Nei giorni scorsi si è svolto al Campus Universitario SUPSI di Lugano-Viganello il “Convegno sulla sfida demografica: il malessere del Canton Ticino”, organizzato da Coscienza Svizzera (coscienzasvizzera.ch).
Coscienza Svizzera, è opportuno ricordarlo, è un gruppo di riflessione apartitico che studia il senso civico svizzero e promuove la tutela delle diverse identità, lingue e culture presenti nella confederazione. Quale unica rappresentante dell’associazionismo civico della Svizzera italiana, riconosciuta dal Consiglio federale, è membro del Forum Helveticum, l’organizzazione mantello che raggruppa le associazioni civiche di tutta la Svizzera.
Il recente incontro ticinese ha focalizzato alcuni dei temi che da tempo impegnano la cronaca cantonale: bassa natalità, sviluppo del frontalierato, livelli salariali inferiori alla media nazionale, emigrazione di giovani formati, avviano una sequenza di ulteriori problematiche le quali, come portano la coscienza sociale ticinese ad interrogarsi sul futuro, parimenti hanno vivacizzato anche il dibattito degli studiosi intervenuti e di cui sintetizziamo le conclusioni.
Sara Carnazzi Weber, responsabile della ricerca presso Credit Suisse e relatrice del gruppo di “Territorio ed urbanizzazione”, pur riconoscendo la presenza difficoltà, ha tuttavia osservato che la macro-area ticinese al momento sembra attraversata da un malessere e non un declino. In particolare, dopo la emergenza sanitaria, il telelavoro dovrebbe favorire le periferie così come incentivare politiche economiche propizie a nuovi modelli aziendali.
La creazione di centri di eccellenza e lo sviluppo di una imprenditoria dinamica si evidenzia come un filone da sviluppare, ha proseguito Elio Venturelli, già responsabile dell’Ufficio di Statistica del Cantone Ticino, portavoce per il gruppo di lavoro “Giovani: fuga di cervelli dal Ticino?”.
Queste istanze propiziano anche l’arrivo di nuova manodopera: Rosita Fibbi, accademica presso la Università di Neuchâtel, e relatrice del gruppo “Immigrazione”, ha infatti aggiunto che nell’odierna epoca globalizzata, la mobilità è attratta da condizioni quadro che agiscono modo interdipendente, concorrenziale, integrato, in regime di mercato libero: sono quindi benvenute politiche che attraggano l’insediamento delle famiglie oltre che degli individui.
A livello intergenerazionale, ha quindi precisato il gruppo “Anziani, mortalità ed invecchiamento” tramite il portavoce Stefano Cavalli, docente SUPSI, è necessario aggiornare il concetto di persona anziana, anzi valorizzarne le competenze e soprattutto la presenza anche in termini di mercato.
Si conferma urgente, ha proseguito Francesco Giudici dell’Ufficio di statistica cantonale per il gruppo “Famiglia, natalità, rapporti intergenerazionali”, ricordare che ad un calo della natalità corrisponde un onere di prestazioni sociali cui agli anziani hanno comunque diritto.
Questo esame chiama in causa la situazione occupazionale, ha evidenziato per il gruppo “Mercato del lavoro e frontalieri” Sigfried Alberton, docente presso la Scuola universitaria federale per la formazione professionale: produzione e digitalizzazione dovrebbero conciliare e porsi al servizio delle nuove generazioni e della silver economy, degli anziani, ed interagire propiziando un generale ripensamento dei comportamenti e delle comuni aspettative socio-economiche.
A queste considerazioni, forse non per caso, è stata abbinata la testimonianza di un cantone, quello di Neuchâtel, al Ticino simile nei problemi ma differente nelle soluzioni. Presupposto al recupero della attrattività di una regione, ha osservato Roland Nötzel, delegato alla domiciliazione del Canton Neuchâtel, è una volontà politica che superi le divergenze, si rivolga al medio/lungo termine, sia propiziatrice di un partenariato fra pubblico e privato, ma soprattutto venga ispirata dal basso, che elevi cittadini e media al ruolo di ambasciatori, di testimonial, del proprio territorio.
Agli studiosi, alla società civile, così come anche alle autorità amministrative ora dunque non resta che prendere atto della nuova realtà, delle prospettive che si aprono, ma soprattutto attivarsi con lungimiranza affinché diseguaglianze e squilibri non diventino critiche per il futuro del territorio svizzero-italiano.
di A.G.-N.T.