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23 April 2024
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STORIE di Gianni Farina

Auguri a tutte e tutti per l’anno che verrà

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Mi accoglie, come sempre sorridente e altero, lui, l’angelo di chi ha bisogno e bussa alle porte dei suoi uffici in cerca di un conforto, un consiglio, un aiuto modesto e, talvolta, un piatto di profumati spaghetti, amorevolmente preparati dalle sue collaboratrici con le quali condivide l’impegno quotidiano da orami un trentennio.

Erano giovani, entusiasti, belli, con l’eterno sorriso e lo sguardo innamorato della vita e di quello che trasmettono: gioia, serenità, fiducia, solidarietà senza aggettivi.

Qualche scambio affettuoso per poi trasferirci nella sede addobbata per i messaggi natalizi, che troveranno nell’Epifania del sei gennaio, il momento, un po’ mesto, per la verità, di un arrivederci alle prossime festività.

Mi riprometto di invitarli tutti al ristorante nelle vicinanze della Cattedrale di Notre Dame.

Nel solito viaggio in treno verso Strasburgo, avevo persino scritto qualche riga di ringraziamento per l’attaccamento e l’amicizia alla mia persona, per come mi hanno seguito e seguono nel corso di un oramai lungo impegno sociale e politico, in terra di Francia, in Svizzera e altrove.

Niente da fare.

Il ristorante è il loro luogo di lavoro, ricco di un cucinino che ne ha viste di cotte e di crude.

Come quel vecchio dalla barba incolta, avvolto in un giaccone sdrucito dal tempo, che osservo uscire sulla strada in mano un profumato cartoccio di non so quale benevolo pensiero. Un abbraccio a tutti. Un pranzo meraviglioso nella sua semplicità: il buon vino della terra di Angelo, i gnocchi di Maria, il sugo di Paola, la baguette del panetterie accanto, l’immancabile grappino ad accompagnare il caffè, tanto carico da provocarmi un brivido di improvviso sudore.

Ci incamminiamo verso la cattedrale tra una fiumana di persone in visita ai mercatini natalizi. Superati gli spietati controlli, simbolo di un tempo difficile, entriamo nella navata, la cui solennità e rafforzata dalla penombra a mala pena rischiarata dalla fioca luce delle candele. Il presepe, l’orologio ad indicarci il breve tempo della vita.

Usciamo all’aperto. Sono commosso e un po’ triste.

Poco più in là, accovacciati sui cartoni nell’androne che chiude la scalinata, avvolti in qualche coperta avuta forse in dono dai negozianti della Piazza attigua, un gruppo di poverelli chiede comprensione e solidarietà ai passanti.

Chi dimostra cuore. Chi inverte il percorso per non intrecciare il loro sguardo.

Rappresentano tanta parte dell’ umanità che ha perduto la sfida.

A loro dobbiamo pensare nei giorni che verranno.

Il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, ha sciolto le camere chiamando gli italiani a rinnovare il parlamento nella prossima consultazione popolare del 4 marzo 2018.

Dico a ognuno: riflettete, fermatevi! Pensate a chi ha bisogno! Perché non si tramuti  la “Campagna elettorale”, non ancora iniziata, in una rissa di tutti contro tutti, che porterebbe ulteriore discredito alla politica, allontanando milioni di elettori ed elettrici indignati da un tale spettacolo. Nel giro in Francia e Germania, accompagnato da chi ha fatto, della crescita culturale e civile del mondo dell’emigrazione il senso della sua vita, ho trovato tante persone disposte ad impegnarsi perché si affermi un alto e nuovo pensiero del fare politica e mettersi al servizio della comunità nazionale.

Abbiamo bisogno di forze democratiche e tranquille nate per unire le migliori tradizioni riformiste e progressiste del nostro paese nel nome della Democrazia e del progresso sociale, civile e umano della nostra Patria italiana.

Esse vivranno se rimarranno ancorate ai valori fissati nella Costituzione repubblicana: lavoro, libertà, uguaglianza, partecipazione democratica, pluralismo e rispetto delle diverse culture di cui è ricco il nostro popolo.

Per fare in modo che il confronto avvenga sui contenuti, sia rispettoso della dignità di ognuno. Per il rispetto che si deve ai milioni di cittadini italiani, in Svizzera, in Europa e nel mondo, che attendono, dai loro rappresentanti, parole di verità all’altezza del patrimonio civile, democratico e umano che essi rappresentano.

Il Presidente, Sergio Mattarella, ha usato parole semplici nella loro solennità per farci gli auguri di un felice 2018.

Grazie, Presidente! Auguri a te: di successo per l’alto compito di guida morale e umana della nostra Italia, e auguri a tutti voi per l’anno che verrà.

Anch’io, se godrò della vostra fiducia, continuerò l’impegno in parlamento per una Italia più umana, progredita, migliore

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