Manca meno di un mese e gli italiani all’estero potranno esprimere le proprie preferenze sui rappresentanti dei Comites che quest’anno dovranno essere rinnovati.
I Comites? Cioè?
Sì, la maggior parte degli italiani all’estero non sa neanche dell’esistenza dei Comites, cosa fanno e a cosa servono, mentre chi li conosce, almeno per nome, non è avido di critiche e giudizi negativi sull’operato di queste istituzioni. E lo diciamo con molto dispiacere perché l’importanza e la validità di queste istituzioni dovrebbero essere indiscutibili… invece, se facciamo un giro su quello che ormai è diventato lo strumento più semplice e anche il più prolifico per trarre certe informazioni in maniera ufficiale e non, cioè i cari social, scopriamo che la maggior parte degli immigrati, soprattutto quelli di ultima generazione, non conosce i Comites oppure li conosce e non li reputa uno strumento adatto e utile alle esigenze della nuova generazione di immigrati.
La conferma? Basti guardare i dati degli italiani regolarmente iscritti all’AIRE che hanno fatto richiesta di votare, nonché la bassa adesione, per non dire proprio scarsa, di quanti hanno interesse ad esprimere il proprio voto per il rinnovo dei Comites.
Solamente il 3,76% degli aventi diritto al voto deciderà i nostri rappresentanti all’estero, si tratta di circa 80.000 votanti in meno rispetto alle ultime elezioni Comites del 2015, che a loro volta avevano registrato una scarsa adesione.
L’iscrizione al voto era su base volontaria, ovvero gli interessati hanno avuto la premura di chiedere di ricevere il plico attraverso l’iscrizione con scadenza il 3 novembre, vista la scarsa richiesta bisogna concludere che gli italiani non hanno più voglia né interesse a queste dinamiche.
Non era così per le generazioni di immigrati addietro, che per avere questi e molti altri diritti hanno lottato duramente e ci tenevano ad eleggere i rappresentanti a supporto di questi diritti.
Ma gli immigrati italiani per certi versi sono cambiati, sfiduciati nei confronti di queste istituzioni e con una storia di migrazione diversa dai predecessori. Eppure, se da un lato non si interessano più, dall’altro, quando ne avvertono il bisogno o sono di fronte ad una nuova minaccia dei pochi diritti che ormai ci restano, allora pretendono l’azione di queste (“inutili”) istituzioni.
Di contro, l’alta pretesa si può attestare anche tra i candidati, nelle istituzioni che devono essere rinnovate, nelle associazioni che ci aggregano – o almeno un tempo era così – e in quelle figure di spicco della realtà italiana all’estero: cosa hanno fatto loro di valido per coinvolgere, interessare o anche solo informare gli elettori?
Ormai è andata così, è inutile che ci si chieda cosa si poteva fare per invogliare alla giusta partecipazione gli italiani (a tal proposito vi ricordiamo la nostra rubrica di informazione sulle liste e sui candidati https://lapagina.ch/category/elezioni-comites-2021/), dobbiamo sperare nel voto di quella minoranza a cui è dato il grande onere di scegliere i nostri rappresentanti.
Una volta si diceva “pochi ma buoni”, confidiamo nella validità dei vecchi saggi. Buona scelta!
Redazione La Pagina