Elezioni, schieramenti, accordi, programmi e campagne elettorali: sono questi gli argomenti clou della cronaca politica attuale che, come sempre, si articola in mille e diverse notizie, prima date e poi smentite, in giochi di potere, alla base o ai vertici, sottobanco o palesi, per studiare, capire o anticipare l’avversario, abbonirsi l’alleato o sedurre l’elettorato. Niente di nuovo né di rivoluzionario nel cammino verso quest’anticipata tornata elettorale che, da queste stesse righe, era già stata preannunciata all’insegna di un caos calmo dai forse prevedibili risvolti finali.
Ed invece, forse, qualcosa di nuovo, di diverso, c’è.
Che in Italia il binomio donne politica abbia sempre avuto scarso successo è un dato di fatto, tanto poco lusinghiero quanto incontestabile. In una nostra recente intervista, l’europarlamentare Lilli Gruber espresse il suo rammarico a tal proposito definendo “politicamente ottuso privarsi delle tante competenze femminili del nostro Paese”.
Del resto, l’iter del provvedimento sulle “quote rosa” per favorire la partecipazione delle donne alla vita politica del paese e garantirne l’adeguata rappresentanza nelle sedi istituzionali, la dice lunga a proposito di un Paese che ha ancora bisogno di una legge, che tra l’altro non riesce o non vuole approvare, per garantire una maggiore presenza femminile nelle alte sfere del potere.
Ma, dal caos calmo cui avevamo relegato questa nuova avventura elettorale, emerge improvviso un guizzo inaspettato che cattura l’attenzione e fa impennare l’interesse, che non ha il sapore del vecchio, solito, opportunistico giochino politico, ma sembra essere, piuttosto, il risultato di un sentito moto di orgoglio, di una reale voglia di cambiamento, di confronto e, diciamolo pure… di coraggio.
Si, coraggio.
Perché le protagoniste di questo guizzo inaspettato sono due donne che “a distanza hanno deciso di correre insieme”, subordinando l’impegno di una alla presenza dell’altra, facendo fronte comune per continuare ad essere, in maniera più significativa, protagoniste politiche di una realtà ben più difficile di altre: quella siciliana. Hanno dimostrato passione, competenza, impegno, coerenza, rigore morale e politico. E, non ultimo, sono entrambe siciliane, figlie di una terra “magnifica e mortificata”.
Anna Finocchiaro e Rita Borsellino: potrebbero essere loro il nuovo volto della Sicilia, una Sicilia condannata da anni di storia criminale, che ha la voglia di riscattarsi e l’esigenza di lasciarsi alle spalle la recente e triste pagina di politica siciliana, segnata e offesa da un cuffarismo incapace e clientelare che risolvendo i problemi dei pochi fidati eletti, ha di contro smorzato le speranze dei molti sostenitori di un’altra Sicilia, quella dell’onestà e della legalità, quella che non fa rima con mafia e che lotta per i propri diritti.
E’ questa la Sicilia che vorremmo, un’isola dal volto diverso, che la sensibilità e la responsabilità tipicamente femminile possono aiutarci a raggiungere: lo sviluppo di una delle aree meno sviluppate del Paese passa attraverso quel quid in più che, speriamo, le due donne siciliane, sapranno dare. Sarebbe una vittoria non solo per la Sicilia, ma anche per la politica e, in primis, per tutte le donne. Se la candidatura di Lombardo non avesse, in ultimo, impedito il confronto del trio siciliano in rosa, scalzando la meritevole Prestigiacomo, una loro vittoria le donne l’avrebbero già avuta.
La parola, adesso, alle urne: agli elettori il compito di scegliere se rituffarsi nel caos calmo di partenza o se appoggiare i nuovi colori della Sicilia. Quella Sicilia che urla “Yes, we can”…
Isabella La Rocca