Ancora minacce tra le due Coree. Quella del Sud pretende le scuse ufficiali dal Nord, accusato di aver silurato una corvetta e di aver provocato la morte di 46 soldati. Ma le scuse non bastano. Dopo le prime dichiarazioni, nelle quali è stato affermato che ci saranno “risposte ferme”, la Corea del Sud ha investito l’Onu della questione e nello stesso tempo ha approvato delle sanzioni, congelando i rapporti economici con il Nord (tra le due Coree c’è uno scambio commerciale di un miliardo e settecento milioni) e stabilendo il divieto di utilizzare le acque territoriali del Sud.
Gli osservatori internazionali affermano che l’interesse del Sud è quello di inserire un cuneo tra la nomenklatura del Nord ed operare per la caduta del regime, ma se questo è l’obiettivo, lo è a lungo termine, non nell’immediato. Non è interesse del Sud far crollare il regime in poco tempo, non perché non lo voglia, ma perché in quel caso ci sarebbe un esodo dal Nord al Sud con conseguenze pesanti sull’economia e sulle condizioni di vita dei cittadini.
Insomma, la riunificazione della Germania insegna: mettere insieme due Paesi di cui uno è “avanzato” economicamente e l’altro è “arretrato” può significare degli scombussolamenti e dei costi dalle conseguenze imprevedibili.
Ecco perché, forse non ha torto chi ritiene che è interesse della Corea del Sud tenere alta la tensione, ma senza arrivare al conflitto.
La guerra, però, non è minacciata dal Sud, ma dal Nord, che ha mobilitato le frontiere e che forse non esiterebbe ad attuarla se ci sarà un casus belli, ossia una ritorsione per il siluramento della corvetta.
Gli Usa, comunque, si sono schierati senza esitazione a favore del Sud, mentre la Cina ha fatto dichiarazioni ufficiali concilianti, invitando “alla calma e alla capacità di controllo”, mentre si sa che ha espresso comprensione per la reazione del Sud. La situazione è ancora in evoluzione.
Dall’estremo Oriente all’Occidente, dove, negli Usa, c’è stata la visita ufficiale del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
La visita, lo diciamo subito, è stata un successo. Obama ha ricevuto uno dei maggiori partner dell’Ue all’indomani del salvataggio della Grecia e delle misure a favore dell’euro decise dall’Unione. Obama ha detto al suo interlocutore che è rimasto soddisfatto delle misure adottate dall’Europa, seppure con un certo ritardo, e che è interesse americano avere un’Europa più unita e meno proiettata verso politiche nazionali.
Il presidente della Repubblica, accompagnato dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha spiegato le ragioni per cui probabilmente in Kosovo l’Italia non può assumere il comando della Kfor, la forza multinazionale schierata in Kosovo dopo la dichiarazione d’indipendenza nei confronti della Serbia.
Il comando era caldeggiato dalla Serbia stessa, ma le ragioni di bilancio e il ridimensionamento del contingente italiano già a suo tempo deciso lo impediscono, mentre il nostro Paese è disponibile ad avere un ruolo politico di primo piano nell’Ovest dell’Afghanistan.
L’Italia ha accettato di prendere ancora due detenuti di Guantànamo.
Ma il vero significato della visita di Napolitano in Usa non è stato solo quello di assicurare l’alleato americano sulla volontà dell’Italia di spingere verso un’Europa meno “esitante” e più “integrata”, superando gli “egoismi nazionali” e le “tentazioni di autosufficienza”, ma soprattutto di offrire agli Usa la garanzia della tenuta economica dell’Italia.
Davanti al presidente Barack Obama prima e poi davanti ad una commissione di deputati e senatori, Napolitano ha dichiarato che l’Italia non è la Grecia, che la situazione del nostro Paese “è ben diversa” non solo da quella della Grecia, ma anche da quella degli altri Paesi europei in difficoltà per il “forte indebitamento pubblico”.
“Più della metà delle obbligazioni di Stato è nelle mani degli italiani”, ha dichiarato ancora il presidente Napolitano, “e l’indebitamento delle famiglie e delle imprese è di gran lunga inferiore a quello di quasi tutti gli altri Paesi e alla media europea”.
Quanto alla manovra correttiva per il 2011 e 2012, Napolitano ha detto che la manovra era “necessaria” e che i sacrifici vanno fatti in maniera “equa”.
Il presidente è stato “ringraziato” per il “contributo italiano” in tante missioni internazionali e “per i suoi sforzi per migliorare ulteriormente le relazioni Italia-Usa”.
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