Leggere, ascoltare, immaginare o inventare storie diverse, in lingue e posti diversi, ma nello stesso momento: è quanto propone la Notte del racconto, una manifestazione che in Svizzera è giunta ormai alla 20esima edizione. C’era una volta una fiaba, e la magia di una storia raccontata. C’era una volta una nonna, o forse due, e quelle pagine colorate e ingombre di parole per spiegare l’origine del mondo o la differenza tra il bene e il male. I bambini ascoltavano incantati, affascinati da draghi, fate o mostri così reali, ma ancora abbastanza distanti da non intimorirli troppo. E poi Pinocchio, Heidi o I musicanti di Brema: storie di qui e d’altrove, la cui trama forse ci sfugge, ma che portano con sé la magia dell’infanzia. Nell’immaginario dei bimbi, oggi questi personaggi sono usciti dalla carta e appartengono al mondo dei cartoni animati o dei telefilm. La forza dell’immagine sembra così stroncare il richiamo delle parole e smorzare il fruscio delle pagine. Il successo della Notte del racconto, giunta ormai alla sua 20esima edizione in Svizzera, dimostra tuttavia che la lettura delle fiabe ad alta voce è forse un rito dimenticato, ma continua a suscitare emozioni e curiosità. Nella notte di venerdì 13 novembre, grandi e piccini si sono ritrovati così riuniti alla stessa ora, in 450 posti diversi, attorno al tema “All’alba del mondo”. In una società nella quale le nuove tecnologie si impongono, promuovere l’arte del racconto e dell’ascolto assume un significato del tutto particolare, spiega Orazio Dotta, direttore di Bibliomedia Svizzera italiana. «La Notte del racconto ci permette di riscoprire un piacere ancestrale, insito nell’animo dell’uomo. Ma significa anche dare la possibilità a chi racconta e a chi ascolta di ritrovare il tempo perduto, quel tempo che i nuovi media e lo stress della vita quotidiana ci hanno sottratto». Ascoltare però non è sempre un’impresa facile, come spiega la libraia e raccontastorie Velia Chiesa. «È un’arte che richiede concentrazione e tranquillità, la predisposizione a lasciarsi andare e a lasciarsi regalare una storia per la quale non viene chiesto nulla in cambio». La notte del racconto 2009 La lettura condivisa La Notte del racconto è una delle tante iniziative promosse per avvicinare i giovani e gli adulti alla lettura e all’ascolto, ma è anche un’occasione di condivisione, di scambio tra generazioni. «Come un tempo la gente si ritrovava attorno a un falò, ora si danno appuntamento su una piazza, in una biblioteca o in un’aula scolastica con l’unico obiettivo di stare assieme e accompagnare il racconto», ci dice Antonella Castelli dell’Istituto svizzero Media e Ragazzi ISMR. «Capita poi di vedere delle anziane signore in una casa di cura leggere racconti ai bambini di scuola elementare o liceali impacciati narrare storie ai più piccini», aggiunge Antonella Castelli. «È un incontro tra diverse generazioni che avviene in un’atmosfera magica e lascia un ricordo che va al di là della trama stessa del racconto». Quest’anno la manifestazione ruota attorno al tema «All’alba del mondo». Un percorso alla scoperta dei miti e delle leggende sull’origine dell’universo, del viaggio di Darwin o dei misteri dell’archeologia, in compagnia di dinosauri, mammut, draghi e forse anche qualche yeti. La lettura, che per molti resta una passione individuale, per una notte almeno diventa condivisione. Certo, la fiaba ha per ognuno un significato diverso, evoca emozioni e ricordi singolari, ma la magia del racconto coinvolge tutti indistintamente, proteggendo per un instante dall’oscurità del mondo. Una notte che non richiede troppi fronzoli e distrazioni, come sottolinea Velia Chiesa, perché al centro dell’attenzione deve rimanere pur sempre lui: il racconto. Metti un libro nella culla Chi ama leggere sa che non è mai troppo presto per lasciarsi incantare da un libro e mai abbastanza tardi per abbandonarlo. Un bambino per crescere non ha bisogno unicamente di una corretta alimentazione o di un ambiente sano, ma anche del tempo trascorso ad ascoltare, soprattutto se la voce è quella dei genitori e la parola quella delle fiabe. «Diversi studi hanno sottolineato l’importanza di raccontare storie ai bambini fin dalla più tenera età per un migliore sviluppo cognitivo e affettivo», spiega Orazio Dotta. Attraverso la lettura ad alta voce, i genitori scoprono un canale privilegiato di comunicazione, intriso di un’intimità che sfugge al linguaggio consueto. «Quei piccoli gesti rituali, quel concatenarsi di eventi e la magia delle parole rassicurano i bambini e permettono loro di esprimere liberamente emozioni e paure, di affrontare la notte con un pizzico di sicurezza in più», aggiunge Antonella Castelli. Il rito della narrazione diventa così un vero e proprio dialogo con mamma e papà: il sorridersi, il guardarsi, il parlarsi in compagnia di quei personaggi fantastici che diventeranno forse amici inseparabili. Anche dal punto di vista cognitivo la narrazione è fondamentale per lo sviluppo, ricorda Orazio Dotta, «perché da un lato permette ai bambini di ampliare il proprio vocabolario e dall’altro di accrescere le competenze di comprensione del linguaggio scritto e della realtà in cui vivono». Elementi fondamentali in un paese dove un adulto su sei ha gravi difficoltà di lettura e scrittura. «Guai quindi a dire che le favole non servono, che la magia non esiste», conclude Velia Chiesa. «Forse non sarà la notte del racconto a cambiare le abitudini di una vita, ad avvicinare all’ascolto e alla narrazione, ma le storie continuano ad appassionare bambini e adulti». Basta tendere l’orecchio, chiudere gli occhi e la parola magica è li ad aspettarci … C’era una volta una fiaba …
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