Gli ultimi attentati di Istanbul e di Dacca sono rivelatrici di impotenza degli organismi internazionali preposti a garantire gli equilibri nel pianeta. Le Nazioni, che per storia e tradizione, dovrebbero essere protagoniste di iniziative che disinnescano potenziali esplosivi, si rinserranno nel recinto dei loro interessi. La seconda guerra mondiale, sconfiggendo il nazi-fascismo, aveva tracciato un’ordine mondiale dando origine a nuove nazioni e avviato il processo di disintegrazione degli imperialismi coloniali dell’800-‘900. La contrapposizione fra i blocchi est-ovest, la guerra fredda, hanno garantito un equilibrio forzoso sotto la minaccia della dissoluzione totale. Oggi le due superpotenze (USA e URSS) non sono più tali. Nuovi protagonismi si affermano sotto la spinta di interessi economici e di ritornanti lacerazioni. Le sfere di influenza dei due “dominus” della metà del secolo scorso si sono attenuate. Si impongono progetti dove la finanza prevale.
Non ci sono antagonismi ideologici fra i difensori di principi e valori diversi, ma meccanismi finanziari ed economici che determinano il corso degli eventi. Tutto si appiattisce, vengono meno riferimenti valoriali sostituiti da disvalori in cui la difesa della Vita cede. Il fenomeno degli immigrati che fuggono dalla povertà e dalle devastazioni, con il carico di insopportabili ecatombe, sono eloquenti! Si fanno i conti con i paesi emergenti, con le nuove ricchezze e le sempre vaste sacche di povertà. La violenza, le guerre, il terrorismo senza limiti spaziano e affondano aneliti di pace e di civiltà. È come se la storia ritornasse a ritroso e disegni di dominio, inappagati e repressi, trovassero le ragioni di una rivalsa. Scompare la politica.
Chi dovrebbe assicurare sicuri punti di riferimento nella unità non lascia traccia e i Paesi europei soggiacciono a spinte centrifughe. Tutto viene sostituito dalla globalizzazione dell’economia che rende forti Paesi forti ma crea vasti vuoti culturali e morali. I governi, i parlamenti perdono autorevolezza. Vi sono altri centri decisionali: le cordate finanziarie-massoniche prevalgono sui popoli e sulle loro rappresentanze democratiche. Gli egoismi sono affreschi di una stagione di scomposizione etica in cui non c’è più anima ma solo conti e convenienze di settori sempre più attrezzati. Questa analisi riguarda anche il nostro Paese e il suo governo che non c’è come espressione di autentica volontà popolare. E allora? Evitiamo dopo le stragi le soliti espressioni sempre meno originali e sempre più ripetitive. Infatti, dopo, tutto ritorna nella normalità di un’indolenza senza sentimento e senza umanità. Ci aspettiamo che gli organismi internazionali assumano iniziative credibili e che i Paesi “civili” siano all’altezza di quella storia a cui continuamente si richiamano.
M.Tassone
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