Si rafforza la testimonianza del soldato inglese anonimo che sostiene che l’autista di Diana fu accecato con un raggio laser
La settimana scorsa abbiamo raccontato la testimonianza di un soldato inglese rimasto anonimo che ha riferito a Scotland Yard: “Abbiamo ucciso noi Lady Diana”. Questo soldato ha rivelato di essere venuto a conoscenza da ambienti della SAS, la Special air Service, che dietro la morte della principessa Diana ci fu un complotto ordito da ambienti della Casa Reale, per la quale Lady Diana era diventata troppo scomoda per la sua vita sentimentale allegra e soprattutto perché era incinta. Il bambino che sarebbe nato, infatti, sarebbe stato il fratellastro dell’erede al trono, il principe William, e per giunta musulmano, mentre la Casa Reale è anglicana, anzi, addirittura colei che nomina il capo della Chiesa anglicana, il vescovo di Canterbury. Inaccettabile per la Casa Reale. Scotland Yard ha iniziato le indagini per appurare cosa ci sia di vero in questa notizia.
Questa volta è intervenuta la madre di Henri Paul, l’autista di Dodi Al-Fayed, che la notte del 31 agosto 1997 guidava la Mercedes che poi andò a schiantarsi con un urto violentissimo contro il 13.mo pilone del Ponte de l’Alma di Parigi. Nell’incidente morirono lui, Henri Paul, Dodi Al-Fayed e qualche ora più tardi all’ospedale Lady Diana. La guardia del corpo di Diana, Trevor Rees-Jones, fu l’unico a salvarsi.
Ecco dunque la testimonianza della madre dell’autista, ritenuto al termine del processo che si è concluso il 7 aprile del 2008: “Noi crediamo davvero che ci sia stato un complotto per uccidere la principessa Diana. Il cuore ci dice che nostro figlio è stato assassinato. Viviamo con l’incrollabile speranza che un giorno si sappia la verità”.
Il fatto è che, malgrado tutta la buona volontà, con il cuore difficilmente si potrà arrivare alla verità. Ci vogliono le prove. La testimonianza del soldato anonimo può essere una pista, bisognerà vedere dove porterà. La madre di Henri Paul, la signora Gisèle Paul, aggiunge: “Conosciamo il dolore. Della morte di Pascal e Jean-Luc (gli altri due figli morti l’uno a 34 anni e l’altro nel 2005, ndr, il primo di cancro, il secondo d’infarto), ci siamo fatti una ragione, le cause sono evidenti. Ma continuiamo a chiederci che cosa e chi veramente ci ha portato via Henri, che era un uomo davvero speciale”, Nemmeno questo, però, basta.
Giova ricordare chi era Henri Paul, che era non un semplice autista, ma una persona davvero speciale e il seguito fa capire perché. Nato il 3 luglio 1956 a Lorient (Bretagna), Henri conseguì la maturità al liceo St. Louis del suo paese, ottenne un premio come allievo pianista classico e conseguì il brevetto di volo, di esperto in sicurezza e, presso la Mercedes a Stoccarda, superò un corso speciale di guida con la particolare qualifica per le tecniche di fuga nel caso di attacchi terroristici e rapimenti.
Era un autista non come tutti, dunque, ma un esperto in fuga. Durante la sua carriera fu sottoposto a test severi sull’alcolismo, tutti superati. Fu grazie a queste caratteristiche che fu assunto dalla famiglia di Mohammed Al-Fayed. Insomma, Henri Paul non beveva, anche perché veniva sottoposto regolarmente a test antialcol. Si tratta di un dettaglio importante, perché l’unico sopravvissuto, la guardia del corpo di Diana, Trevor Rees-Jones, dopo l’incidente disse che Henri Paul si era messo alla guida dopo aver bevuto. In un primo momento anche il capo della polizia inglese, lord Stevens, lo disse, ma poi, in un colloquio con la famiglia di Henri Paul, lo smentì. Quel giorno Henri Paul era libero, ma fu richiamato in servizio da Dodi Al-Fayed proprio perché lo aiutasse a seminare i paparazzi in moto che volevano fare uno scoop. Non sarebbe stato difficile immaginare il tragitto da percorrere per andare a casa di Dodi e quindi non sarebbe stato difficile organizzare l’accecamento sotto il Ponte de l’Alma, cosa che effettivamente pare sia avvenuto con un raggio laser accecante.
Ma tutto questo dovrà essere accertato dalla nuova inchiesta, altrimenti saranno solo supposizioni.