Uno studio presentato da Pro Juventute e Credit Suisse si è occupato dei principi sulla paghetta ai figli: in Svizzera le abitudini sono molto differenti tra le regioni linguistiche
Per molti genitori insegnare la dimestichezza con il denaro ai bambini è essenziale per il loro sviluppo, per far sì che i figli già in giovane età siano in grado di usarlo autonomamente. I principi “i soldi non cadono dal cielo”, “non bisogna vivere sopra le proprie condizioni finanziarie” o “non sono tutto nella vita”, i bambini in Svizzera li imparano fin dai primi anni di vita. La paghetta elargita ai propri figli è in questo compito educativo un fattore importante. Su questo tema si è occupato per la prima volta uno studio di Credit Suisse in collaborazione con Pro Juventute. L’indagine si è basata su 14.000 adulti con almeno un figlio tra i cinque e i quattordici anni e ha considerato le diverse regioni linguistiche. Dai risultati dello studio emerge che nove su dieci famiglie ritengono un obiettivo importante l’educazione finanziaria. “C’è un legame tra educazione finanziaria e paghetta” ha osservato Katja Wiesendanger, direttrice di Pro Juventute “solo chi la riceve è in grado di capire l’importanza del denaro”.
In Svizzera i genitori versano la paghetta già presto. La maggior parte dei bambini la riceve per la prima volta tra i sei e i dieci anni. Le somme tipiche di una paghetta sono piuttosto piccole. Mediamente un bambino di cinque anni riceve 5 franchi al mese, a dieci anni 14 franchi, a dodici 23 franchi e a quattordici 48 franchi. I bambini possono disporre liberamente dei soldi dall’età di otto anni, ma la maggior parte non li spende subito per soddisfare i propri desideri e tende a risparmiare in generale per il futuro o per acquistare oggetti come telefonini o computer. La paghetta non è un esercizio di retribuzione e nei due terzi dei casi essa non è legata allo svolgimento di lavori domestici e una revoca della paghetta è raramente imposta come sanzione disciplinare. Sorprendono le differenze tra bambini e bambine. Le bambine ricevono più tardi la paghetta, soprattutto tra i cinque e sette anni, ma con il passare degli anni la differenza si affievolisce e sparisce tra i dodici e quattordici anni. Le bambine non sono solo svantaggiate, anzi. Se ricevono la paghetta tra i nove e tredici anni la somma è superiore in media di 2 franchi al mese a quella dei bambini. Wiesendager consiglia ai genitori di “non anticipare soldi se la paghetta non dovesse bastare”, per permettere ai bambini di convivere con un insuccesso, imparare ad aspettare e a evitare esperienze di indebitamento nel futuro.
Sui principi della paghetta tra le regioni linguistiche emergono invece importanti differenze regionali e dall’indagine emerge un “Röstigraben”. I genitori delle regioni “latine” versano la paghetta più tardi. Nella Romandia solo il 18% dei bambini di sette anni riceve la paghetta contro il 63% della Svizzera tedesca, mentre in Ticino ai figli è riconosciuta la capacità di usare il denaro all’età di otto anni. Nelle regioni tedescofone c’è più rigorosità con i figli, che devono svolgere lavoretti domestici se desiderano anticipi, mentre aiuti supplementari sono più frequenti nelle regioni latine. L’argomento è la familiarizzazione fin da piccoli con i debiti. La somma della paghetta è identica nelle regioni fino all’età di otto anni, ma aumenta più marcatamente nella Svizzera tedesca nel passaggio alle scuole medie. Più generosi i genitori stranieri con lo stesso reddito degli svizzeri: il 40% darebbe secondo la loro valutazione più di 20 franchi al mese a un bambino di dieci anni (media 14 franchi). L’importanza della dimestichezza con il denaro varia tra i genitori con differenti mezzi finanziari. Per le famiglie con un reddito basso (meno di 50.000 franchi l’anno) l’educazione finanziaria ha più peso rispetto a chi ha un reddito superiore ai 200.000 franchi. Per le famiglie con redditi alti, nell’educazione, l’obiettivo più importante riguarda la “disponibilità al rendimento” dei figli.
G.S.