Mentre la protesta dei trattori in Italia si sposta a Sanremo e nella capitale italiana, i contadini in Svizzera non restano indietro e lanciano una petizione per chiedere maggiori misure a livello politico e di mercato
Prosegue senza sosta la protesta degli agricoltori e allevatori italiani che oltre Roma, puntano dritto su Sanremo, la kermesse musicale al centro dell’attenzione pubblica per tutta la settimana. È il palco dell’Ariston il luogo dove i manifestanti vogliono gridare la loro protesta e le loro richieste. Una prima decina di trattori ha raggiunto Sanremo per chiedere di avere visibilità durante la serata del Festival di venerdì sera, ma pare che fino adesso sia stata concessa la lettura di un comunicato da parte del conduttore, Amadeus, che però non accontenta i manifestanti: “Non accettiamo le ultime informazioni avute tramite i media sulla volontà della Rai di far leggere un messaggio al conduttore Amadeus sul palco di Sanremo” ha detto però Raffaele Cavaliere, portavoce del gruppo Riscatto Agricolo, che tra l’altro contesta anche la firma non confermata del comunicato che sarà letto durante lo spettacolo. Per il movimento “far salire sul palco una delegazione di agricoltori riteniamo sia l’unica soluzione accettabile per dare il giusto significato alla grave crisi che l’agricoltura sta vivendo, viste le accorate manifestazioni che da settimane stanno colpendo l’Europa intera e l’Italia da nord a sud. Rinnoviamo, pertanto, la richiesta di contatto urgente con la Direzione della Rai, nonché con il direttore artistico e conduttore Amadeus, di un incontro per spiegare meglio i motivi della nostra azione, delle nostre proposte e delle nostre rivendicazioni”, conclude il portavoce di Riscatto agricolo. Così c’è fermento per quello che accadrà questa sera sul palco più famoso della musica italiana.
Per cosa protesta il mondo agricolo
La protesta del mondo agricolo ormai conosciuta come “protesta dei trattori” non è un fenomeno solamente italiano ma si è diffuso a macchia d’olio in diversi Paesi europei come Germania, Grecia, Francia e Romania. Le richieste, ognuna nella propria singolarità, sono compatte per determinati punti, come per esempio l’aumento dei costi degli standard di qualità imposti dalla politica agricola dell’Ue; la competizione impari dei Paesi terzi privati dei dazi (come l’Ucraina); l’esiguo guadagno dei produttori agricoli rispetto alla maggior parte dei guadagni che va alla distribuzione.
È di poche ore la notizia che il governo Meloni voglia inserire l’esenzione IRPEF in vigore sul settore agricolo e altre misure, che dovrebbero arrivare in Parlamento la prossima settimana con il decreto Milleproroghe. Ma si vocifera anche che queste esenzioni dovrebbero avere una durata di circa sei mesi.
In movimento anche i trattori svizzeri
Anche se con meno clamori, pure i trattori svizzeri hanno voluto far sentire la propria protesta in alcune città della Confederazione. Alcune proteste si sono avute a Ginevra, Basilea, nel Canton Argovia, Soletta e anche in Ticino dove, insieme ai trattori, altro elemento simbolo della protesta svizzera sono stati gli stivali lasciati pendere su alcuni cartelli stradali rovesciati.
Con le dovute differenze, anche in Svizzera gli agricoltori sono mossi da delle richieste che si possono allineare a quelle del mondo agricolo in protesta in tutta Europa: viene chiesto un maggiore riconoscimento del lavoro agricolo e quindi un prezzo più equo dei prodotti, ma anche meno burocrazia. In modo particolare è la situazione economica a gravare sulle società agricole svizzere, dove 17 franchi l’ora sono ormai un guadagno esiguo. Non a caso, i dati presentati nella conferenza stampa di inizio anno dell’Unione Svizzera dei Contadini mostrano un quadro economico allarmante con il reddito diminuito in un solo anno di molti punti percentuali (4,1% in pianura, del 10,4% in collina e del 6,8% in montagna). Sulla situazione grava anche l’aumento dei costi di produzione e dei fattori produttivi. Ma ci sono anche delle differenze sostanziali tra le proteste del mondo agricolo svizzero e quelle oltre frontiera che non possono non essere prese in considerazione, come per esempio il problema del cosiddetto “turismo degli acquisti”, ovvero degli acquisti fatti nei Paesi di confine favoriti anche dal Franco forte, che di contro indebolisce la produzione nazionale.
Così, oltre ad unirsi alla marcia dei trattori con delle proteste sparse, l’Unione Svizzera dei Contadini ha lanciato una petizione (https://act.campax.org/petitions/richieste-dell-agricoltura) per chiedere oltre ad un maggior apprezzamento dei compiti dell’agricoltura, anche che vengano prese delle misure sia a livello politico che a livello di mercato.