Il Consiglio federale ha avviato la procedura di consultazione di tre progetti con l’obiettivo di ridurre drasticamente le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030
La Svizzera, in quanto paese alpino, è particolarmente esposta ai cambiamenti climatici. Da quando esistono le misurazioni (dal 1864) l’incremento delle temperature in Svizzera è stato pari a 1.9 gradi centigradi. In media quelle globali sono salite di 0.85 gradi. Una rapida riduzione delle emissioni è dunque di enorme interesse per la Svizzera, molto attiva per una politica climatica di successo. Le emissioni generate dal consumo di carburanti fossili in Svizzera sono lo 0.1%, 41 tonnellate, a livello mondiale, con la Cina al primo posto che ne genera 9.680.
Il Consiglio federale ha avviato la scorsa settimana la consultazione sulla futura politica climatica. L’obiettivo del governo è di ridurre entro il 2030 le emissioni di CO2 a effetto serra del 50% rispetto ai livelli del 1990. La strategia si basa su tre progetti: l’approvazione dell’Accordo di Parigi sul clima, la revisione totale della legge sul CO2 e l’accordo con l’Ue sul collegamento dei sistemi di scambio di quote. La procedura di consultazione si terminerà entro il 30 novembre.
I valori di riferimento sulla riduzione erano già stati prefissi alla COP21 di Parigi nello scorso dicembre, con lo storico accordo che persegue l’obiettivo di limitare a 2 gradi centigradi l’aumento della temperatura terrestre rispetto all’era preindustriale. L’accordo impegna 55 stati ad adottare provvedimenti per la riduzione ed entrerà in vigore non appena tutti lo avranno ratificato. “La Svizzera vuole essere tra i primi paesi a ratificare l’intesa”, ha detto la ministra dell’ambiente Doris Leuthard. Il Parlamento dovrebbe approvare l’accordo entro l’estate 2017. Per rispettare gli impegni di Parigi si procederà a una revisione totale della legge sul CO2 con lo scopo di sostenere la Strategia energetica 2050, coerente con il sistema d’incentivazione nel settore del clima e dell’energia.
Il Consiglio federale punta su misure per ridurre le emissioni di CO2 nei trasporti, nelle costruzioni, nell’industria e nell’agricoltura, adottando obiettivi intermedi per verificare i provvedimenti e gli strumenti dell’attuale legge sul CO2, rafforzandoli se sarà indispensabile. “È importante che l’urto della politica climatica del Governo non pesi sull’economia”, ha spiegato la strategia del Governo la Leuthard. I programmi di cooperazione con l’industria, ad esempio, funzionano e le emissioni sono state già ridotte. Lo stesso vale per l’agricoltura, il cui contributo alla riduzione avverrà attraverso la politica agricola. Al centro del progetto c’è la rinuncia alle energie fossili. Dunque serve energia proveniente da altre fonti, concretamente significa passare a quelle rinnovabili entro il 2050. Il progetto non è ancora in Parlamento, ma già divide. Le organizzazioni non governative elvetiche, raggruppate nell’Alleanza climatica svizzera, criticano il governo che non mantiene le promesse. L’alleanza avanza anche le proprie proposte, come l’introduzione di una tassa sul CO2 anche sulla benzina. Inoltre c’è la questione nucleare sulla quale i cittadini svizzeri si esprimeranno il 27 novembre votando l’iniziativa dei Verdi che chiede un abbandono pianificato dell’energia nucleare. “Il Governo è contrario all’iniziativa perché ci vuole più tempo per uscire dal nucleare”, ha detto Leuthard, “le energie rinnovabili non sono ancora a disposizione”. Dunque è meglio un’uscita pianificata dal nucleare insieme a una progressiva riduzione dei consumi e a un aumento delle energie rinnovabili.
Il terzo progetto in consultazione è collegare il sistema di scambio di quote di emissioni svizzero a quello europeo, accordo firmato a inizio anno da Berna e Bruxelles. L’intesa permette il riconoscimento reciproco dei diritti di emissioni svizzeri ed europei e concede ai gestori svizzeri di negoziare diritti di emissione sul mercato europeo, molto più vasto e con maggiore liquidità.
Gaetano Scopelliti