Nella sua visita a Bruxelles, la presidente della Confederazione Doris Leuthard “sblocca” i dossier fermi. L’Ue preme per l’accordo istituzionale
Le relazioni tra la Svizzera e l’Unione Europea (UE) dovrebbero di nuovo normalizzarsi entro la fine del 2017. “Tutti i dossier negoziabili sono stati sbloccati, da adesso si tornerà a trattare” ha annunciato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker dopo la visita di Doris Leuthard a Bruxelles, “ma i successi nei dossier più importanti saranno legati ai successi dell’accordo istituzionale”, quello che dovrebbe garantire la via bilaterale del futuro e regolare nuovamente i rapporti tra Svizzera e Ue. Concretamente, la legislazione svizzera dovrà essere all’unisono con quella dell’Ue, quando gli accordi permetteranno alla Svizzera l’accesso al mercato Ue.
Doris Leuthard ha affermato che “abbiamo concordato la ripresa delle discussioni a livello tecnico in alcuni settori” aggiungendo che “anche il Consiglio federale vuole raggiungere l’accordo istituzionale, ma non a ogni costo e vuole avere dei risultati su altri dossier”. La Svizzera discuterà, ma decisiva è “la qualità del risultato e non una tabella di marcia artificiosa”. La presidente della Confederazione chiede all’Ue di sbloccare concretamente alcuni degli accordi già esistenti, ad esempio gli ostacoli tecnici al commercio. Entrambe le parti hanno ancora molto da dirsi, le differenze restano tante e i tempi per il raggiungimento dell’accordo istituzionale potrebbero allungarsi e senza il quale non ci sono le condizioni per nuovi accordi bilaterali.
Si tratta di timidi segnali di disgelo. Dopo l’attuazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, che ha salvaguardato la libera circolazione delle persone, l’Ue non ha riaperto i dossier svizzeri, senza una conferma ufficiale sul perché. Non c’è mai stata chiarezza sul motivo, ma sullo sfondo, si sospetta uno strumento di pressione dell’Ue per il negoziato sull’accordo istituzionale. Nell’incontro a Bruxelles, Doris Leuthard non ha ottenuto lo sblocco dei dodici dossier specifici, bensì solo il riavvio delle discussioni. Nelle prossime settimane s’intensificheranno i contatti tra le parti per eliminare le molte divergenze sull’accordo istituzionale. La questione principale riguarda chi deciderà tra Svizzera e Ue nei casi di vertenza giudiziaria: sarà in generale la Corte di giustizia europea (la proposta Ue) o le vertenze saranno concordate tra Berna e Bruxelles. La Svizzera ha come strumento di contropressione è il contributo finanziario alla coesione per lo sviluppo dei paesi dell’Europa dell’est, ma che Berna non ha fretta di versare. Nei rapporti tra Svizzera e Ue qualcosa si è mosso, anche se non c’è ancora la grande apertura. Dovesse giungere un’intesa sull’accordo istituzionale fino alla fine dell’anno, per il Consiglio federale i problemi si sposteranno sulla politica interna. Un accordo istituzionale con l’Ue avrebbe difficoltà a trovare una maggioranza del popolo svizzero. I progressi a Bruxelles non hanno riscontrato il favore dei partiti borghesi e di destra e solo il PS ha mandato segnali positivi.
Gaetano Scopelliti