Elezioni europee del 26 maggio
Ho partecipato difendendo il mio onore e la mia dignità
Sono alla fine della scalata alla vetta ove ho sognato di scorgere le due bandiere: il tricolore della Patria italiana e il blu stellato dell’Unione a indicare gli ideali di unità, solidarietà e armonia tra i popoli d’Europa.
Una scalata in solitaria nel mezzo della tempesta di una primavera che tarda a mostrare la gioia della natura che si risveglia dal lungo sonno invernale.
Già, in solitaria. Candidato da un partito che ha talvolta smarrito il senso di appartenenza ad un destino comune di impegno e lotta per i più deboli, per quelli che hanno bisogno, per i loro diritti, per dare un senso alle loro speranze di più giustizia e pari dignità tra i cittadini della nostra Italia e dell’Unione a cui guardiamo con immutata fiducia in un destino comune nel corso dei decenni e dei secoli a venire. Amo questo Partito come me stesso, consapevole che, al di là dei suoi limiti, rimane l‘unica forza composta da uomini e donne, giovani e anziani in grado di reggere la sfida della convivenza solidale e umana tra i cittadini che vivono il tempo che viviamo.
Ed è perciò ancora più accentuata l’amarezza con cui ho vissuto questa ennesima e straordinaria “campagna elettorale” per il rinnovo del parlamento europeo.
La percezione, girando per città e villaggi di Lombardia, Piemonte e Liguria, di un vuoto che sa di disimpegno da un appuntamento elettorale di straordinaria importanza per la costruzione di una nuova Europa liberata dai lacci e laccioli che l’hanno imprigionata in questi ultimi anni.
Guai a noi se perderemo la consapevolezza dello storico ruolo che l’Europa è chiamata a svolgere nel contesto globale.
L’Europa ricca delle sue tante culture, sopravvissute alla crisi peggiore che ha investito l’occidente evidenziando i limiti di subalternità di alcune ricette fallimentari che guardano al novecento delle piccole patrie in lotta tra loro.
Ma quello sarebbe un errore drammatico perché non esiste soluzione per i problemi aperti, non si batte il terrorismo che si riaffaccia con il suo carico di odio e violenza, fuori da una unità e cooperazione europea, dal dialogo interreligioso ispirato da principi di pari dignità e laicità. In questa campagna elettorale ho potuto vivere il confronto tra due visioni dell’Europa. Ho cercato di restituire passione e il senso di una battaglia sui valoro fondamentali a partire dalla pace e dal rispetto della dignità di ogni persona.
La bussola per un programma di rinnovamento civile e morale dell’Italia e per una nuova Europa, c’è e vive negli articoli uno, due e tre della costituzione repubblicana e nella “carta dei diritti fondamentali dell’Unione”: il lavoro, la partecipazione e la rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono l’effettiva uguaglianza di opportunità e l’accesso ai beni essenziali per ogni cittadino.
Sono temi che rimettono in primo piano l’Europa e quel parlamento che ci apprestiamo ad eleggere. Una riforma federalista che coinvolga città, regioni, lo stato centrale, l’Europa.
Con al centro i diritti umani, sociali e civili e i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Ciò che ho potuto constatare, nella scalata alla vetta, è la sfida tra chi diffonde paure e grida più forte, e noi, uomini e donne che credono ancora in un processo positivo di cambiamento.
Ho notato il profilarsi di tre distinte visioni sull’Europa del futuro.
Una è quella propugnata dagli autocrati nazionalisti. È la via della distruzione. Distruggiamo l’Europa, mandiamola in frantumi. Una terribile prospettiva il ritorno agli stati nazionali che si sono combattuti e distrutti nelle due guerre mondiali del novecento contrassegnate da immani fenomeni di genocidio etnico, religioso e razziale. Da un lato, quindi, quelli che vogliono distruggere l’Europa, dall’altro quelli che vogliono congelarla nell’immobilismo attuale. Non funzionerà poiché il mondo cambia rapidamente e se non cambiamo con lui finiremo per non essere più necessari e protagonisti per i nostri cittadini. Lottare per una nuova Europa, più unita e in grado di reggere la sfida globale è la sfida dell’oggi è il compito del parlamento che verrà.
È nell’abbracciare il futuro che i cittadini europei rimangono fedeli alle loro origini impegnandosi per l’avvenire dei loro figli e rendendo omaggio ai nonni che hanno lavorato per realizzare una società migliore nel solco dell’Unione europea annunciata dai padri fondatori.