiamavano „i nigger“. Era molto dura per tutti noi stranieri dover crescere così. In quei tempi la gente era ancora più chiusa di oggi. Secondo me oggi la situazione è migliorata, visto che ci sono tantissime culture diverse ormai, ma è ancora un problema e quelli di una volta secondo me, esistono ancora! Forse i giovani di oggi la pensano diversamente, vanno a scuola con gente di culture diverse e certamente hanno anche amici di paesi diversi, ma qualcosa purtroppo esiste ancora.
In Italia tu hai notato anche questo problema?
Io nel mio paese in Calabria ero la prima che ha portato un uomo di colore come marito. Forse voi non ci crederete, ma cera gente che aveva paura di lui perché era nero. Forse è più un evitare che un odio, siccome non vedevano molta gente così avevano molto rispetto. Però se vedo lo sviluppo in Calabria mi fa molto piacere, certo c’è ancora gente che non accetta e che ignora, ma ci sono anche quelli che capiscono che anche i neri hanno un buon cuore e vedono la gente scura come fratelli, e offrono anche la loro ospitalità italiana.
In Africa invece?
In Africa c’è il pensiero generale che il bianco sia superiore al nero. Se tu vai in Africa come bianco, vieni considerato come una persona che ha soldi. La stessa cosa come in Europa in cui uno scuro viene visto più come quello che fa il lavoro più umile. Penso che oggi giorno sia ancora un po’ così, ma non come una volta! L’ indipendenza finanziaria è un problema mondiale e non esclusivo degli africani o degli italiani, ma di noi tutti.
Raccontaci del libro che hai scritto..
Il libro si chiama „Der gestohlene Sohn“. Ho scritto un libro che fa capire cosa voglia dire la cultura rasta. In questo libro ho scritto la storia della mia vita. Nella mia vita ho avuto parecchi alti e bassi, specialmente con i miei figli e mio marito, abbiamo divorziato e lui mi aveva tolto i miei figli ed ho dovuto riprendermeli.
In queste vicende i miei figli hanno dovuto vedere e sopportare molto, ho sentito che dovevo scrivere questo libro anche per loro. Dicevo che in Africa sono nati i miei 5 figli, il primo però, mi avevano detto in ospedale che era morto e invece non era così. Lo avevano venduto e dato in adozione. Gli altri 4 sono cresciuti con me, in parte in Africa e il resto della loro vita fino ad oggi qui in Svizzera.
Quando il mio secondo figlio, che per me era il più grande di tutti, ha voluto conoscere le sue origini l’ho portato con me in Africa per rivedere il padre. Fu allora che il mio ex marito gli ha detto di cercare il fratello più grande, che non era realmente morto. Appena scoperto ciò ho fatto moltissime ricerche su internet per sapere quanti bambini all’anno in Africa sono venduti e cose del genere.
Questo è un grosso problema anche oggi: prendono bambini e li vendono, per adozione o per pornografia. Da quello che sono riuscita a sapere, il mio primo figlio dovrebbe essere in Germania, almeno mi hanno detto così. Spero di ritrovare mio figlio con questo libro, ancora oggi sono in contatto con la Germania. Ho avuto la grandissima fortuna poiché mi ha contattato RTL (Punkt12) della Germania con cui sono andata in Africa, sperando che loro mi potessero aiutare a trovare mio figlio.
Hanno fatto un ottimo lavoro di documentazione per 4 giorni. Siamo stati in Africa insieme per 2 settimana, là ho scoperto che è stato venduto, ma nient’altro, anche i dottori non mi hanno fatto vedere documenti. Ho cercato di scrivere la storia della mia vita privata, in forma di thriller ma è anche un testo filosofico che fa capire le culture e spiega moltissime cose, ma si deve leggere come un giallo. È un libro molto interessante sia per giovani ma anche per adulti. Sto provvedendo a farlo tradurre in lingua italiana!
Raccontaci, sai la cultura svizzera, quella italiana ma anche quella africana. La differenza della gente qual è?
Direi che tra la Svizzera e l’Africa sono due estremi, e devo dire che tra le due realtà, quella calabrese secondo me è un po’ a metà strada. La cultura calabrese non è molto diversa da quella africana. Gli africani sono ancora più aperti, più spontanei degli italiani, mentre gli svizzeri sono più chiusi e più ritirati degli italiani.
Sia in Africa che anche in Italia, il mio problema è un po’ la chiesa, che in tutti e due i paesi prende molto spazio, invece qua in Svizzera già meno. In Africa, ad esempio, la domenica quasi tutto il paese va in chiesa! Trovo anche molta gente rasta, in Calabria. Non importa da dove vieni o cosa fai, ma importa quello che fai e come rispetti la tua terra.
Che altro ci vuoi raccontare?
Mi farebbe molto piacere, condividere la mia storia anche con altra gente che ha vissuto una vita simile. Sono sempre disposta a dare consigli e di parlare con gli altri di questi fatti, anche per serate d’informazione!