Per la Festa di Natale del 2017, l’Associazione Lucchesi nel Mondo di Ginevra, ha optato per una domenica a pranzo. Come di fatti, la Festa di Natale dei lucchesi ginevrini si è svolta la scorsa domenica 10 dicembre, nell’accogliente scuola di Vernier Place. Questa innovativa soluzione non ha cambiato le abitudini dei soci e simpatizzanti della realtà associativa ginevrina, anzi, è stato anche piacevole pranzare e passare tutto un pomeriggio insieme, un momento danzante diverso dove Franco Mazzola e il suo collega, che formano “ Il Duo di Casa Nostra”, hanno incantato con la loro travolgente musica i lucchesi, toscani e simpatizzanti presenti in sala.
Continuando i piacevoli eventi conviviali che molte Associazioni programmano da anni, a chiudere le proprie attività del 2017, è stata l’Associazione dei Lucchesi nel Mondo di Ginevra che, continua a dilettarsi dinamicamente nelle loro attività di ricreazione. Dopo il successo della festa di Carnevale, il picnic e i diversi viaggi culturali in Italia, la piacevole esperienza è stata seguita dall’altrettanto ben organizzato evento natalizio di quest’anno.
Per l’orario giornaliero scelto per consumare il pranzo natalizio, i lucchesi hanno potuto accogliere il Console Generale d’Italia a Ginevra, Antonino La Piana che, insieme a tutta la famiglia, ha presenzia to l’evento insieme molti presidenti e rappresentati di altre associazioni italiane presenti sul territorio ginevrino. Tante sono state le presenze quali Friulani, Calabresi, Gruppo Alpini, Pugliesi, Emiliano-Romagnoli, SAIG, hanno desiderato partecipare per portare ai membri dell’Associazione Lucchese il saluto loro personale e dei propri associati e formulare gli auguri per le feste di fine anno.
Il momento più emozionante della serata è senz’altro stato l’arrivo di Babbo Natale, reclamato, sulle note dell’Orchestra, dal dolce richiamo cantato di tutti i bimbi presenti. Ad ognuno di loro, Babbo Natale ha regalato un dono, tirato fuori dal suo gran cesto in vimini.
Il Presidente Bacci, dopo la tombola con ricchi premi, ha ringraziato tutti coloro i quali, con la loro allegria e viva partecipazione, hanno fatto sentire più forte nell’aria, l’atmosfera del vicino Natale.
Con piacere riproponiamo, ancora una volta, il testo storico di cui evidenzia come e perché la comunità lucchese a Ginevra è la più anziana d’Italia.
I Lucchesi: la più antica colonia italiana di Ginevra
L’Inquisizione costringe un compatto gruppo di intellettuali ad abbandonare Lucca per le loro simpatie protestanti, con maggiori riferimenti all’ambiente calvinista. Questi esuli lucchesi si ritrovano nella seconda metà del secolo soprattutto a Ginevra. Del gruppo di Pompeo Diodati fanno parte Michele Burlamacchi (1532-1590, figlio di Francesco decapitato a Milano nel 1548 con l’accusa di complotto anti-mediceo), e Benedetto Calandrini, figlio di Filippo e zio di Pompeo Diodati. Pompeo Diodati, Michele Burlamacchi con la moglie Chiara Calandrini, Benedetto Calandrini ed altri, avevano dapprima trovato rifugio, nel 1567, presso la duchessa Renata d’Este, figlia di Luigi XII di Francia e di Anna di Bretagna.
Renata per le sue simpatie calviniste era stata messa sotto accusa dal marito Ercole II d’Este e poi dal figlio Alfonso II (1559-1597). Renata si trovava confinata nel suo castello francese di Montargis dove giungeva il gruppo di intellettuali lucchesi, accolti da lei nel 1567. Neppure qui erano del tutto al sicuro dai cattolici, dato che questi prima del loro arrivo, nel 1562, guidati dal Duca Francesco di Guisa, genero di Renata, avevano posto sotto assedio il castello. Mutata in peggio la situazione con le stragi della notte di San Bartolomeo (23 agosto 1572), Pompeo Diodati e Burlamacchi nel 1575 si spostano a Ginevra. Benedetto Calandrini li avrebbe raggiunti in quella città nel 1587. Tra i primi a considerare Ginevra come rifugio sicuro era stato Giuliano Calandrini, fratello di Benedetto, che, ricercato dall’Inquisizione, vi arrivava nel 1560. Di Giuliano, poi spostatosi in Francia nel 1567 a raggiungere i suoi concittadini, si può ricordare come la sua famiglia si precisasse una tra le prime svolte in direzione calvinista, con il di lui figlio naturale Scipione Calandrini. Scipione, allievo sempre di Aonio Paleario e fuggito nel 1558 nei Grigioni e poi a Ginevra, era stato tra i primi esuli lucchesi ad abbracciare questa corrente nel 1559.
I Diodati a Ginevra
Il primo a convertirsi e a risiedere stabilmente a Ginevra fu Pompeo (1542-1602), Figlio di Niccolò (di Alessandro) (1511-1544) e di moglie Zabetta Arnolfini. Pompeo divenne discepolo di Pier Martire Vermigli dopo essersi accostato alle idee riformiste viaggiando in Piemonte e a Lione. Nel 1563 era a Venezia, nel 1564 nuovamente a Lione, nel 1565 a Ginevra; poi a Montargis presso Renata d’Este, tornato a Lucca fu costretto ad abbandonare la propria città essendo stato denunciato all’Inquisizione. A Ginevra rimane stabilmente dal 1572. Qui con Francesco Turrettini, Orazio Micheli, Fabrizio Burlamacchi, Cesare Balbani, concitadini esuli come lui per motivi di fede, crea il cartello dei commercianti di seta ginevrini, denominato La Grande Boutique. (Dal web)