Ogni momento é quello buono per introdurre nuove, salutari abitudini. Perché non devono essere punitive, ma soprattutto devono essere sostenibili a lungo termine
Se dovessi compilare una statistica sui periodi dell’anno in cui vengo contattata più spesso, non avrei dubbi sui risultati: inizio gennaio (dopo Natale), metà aprile (dopo Pasqua), settembre (dopo le vacanze). Allo stesso modo, potrei prevedere i momenti un cui più spesso gli appuntamenti vengono rimandati o annullati: metà luglio (facciamo dopo l’estate?), metà/fine marzo (sentiamoci dopo Pasqua) e metà/fine dicembre (la richiamo dopo Natale, buon Anno!).
Eh sì, perché la percezione che mangiare sano debba equivalere a “fare sacrifici” o a “mangiare triste” è dura a morire, così come riesce a molti difficile credere che, anche se a Pasqua faccio colazione con la colomba e chiudo il pranzo con un pezzo di uovo di cioccolato, non avrò gettato al vento tutti i “sacrifici” fatti prima.
Proprio oggi riflettevo con una cliente, la quale mi raccontava che, dopo aver mangiato per anni sempre nello stesso modo (più o meno),restando magra, a un certo punto ha iniziato a prendere peso senza poter fare nulla per poterlo controllare.
Il fatto è che il nostro organismo è programmato per “tenere botta”, ossia per mantenersi stabile, nonostante i segnali che arrivino non siano del tutto salutari (orari irregolari, pasti saltati, diete ferree seguite da momenti di “svacco” ecc.), il più al lungo possibile. Accade perché arrivi uno stimolo particolarmente rilevante, per il corpo o per la psiche, come un’operazione chirurgica, la menopausa, un divorzio, un trasferimento. Da quel momento, come nel gioco del domino, cadono tutte le tessere, apparentemente senza poterle fermare.
Il trucco è allora non tanto fermare l’ultima tessera caduta, ma creare un nuovo equilibrio, ripetendo in piedi le tessere in una formazione più stabile.
Questo lavoro richiede: un po’ di impegno, per uscire dalla modalità “pilota automatico” che accompagna ogni nostro gesto quotidiano, dalla spesa, al modo di cucinare, ai tempi dedicati all’attività fisica e al riposo; un bel po’ di tempo, perché non si può pretendere di imparare tutto subito e nemmeno che il corpo reagisca subito come vorremmo; infine, pazienza, soprattutto con sé stessi, anche quando abbiamo voglia di mangiarci mezzo uovo di pasqua tutto in un colpo, perché questi “sgarri” non precludono assolutamente il risultato. A patto che il risultato finale sia apprendere come vivere in modo più sano e non un numero sulla bilancia.
Buona Pasqua a tutti!,
dalla vostra consulente nutrizionale
Dr. Tatiana Gaudimonte