Prima le borse asiatiche, poi tutte le altre, hanno subito risposto positivamente alla Maratona notturna della “Domenica di Bruxelles”, ma anche se ciò non si fosse verificato subito, sarebbe comunque accaduto in seguito. Perché un fatto è certo: la riunione notturna dei ministri economici e finanziari dell’Ue (Ecofin) – preceduta venerdì da quella dei capi di Stato e di governo che ha dato il via libera politico, seguita da quella della Commissione che ha formulato una proposta precisa, poi, appunto, completata e perfezionata tecnicamente dall’Ecofin – ha approvato un piano poderoso a difesa dell’euro, sottoposto agli attacchi degli speculatori finanziari, e quello che è stato definito il “meccanismo di stabilizzazione” dell’Eurozona.
In poche parole, per aiutare i Paesi che si troveranno in difficoltà è stato costituito un fondo composto da 60 miliardi di prestiti della Commissione europea, da 440 miliardi di prestiti o garanzie dei Paesi della zona euro e da una cifra che può raggiungere i 220 miliardi da parte del Fondo monetario internazionale (Fmi). In tutto ben 720 miliardi di euro. Ovviamente, gli aiuti verranno concessi solo in presenza di un piano di rientro del debito e di risanamento dell’economia sulla base di ciò che è avvenuto in Grecia. La Banca centrale europea (Bce), inoltre, interverrà sul mercato secondario per comprare titoli obbligazionari emessi dai governi degli Stati membri che avessero difficoltà a reperire risorse sui mercati.
Dati questi risultati, ci sono alcune considerazioni da fare. La prima è che vi hanno contribuito la Germania, l’Italia e la Francia. L’Italia si è mossa subito e con proposte precise e qualificate, chiedendo, ad esempio, la costituzione di un’Agenzia di rating europea – visto che le tre che esistono hanno nei loro consigli di amministrazione persone troppo interessate alle loro decisioni – e un “fondo di pronto intervento di 70 miliardi”, idea, quest’ultima, migliorata e completata secondo la decisione Ecofin di domenica notte. Inoltre, il duo Berlusconi-Tremonti avevano proposto che la Bce emettesse bond europei per le finalità citate, il che voleva dire anche far fare all’Ue un salto di qualità nella regia della politica economica dell’intera Unione. La soluzione adottata è una via di mezzo ma comunque è un passo in avanti.
La moneta unica è salva, dunque, le misure prese per contrastare la speculazione sono state puntuali e massicce, ma i problemi non sono risolti, perché, specialmente per i Paesi membri dell’area mediterranea e in particolare per il Portogallo, la Spagna, i conti dovranno rispettare i parametri dell’economia reale.
In sostanza, i posti di lavoro non si potranno creare con l’aumento della spesa pubblica, per essere chiari, assumendo personale nella pubblica amministrazione che poi o è assente o non lavora; moltiplicando i costi dei lavori pubblici, per giunta fatti male; dando pensioni anni prima degli altri Paesi “virtuosi” e in presenza dell’allungamento medio della vita. Questo discorso vale anche per l’Italia e in particolare per il Meridione.
Per quanto riguarda il nostro Paese, bisogna dire che il ministro Tremonti ha gestito l’economia italiana con grande competenza e con una guida sicura. Ci sono e ci saranno problemi, evidentemente, ma l’aver fatto una finanziaria triennale nel 2008 all’insegna della stabilità, l’aver contrastato gli effetti della crisi con l’estensione della cassa integrazione, l’aver tenuto duro contro le richieste di spesa pubblica dei vari ministeri all’insegna del rigore e del no a nuove tasse, ha preservato l’Italia dai rischi che, dopo la Grecia, potrebbero correre la Spagna e il Portogallo.
Infine, non si possono eludere le riforme: non è più una sfida, è diventata una necessità che chiama in causa il governo e tutte le forze più responsabili del Paese.