Alessandra Hropich si descrive una laureata in legge decisamente Inconsueta, voleva fare l’avvocato ma si è resa subito conto che amava molto anche la comunicazione e che le era più congeniale la sociologia per spiegare il perché di
tanti mali della società. È lei l’autrice del libro “La felicità? Ve la do io!”, ne abbiamo parlato con l’autrice, una particolare scrittrice che non si separa mai dai suoi attrezzi di lavoro: “la penna non mi abbandona mai ed è bellissimo trascrivere ogni cosa che noti o ti viene in mente sul momento”
Come nasce l’idea per “La felicità? Ve la do io!”?
Il libro nasce dalla voglia di comunicare a tutti come si vive bene senza farsi troppe “pippe” mentali. La società riesce a vivere male anche con redditi di tutto rispetto e lo afferma una come me, che nella vita ha conosciuto ogni ceto sociale. Dal momento che io sono vista da sempre come una persona beata da quasi tutti, ho voluto mettere nero su bianco come si può vivere bene senza ossessioni, grandi ricchezze o ansia.
Sembra difficile trovare la felicità, perché?
La società non sa trovare la felicità perché è sommersa dall’invidia, dall’ansia, tutti vogliono più di quello che hanno gli altri, rincorrono quello che non hanno e disprezzano o tengono poco in considerazione ciò che hanno. Una società di matti sembra la nostra, dei folli che rincorrono la giovinezza perduta o mille altri beni. La felicità non implica nessun tipo di ansia, la felicità è gioia di svegliarsi ogni mattina per creare qualcosa, anche solo la più insignificante azione può regalare soddisfazione e benessere.
Lei scrive che tanta gente pensa che “una nuova relazione o una nuova situazione sia garanzia di felicità eterna ma non è così”, può spiegare questo comportamento?
Gli uomini, soprattutto arrivati alla fatidica mezza età, iniziano a smaniare accanto alla stessa donna, tutto gli sembra monotono, ripetitivo e poco gratificante. È tipico di molti uomini non più giovanissimi desiderare in maniera forte di evadere dal contesto familiare per tornare ragazzi accanto a giovani donne che gli offrono l’illusione di una nuova vita.
Ovviamente, la stessa cosa succede anche alle donne, ma in misura di molto inferiore perché sono quasi sempre gli uomini a sentirsi a disagio ad un certo punto della vita accanto alle stesse compagne di sempre.
Senza svelare troppo del libro, può darci un consiglio per essere felici?
Vivere la propria vita, secondo le proprie possibilità, pur ponendosi dei traguardi da raggiungere ma senza voler superare gli altri, sembrare più giovani, più belli o più mille altre cose, questo fa puntare gli occhi su noi stessi, imparando ad amarci di più.
I consigli per essere felici valgono solo per le nostre società occidentali o addirittura solo per quella italiana o anche per altre?
Ritengo i miei consigli adatti a tutti i paesi del mondo. Anche se, va detto, è molto difficile che in altre nazioni orientali esistano donne o uomini con l’ansia da prestazione tipicamente italiana.
Ovviamente, per ansia da prestazione non intendo solo quella in ambito sessuale, ma ogni tipo di ansia che ci porta a soffrire per ogni cosa che non abbiamo, questa è una caratteristica molto italiana.
Manuela Salamone