Ero da pochi mesi, e per un breve periodo di forte attività politica, a Ginevra. Mi ero installato presso la sede sindacale locale grazie all’interessamento di un noto dirigente operaio italiano.
Una stanzetta piena di libri, opuscoli, quotidiani e quant’altro serviva alla causa, a Ginevra come altrove: alzare la soglia di attenzione sul microcosmo dei lavoratori italiani nella città di Calvino come nell’insieme della Confederazione.
Il riferimento è all’autunno del 1978. La profonda ferita che avrebbe cambiato i destini della nostra Patria, era tuttora sanguinante nell’animo nostro: Aldo Moro, lo statista dell’apertura e dell’incontro, era stato prima rapito e poi ucciso dalle brigate rosse, dei cui mandanti, ancora oggi, si è steso un velo di immondo silenzio.
Al rintocco delle dodici di un giorno qualunque irrompe in ufficio un signore dall’aspetto un po’ così.
“Sono Jean Ziegler, avrei piacere di conoscerla e pranzare con lei così per fare qualche chiacchera sulla situazione internazionale partendo, naturalmente, dal suo Paese”. Fu cosi che conobbi l’autore di “Una Svizzera al di sopra di ogni sospetto”, il parlamentare socialista impegnato nella difesa degli umili e degli oppressi, autore di trattati che hanno fatto storia sulle storture dei sistemi finanziari svizzeri e internazionali.
Si attirò, quel grande sociologo e politico, le ire del potere finanziario confederale. Sono storia ginevrina le periodiche convocazioni ai tribunali con l’accusa di falso e calunnia sul buon nome dei poteri bancari e della stessa Svizzera.
Davide seppe resistere a Golia anche con l’aiuto internazionalista dei partiti socialisti europei di cui fu un dirigente riverito e ascoltato.
Tutt’oggi vedo quel viso come un punto interrogativo ornato da spessi occhiali, tanto era pensieroso quel volto, perennemente alla ricerca di una sfuggevole verità, da sembrarmi il viandante assetato del Sahara in cerca del miraggio della fata morgana.
I radi capelli all’insù come chi li tortura cercando la musa per forti pensieri e l’eterna cravatta in malandata sintonia con l’abito grigio e l’accenno di un nodo mal fatto come è norma di certi filosofi troppo indaffarati per pensare di apprendere l’arte del perfetto scappino.
Così era e presumo è ancora l’amico e compagno Ziegler.
Li ha combattuti tutti gli gnomi annidati nei centri bancari, tanto per ricordare una celebre frase di condanna di un certo Winston Churchill nei primi anni del secondo dopoguerra del novecento.
Quelli all’opera nei palazzi della riva sinistra della città sul Lemano, come quelli di Paradeplatz a Zurigo, Francoforte, Londra, Lussemburgo o in qualche paradiso insulare nell’immensità degli oceani.
Tutti, accumulando querele e processi di cui andrà sempre fiero.
Di tutt’altro processo parliamo se ci occupiamo di Joseph Blatter, un suo quasi conterraneo che ha vissuto tra il vallese e la città di Olimpia, Losanna. E tanto per essere in regola con i suoi confratelli de la rive gauche, una laurea in Business.
Una miriade di mogli tanto per non annoiarsi.
E pensiamo dalla nascita, come per una scelta divina, responsabile sportivo di alto livello. Membro del comitato organizzatore delle olimpiadi estive del 1972 e 1976. Dirigente della Fifa dal 1977 sino alla sua ascesa alla presidenza che terminò il 2 giugno 2015 pochi giorni dopo la sua trionfale rielezione alla presidenza dell’organismo mondiale del calcio.
Il castello del magicien che aveva regnato sul calcio mondiale come un monarca feudale sul suo popolo misero e oppresso, cadeva affossato dall’onda accusatoria per un sistema fondato sulla corruzione e il malaffare generali.
E con lui, accompagnando i detriti della vergogna e del disonore, crollava le Roi del calcio al pallone, il franco italiota, Michel Platini. Il ragazzo ricciuto, figlio di un emigrato delle alpi del vecchio Piemonte, che fece sognare i minatori di Saint Etienne del sindaco partigiano di origina sicula, Giuseppe Sanguedolce. La sua gloria calcistica, legata alla raffinata destrezza con cui accarezzava la palla in volo verso la meta e la gloria, svaniva nel turbinio della polvere sollevata dal mitico mistral.
S’ode un brusio: Michel Platini, arrestato a Parigi.
Si dice per questioni legate al Qatar, il limbo di terra sui cui, un sistema corrotto, ha deciso di tenere la prossima di eupalla tenzone.
Che si tratti di gnomi del business o di un calcio al pallone, che il fato ci doni un nuovo Ziegler, e sarà meno tetra l’attesa.