Obiettivo: promuovere una discussione aperta fra medici, pazienti e pubblico. Vediamo quali sono i trattamenti da evitare, due riguardano nello specifico gli anziani
Dopo aver seguito un’iniziativa lanciata negli USA, dove dei medici hanno promosso la discussione aperta sul tema dell’eccesso di prestazioni mediche tramite la presentazione di “Liste Top-5”, già due anni fa la Società Svizzera di Medicina Interna Generale SSMIG ha lanciato la campagna “smarter medicine”. Degli esperti hanno realizzato una propria lista Top-5 che è stata pubblicata nel maggio del 2014.
“Adesso è giunto il momento di approfondire ed estendere il tema. Un eccesso di prestazioni mediche senza alcun vantaggio per i pazienti si riscontra in tutte le specialità, in ambito ambulatoriale e stazionario”, dichiara nell’introduzione alla lista il Prof. Dr. med. Jean-Michel Gaspoz Co-Presidente della Società Svizzera di Medicina Interna Generale (SSMIG).
Inoltre “dobbiamo raggiungere e sensibilizzare anche tutte le altre categorie delle professioni mediche, in modo che tirino il carro nella stessa direzione dei medici. Così, tutti insieme, possiamo rendere la medicina un po’ più ‘smart’ – per il bene dei nostri pazienti.
La SSMIG informa che un gruppo di esperti sotto la guida del Prof. Dr. med. Christoph A. Meier ha sviluppato con un procedimento su vasta scala una nuova lista Top-5 per il settore stazionario. Sono raccomandazioni per gli internisti che a volte curano malati polipatologici gravi. In questi casi si pone con particolare evidenza la questione del rapporto fra eccesso di cure mediche e limitazione della qualità di vita. E, secondo quanto dichiara la SSMIG, in considerazione dell’elevata aspettativa di vita in Svizzera, il tema ha una grande rilevanza non solo dal punto di vista medico ma anche da quello sociale.
La lista Top-5
La prima lista pubblicata dalla SSMIG riguarda i cinque trattamenti settore stazionario da evitare.
Tra questi troviamo
1. Non praticare prelievi di sangue a intervalli regolari (p.e. giornalieri) o esami di routine, radiologici, senza un quesito clinico specifico.
La SSMIG spiega come “molte indagini diagnostiche si prescrivono a intervalli regolari (a volte giornalieri). La realizzazione di test nell’ambito di routine diagnostiche, può fornire risultati potenzialmente nocivi e può avere un effetto nefasto sulla presa in carico del paziente aumentando nel contempo i costi della salute”.
2. Non posare o lasciare in sede cateteri vescicali solo per comfort o sorveglianza in pazienti non critici.
“Le infezioni delle vie urinarie secondarie alla posa di cateteri vescicali sono le infezioni più frequenti riscontrate nelle unità di cura”, spiega la SSMIG. Per questo “l’utilizzo di cateteri vescicali in caso di incontinenza o per motivi di comodità e senza indicazione della durata, aumenta la probabilità di infezione ed è accompagnato da un’elevata mortalità così come da un aumento dei costi”.
3. Non immettere più della quantità minima di concentrati eritrocitari necessaria per contenere i sintomi anemici o per raggiungere un valore sicuro di emoglobina.
Secondo la SSMIG trasfusioni inutili generano costi aggiuntivi e comportano rischi per i pazienti senza prospettive di beneficio significative.
4. Non lasciare allettate le persone anziane durante la degenza in ospedale. Obiettivi terapeutici individuali dovrebbero essere stabiliti in funzione dei valori e delle preferenze del paziente.
“Il 65% delle persone anziane, che inizialmente erano in grado di camminare, sono a rischio di perdere la loro autonomia durante la degenza in ospedale”, dichiara la SSMIG. Inoltre “la permanenza a letto e la mobilità limitata (come nel caso di spostamenti limitati al raggio letto-poltrona) durante la degenza in ospedale, causano decondizionamento e sono fattori chiave nella perdita di autonomia degli anziani ricoverati. Le persone anziane che sono riuscite a mantenere la propria mobilità durante la degenza, possono essere dimesse prima, sono più autonome, conservano una migliore indipendenza nella vita quotidiana e beneficiano di una convalescenza più breve dopo un intervento chirurgico”.
5. Non utilizzare o prescrivere benzodiazepine o altri calmanti e ipnotici alle persone anziane come terapia di prima scelta dell’insonnia, degli stati di agitazione e delirio.
Secondo la SSMIG “ampi studi dimostrano che il rischio d’incidenti stradali, cadute, fratture del femore, ospedalizzazioni e mortalità raddoppia nelle persone anziane trattate con benzodiazepine o altri calmanti e sonniferi”.