Ci lamentiamo spesso della vita frenetica, dello stress che le tante attività giornaliere in cui siamo coinvolti ci sommerge, del tempo che non basta mai per fare tutto. Invece pare che non sia così: siamo un popolo di poltroni e stiamo crescendo una generazione dedita all’ozio, al divano e all’unica fatica di sorreggere uno smartphone nelle mani per essere “connessi” col mondo esterno.
Lo dice l’ultimo maxi-studio Usa condotto su 12.529 soggetti dai 6 agli 84 anni, compiuto dai ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e pubblicato su ‘Preventive Medicine‘. Bisogna fare una precisazione però, lo studio in questione si concentra in maniera particolare sull’attività fisica che giornalmente svolgiamo. Quindi, forse i momenti stressanti non ci mancano, ma invece di scaricarli sull’attività fisica, li scarichiamo sul divano. Ma c’è poco da scherzare… pare che un 19enne di oggi svolge praticamente la stessa attività fisica di un sessantenne, un livello giudicato “basso in modo allarmante”. I ricercatori hanno seguito per 7 giorni il campione di persone a disposizione scoprendo che quello dei giovani adulti (dai 20 ai 29 anni) è stato l’unico gruppo che ha visto un aumento dei livelli di attività fisica, specialmente nella prima mattina, rispetto agli adolescenti.
In generale, una volta passato il momento di maggior interesse estetico nei confronti del nostro corpo, quando ci consoliamo con frasi come “essere è meglio di apparire” oppure “esser non si può più d’una volta”, e dopo che i figli hanno ormai raggiunto l’età giusta per organizzarsi da soli, ricomincia l’adorazione del divano di casa che però ci permette ancora qualche “attività” a scelta tra: vedere la tv, connettersi a internet, usare il cellulare. Il problema più grande però riguarda la mancanza di attività fisica in giovane età, soprattutto nei bambini che, purtroppo, risultano essere sempre più interessati all’uso di dispositivi elettronici, videogiochi, cellulari, computer, che non alle attività che si fanno all’aperto. Si dice che un bambino che oggi non pratica attività sportive e al’aperto, ma trascorre molto tempo ai videogiochi, ha molte possibilità di essere un adulto obeso, ma avrà anche ripercussioni nella vita sociale e nella formazione della personalità.
E non si tratta solo di attività sportive, ma di attività che si praticano al di fuori dalle mura di casa e che aiutano il bambino o il giovane ad arricchirsi anche culturalmente. Secondo un altro studio, questa volta svolto dalla Northeastern University di Boston, i bambini che svolgono regolarmente attività fisica sono anche più bravi a scuola. I ricercatori di Boston, hanno seguito centinaia di bambini dagli 8 ai 10 anni per nove mesi. Ogni giorno un gruppo seguiva un programma che prevedeva 70 minuti di gioco attivo, mentre l’altro continuava con le normali attività. Tutti i soggetti che partecipavano allo studio sono stati visitati all’inizio e alla fine, e sono state misurate le loro capacità cognitive e la composizione della massa corporea.
Alla fine del test i bambini che facevano esercizio avevano meno grasso viscerale rispetto all’inizio e le performance cognitive sono risultate migliorate. Al contrario nel gruppo in cui era aumentato il peso sono peggiorate le funzioni cognitive. Il grasso viscerale, spiegano gli autori, aumenta l’infiammazione in tutto il corpo, e potrebbe essere questo il meccanismo che lega l’attività alle prestazioni cognitive.