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28 March 2024
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Scrive chi legge

La Casa degli Italiani

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Ho letto diligentemente quasi l’intero libro di Gatani sulla Casa d’Italia, e purtroppo il dubbio è il tarlo più vorace che esista. Si annida nel cervello e si nutre di tutto il corpo. Magari questa mia riflessione mi sarà di sollievo. C’era una volta una comunità rappresentata dagli italiani che durante gli anni trenta, ricevette in dono dallo Stato italiano la Casa d’Italia di Zurigo. La casa inaugurata nel 1932 e, poi, ampliata nel 1936 e nel 1938-’40 e divenne il più importante punto di riferimento e di aggregazione culturale degli Italiani a Zurigo.
Le attività dell’ente erano molteplici: assistenza ai compatrioti bisognosi, solidarietà tra i lavoratori iscritti nelle varie associazioni, organizzazione di concerti e banchetti benefici e promozione della cultura italiana. Nell’esaudiente libro di Gatani, ho trovato la questione del Diritto d’Uso a pag. 141, art.7 che stabiliva: Resta esplicitamente convenuto che la concessione in uso gratuito dei locali occupati dalla “Casa degli Italiani” può essere disdetta dal proprietario dell’immobile, e per esso dal R.Regio Console Generale – in qualsiasi momento il Proprietario lo ritenesse opportuno, mediante semplice preavviso di tre mesi. Firmato dall’allora Console Generale Vittorio Bianchi. Ma forse mi sbaglio e trattasi solo di CONVENZIONE d’Uso dei locali stipulata nel 1932, mentre il Diritto d’Uso è datato 1928. Bastava leggere il libro ho creduto, e invece la confusione regna.
Il Ministero e il Consolato hanno dunque rispettato la legge e gli accordi presi il 6 feb. 1932 con gli enti che avevano gli spazi concessi gratuitamente ma non hanno alcun Diritto d’Uso per le associazioni o per la comunità italiana o manca ancora un tassello? Ora, se quello che dice art.7 è legge e qualcuno volesse smentirla ne sarei felice, mi chiedo perché il Ministero dovrebbe investire una modesta cifra, per la ristrutturazione, quando la città sta sempre più rivalutando il quartiere (vedi i cantieri nei paraggi e quelli in progetto) e lo stato poterebbe ricavarne 5-6 volte di più vendendo tutto, terreno incluso, al miglior offerente? Un membro del Comites che nella serata della loro ultima assemblea del 20 giugno rimase mestamente in silenzio quando si parlò del tema, adesso, dopo che era stato invitato ad aderire ad un gruppo o comitato apolitico che intende monitorare l’intera vicenda, si fa vivo da paladino con un articolo su LaPagina (Scrive chi legge del 05.07.17, ndr), con la stessa proposta, preoccupandosi che le istituzioni nel caso venisse bloccato il progetto, o impedita la chiusura, potesse fare un’amara figura. Vorrei tranquillizzare questo signore che la comunità e alcune associazioni sono addirittura all’oscuro dell’intera vicenda e altre hanno consegnato senza protesta le chiavi al Comites di persona.
Ma il Comites in questo azione ha rappresentato il Ministero?
Se l’art.7 sancisce che il Ministero ha fatto tutto per legge e che può farne ciò che vuole dell’edificio, chi crede ancora in una ristrutturazione alzi la mano! L’unico progetto lo danno i numeri: La “spending review” del ministero degli Esteri è andata a tagliare lì. Dato che il bilancio della Farnesina (dati del 2013), è di 1,7 miliardi di euro, oltre 400 milioni riguardano le indennità, questi costi potrebbero essere abbattuti assumendo personale in loco, come fanno Germania e Francia. Intanto si tagliano spensieratamente i servizi consolari e le Case degli Italiani e la stessa rete all’estero per ottenere un risparmio che, oltre a non essere stato quantificato con sufficiente approssimazione, è stato stimato di importo talmente esiguo da non giustificare il grave disagio che la soppressione delle sedi provoca all’utenza, proprio in un momento in cui i flussi migratori verso l’estero hanno subito una tragica impennata.
Nel presente gli italiani di vecchia data sono sempre più integrati e prendono parte direttamente alla vita culturale, politica e sociale della città. Qualche associazione resiste per merito delle prime generazioni, che con sempre meno mezzi sopravvivono. Le scuole, invece, hanno tutt’oggi un ruolo importante, essendo per molti nuovi immigrati l’unica ancora per il proseguimento degli studi dei loro figli che per motivi linguistici non possono subito frequentare le scuole locali o iniziare un’apprendistato. Per il resto gli edifici all’estero che lo Stato italiano intende alienare vengono messi sistematicamente all’asta, nonostante ci siano enti pubblici disposti a comprare e ad avviare serie trattative private, ho letto che sarebbe uno strumento di prevenzione della corruzione. Si vendono beni dello stato, nonostante che, dopo l’ultima crisi economica che l’Italia fa ancora fatica a superare, i trasferimenti all’estero hanno raggiunto le 114.000 unità nel 2016, mentre i rientri si attestano sui 30.000 casi l’anno. Ma l’utopica parola solidarietà che ha come suo significato principale una forma di impegno etico-sociale a favore di altri, e che indica un atteggiamento di benevolenza e comprensione, non si esprime più da parte del bistrattato Stato italiano. In tutta questa vicenda solo chi ha le competenze e le informazioni giuste, comanda, mentre la società è normalmente incapace di reagire lasciando tutto all’iniziativa dei singoli o di coloro che dovrebbero rappresentarci.
Eh sì, miei compatrioti, noi siamo abituati a delegare ogni cosa, pur di non esporci di prima persona, vuoi per pigrizia, vuoi per le competenze che ci mancano o ci vengono negate. Eppure leggo spesso che noi italiani all’estero rappresentiamo per la diffusione del nostro brand una garanzia di radicamento sul territorio e quindi un importante motore di sviluppo.
Senza volere sospettare che è in atto una farsa da parte dei vari enti, che facendo squadra, sostengono la storiella dell’indispensabile ristrutturazione o meglio “l’emergenza strutturale”, vorrei porre le seguenti domande che in caso di mancata risposta, avranno seguito in forma di lettera raccomandata direttamente al Console. Il motivo sono le argomentazioni circa la chiusura con delle motivazioni poco convincenti.

Richiesta di tutti gli atti pubblici in merito alla Casa d’Italia:
Oggetto: richiesta atti pubblici e ufficiali.
Richiesta di sgombero del MAECI inviata al Consolato e agli enti
Perizie fatte dalle autorità svizzere
Corrispondenza in merito tra gli enti nella Casa d’Italia, Consolato e MAECI
Conferma del finanziamento per la ristrutturazione e documenti ufficiali in merito alle intenzioni future.
Atti in merito alla perizia fatta da Roma
Corrispondenza in merito alla ristrutturazione, disdetta, leggi e compenze in merito allo sgombero, alle autorità competenti, ai motivi dello sgombero.

Chiedo a nome di me stesso, che coloro che ci rappresentano facciano chiarezza e ci forniscano i documenti sopra citati.

Mario Pluchino

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