L’esempio del New Deal di Franklin Delano Roosevelt negli Stati Uniti d’America
Non tutto è bello. E non tutto è nuovo. Ma insomma, non si può negare lo sforzo per abbattere le resistenze che frenano il rilancio e lo sviluppo del paese. Da troppi anni l’Italia è ferma al palo. In pericoloso equilibrio tra stagnazione e ritorno all’indietro. Certo, dal 2007, la crisi finanziaria mondiale ha avuto effetti devastanti per l’Europa, e in prima fila per i paesi latini, ove gli anticorpi per combattere la crisi erano minimi o inesistenti. Sconvolgente, oltretutto, che mentre il paese si impoveriva, una parte minoritaria della società si arricchiva nel gioco al massacro delle speculazioni sulla pelle dei ceti sociali sfavoriti. Non tutto è bello, dicevo. Diamo tuttavia atto al governo Renzi di aver lanciato la sfida del cambiamento in ogni campo.
Gli 😯 Euro al mese in più per 10 milioni di lavoratori sono un primo atto riparatore. Il Jobs Act non sarà perfetto. Occorrerà maggiore attenzione sulla flessibilità come sui contratti a tempo determinato affinché non abbiano, come risultato, l’effetto di un permanente precariato. La strada tracciata è tuttavia positiva. Indica una svolta. Dà a migliaia di giovani la speranza che non tutto è perduto. Che si può sperare di costruire un futuro migliore senza dover prendere la via dell’emigrazione senza ritorno. Finalmente si interviene con rapidità e senso di equilibrio sugli emolumenti degli alti funzionari dello stato e delle imprese partecipate. Si è fissato un tetto massimo: 250 mila Euro di compenso annuale. Con ciò, ponendo fine allo scandalo dei boiardi di stato ( Presidenti delle ferrovie, dell’Eni, dell’Iri, dell’Inps e via dicendo), il cui compenso sfiorava talvolta il milione di Euro e la cui liquidazione, a prescindere dal risultato finanziario delle imprese, presentava cifre da vergognoso capogiro.
Hanno tentato di ribellarsi , gli interessati, minacciando di abbandonare il servizio pubblico per rivolgersi all’iniziativa privata.
Poveretti! Un ricatto. Un bluff a carte scoperte. Subito rientrato, anche alla luce dei paragoni con i compensi dei loro colleghi in Europa. Molto al di sotto e in paesi con più alto reddito pro capite rispetto all’Italia pure per gli stipendi dei più alti gradi della magistratura. Anche per quanto riguarda le riforme costituzionali, pur tra contraddizioni e resistenze, qualcosa di positivo sta avvenendo. Il superamento delle provincie, accompagnato da maggiori poteri alle città capoluogo, un primo significativo cambiamento per un più complessivo rinnovamento delle istituzioni repubblicane. Così come il disegno di legge costituzionale per la trasformazione del senato in una camera delle regioni e delle autonomie repubblicane. Già esiste in un grande paese federale, la Germania. È un atto altamente positivo che pone fine a quel bipolarismo perfetto, il freno che ha rallentato l’approvazione delle leggi nonché il loro annacquamento nella ricerca dispendiosa dei compromesso al ribasso.
Chi scrive è, naturalmente, critico su alcune proposte. Iniziando dalla legge elettorale testé approvata dalla camera dei deputati, a cui ho dato il mio sofferto assenso riproponendomi l’impegno per un successivo miglioramento emendativo in seconda lettura. Ridurre le soglie di accesso all’elezione in parlamento per un maggior rispetto della volontà popolare, sarà uno dei compiti dei parlamentari che si riconoscono nella componente della sinistra riformista. Al governo Renzi il duro compito di una lotta in Europa perché si ponga fine al fiscal compact ( patto finanziario ) che ha impoverito tanti paesi dell’Unione, alcuni dei quali ( la Grecia, per esempio ) vivono la più grave crisi sociale e politica del dopoguerra.
Dalla crisi si può uscire in avanti come dimostrò un grande presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, nel 1933. La gente era disperata. Aspettava in coda per avere pasti gratis. Quello di cui c’era bisogno era qualcuno che fosse disposto a intervenire. Roosevelt fu quel qualcuno. Sin dall’inizio ispirò fiducia. Al suo insediamento nel 1933 disse al paese: “ L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa. Roosevelt non perse tempo, attuando il suo piano, che sarebbe stato conosciuto come il “New Deal.” Nei primi cento giorni del New Deal il congresso approvò un certo numero di leggi. La maggior parte riguardava gli aiuti per i nuovi poveri.
Il risultato a breve termine fu quello di dare una mano a coloro che avevano bisogno di aiuto e a lungo termine quello di rimettere il denaro in circolazione. Alla fine quasi ogni aspetto della vita americana era stato toccato dalle riforme. Venne istituito il “ Labor Relations Board, un consiglio per trattare le controversie di lavoro. Il “Wagner Act” del 1935 diede ai lavoratori il diritto di negoziare con i datori di lavoro tramite il sindacato di loro scelta.” Nel 1938 si stabilì la giornata lavorativa di 44 ore e la proibizione del lavoro giovanile sotto i sedici anni. Nel 1935 vennero approvati i “ Social Security Acts”con i quali si concedevano pensioni agli anziani e protezione ai disoccupati. Il sistema bancario, oltre a salvare alcune grandi banche dalla bancarotta, venne profondamente riformato. Intere regioni del paese vennero modificate dalla costruzione di dighe e centrali elettriche e dalla pianificazione industriale e agricola. Uscire dalla crisi si può. Occorrono idee e il coraggio di realizzarle con il consenso dei popoli dell’ Unione europea come avvenne in quel grande paese, gli Stati Uniti d’America, nel periodo peggiore della sua storia.
1 commento
Se la direzione del giornale me lo permetterà, faro un articolo a proposito di chi realmente riusci’ a superare la grande crisi, cioé quella del 1929 di gran lunga piu’ terribile di quella attuale. Pur sforzandomi all’ inverosimile, non riesco a comprendere come si debba andare a trovare il super eroe nella lontana America, quando un grande esempio lo abbiamo a casa nostra. E’ di facile comprensione che il mio riferimento va al ventennio Fascista, se il giornale accetta una piccola cronostoria del medesimo periodo, senza voler assolutamente fare apologia politica al ventennio. Nell’ ultimo libro di Bruno Vespa, si fa riferimento alle modalità intraprese dal Duce per rioslverela crisi. Per far si che il giudizio sia equo, bisogna avere il coraggio di dire delle verità storiche che in questi ultimi 70 anni sono state censurate, a volte noascondendosi sotto la retorica della resistenza e davanti al falso mito dei partigiani. Grazie…NB Il mio eventuale contributo non toccherà ftti politici dell’ epoca, ma solo come Mussolini riusci’ a risolvere quei problemi, la settimana di 44 ore non fu nulla in confronto alla nostra settimana di 40….o non é cosi?