Daniele Vicari curerà l’adattamento televisivo del libro di Carlo Bonini ‘Il corpo del reato’, che racconta la vicenda del geometra morto nel 2009
La casa di produzione Fandango di Domenico Procacci ha comunicato di aver acquisito i diritti per l’adattamento cinematografico-televisivo del libro di Carlo Bonini ‘Il Corpo Del Reato’ che racconta la tremenda e ingiustificabile vicenda vissuta da Stefano Cucchi (il geometra morto nel 2009 nella struttura di medicina protetta dell’ospedale Sandro Pertini di Roma), e dalla sua famiglia, senza tralasciare alcun aspetto: dalla morte di Stefano, al processo, passando per l’inchiesta bis, il libro di Bonini arriva fino agli ultimi clamorosi sviluppi, con il rinvio a giudizio per omicidio preterintenzionale e abuso di autorità nei confronti di 5 carabinieri.
Anche la serie tv ripercorrerà l’intero iter processuale della vicenda, portando sul piccolo schermo una delle pagine più oscure e controverse della cronaca italiana. Dopo anni di inchieste, indagini, esami, perizie, tutto l’iter processuale del caso diventa quindi materia di studio per gli autori della fiction. Lo stesso produttore Procacci, sottolineando la delicatezza dell’intera vicenda, tiene a sottolineare: “Stiamo lavorando ad un progetto di serie tv.
Il broadcaster non è ancora definito, ma intanto è iniziato il lavoro di scrittura che vede coinvolto lo stesso Bonini insieme a Daniele Vicari, Laura Paolucci ed Emanuele Scaringi, lo stesso gruppo di scrittura di ‘Diaz’. A Daniele Vicari, con cui lavoriamo sin dal suo esordio, verrà affidata la regia”. Com’è noto, il 15 ottobre del 2009, Stefano Cucchi venne arrestato per essere stato trovato in possesso di alcuni grammi di hashish.
Durante la custodia cautelare, una settimana dopo, il ragazzo fu ritrovato morto in circostanze poco chiare: sul suo corpo erano inoltre presenti traumi e contusioni di una certa entità.
Favorevoli i commenti di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano che negli anni si è molto battuta perché sulla vicenda fosse fatta luce: “Ho imparato che qualunque mezzo che possa consentire che si parli di questa vicenda, e di tutte le altre tramite questa, è importante. Ho capito sin da subito in questa vicenda l’importanza del ruolo dei mezzi di informazione.
Tutto ciò che fa in modo che se ne parli serve, perché ci sono famiglie che non sono nessuno, si trovano senza strumenti e rischiano di vedere le loro storie sotterrate. Se scende il silenzio siamo finiti. Se avessimo una giustizia davvero giusta funzionerebbe da sola, senza che le famiglie si debbano mettere in gioco in prima persona, ma purtroppo non sempre funziona così.
Ci sono voluti sette anni, il procuratore è cambiato, è arrivato Pignatone e anche quella è stata una svolta; serviva qualcuno che arrivasse a lottare insieme a noi. Sicuramente la procura di Roma ha fatto un lavoro enorme per inchiodare i responsabili. Oggi siamo di fronte ad uno scenario inquietante con indagati che raccontano più verità, da una parte la verità ufficiale e dall’altra quanto si sono divertiti a picchiare”.
Da quando Stefano è morto la sua famiglia ha lottato per anni perchè venisse fatta chiarezza sulle circostanze della morte del ragazzo e proprio grazie all’attivismo della famiglia ed in particolare della sorella Ilaria, la vicenda ha avuto una grossa risonanza sull’opinione pubblica, tanto da essere già stata tema di un documentario “148 Stefano mostri dell’inerzia” di Maurizio Cartolano, sponsorizzato da Amnesty International e Articolo 21, e presentato al Festival del cinema di Roma. Sempre sulla vicenda Cucchi anche i saggi-inchiesta ‘Malapolizia’ di Adriano Chiarelli e ‘Operazione Alzheimer’ di Andrea Tripepi.
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