La costituzione strumento di garanzia e tutela dei diritti fondamentali
Un discorso di straordinaria e limpida chiarezza, quello del neo presidente, Sergio Mattarella, dopo il giuramento di fronte alle camere riunite il tre febbraio dell’anno in corso. Stringato, privo di quella retorica a cui ci hanno abituato i troppi venditori di fumo che imperversano nella classe politica del nostro paese. Mi ha colpito, oltretutto, il commosso saluto e riconoscimento ai suoi due grandi predecessori, Carlo Azelio Ciampi e Giorgio Napolitano.
La situazione sociale del nostro paese è arrivata al punto di non ritorno. È drammatica. Quindi, di assoluta responsabilità politica e morale, la preoccupazione del presidente Mattarella per lo stato di cose, pubblicamente espressa nelle ore in cui veniva chiamato alla suprema carica dello stato Se è vero che ciascuno di noi, nel corso degli anni, somatizza pregi e difetti del proprio mestiere, della propria professione, allora speriamo fermamente che abbia fatto altrettanto Sergio Mattarella durante gli anni in cui è stato alla consulta e che, di conseguenza, in base alla sua personale esperienza nei prossimi sette anni al Quirinale, possa restare soprattutto un giudice costituzionale. Con il giuramento e il messaggio di apertura del settennato, pronunciato il tre febbraio nell’aula di Montecitorio dal neo presidente della Repubblica si è aperta in Italia una nuova stagione politica che dovrebbe portare ad un recupero di legalità, stabilità e crescita. Sergio Mattarella ha ancorato il suo discorso alla Costituzione quale strumento di garanzia e tutela dei diritti fondamentali e dei valori su cui si fonda la convivenza civile della nostra comunità nazionale nella libertà e nell’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.
La garanzia più forte della nostra Costituzione – ha detto – consiste nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno. Una “Magna Charta Libertatum” del secolo ventesimo che si materializza grazie al valore giuridico delle singole norme: diritto allo studio; diritto al lavoro, promozione e diffusione della cultura; tutela del patrimonio artistico e ambientale; diritti dei malati; ripudio della guerra; giustizia in tempi rapidi; contrasto alla violenza sulle donne e alle discriminazioni; libertà come pieno sviluppo dei diritti civili nella sfera sociale e in quella economica; Esistono nel nostro paese – ha detto, Sergio Mattarella- energie che attendono ancora di esprimersi compiutamente con gravi conseguenze socio-economiche e democratiche. Ecco perché la mancata partecipazione dei cittadini della società civile alla vita politica è una grave anomalia del sistema, un dato di fatto preoccupante documentato dalla crescente astensione.
Non è un astensionismo di chi aveva altro da fare, tipico delle democrazie secolarizzate. È conseguenza di una crisi che va avanti da troppi anni: almeno dieci milioni di poveri dimenticati, una folla di disoccupati e di giovani- oltre i tre milioni – che, dopo aver invano cercato un lavoro, espatriano verso l’Europa centrale e oltre oceano anche per valorizzare il merito da noi praticamente scomparso. Oggi la protesta, diversamente dagli aventiniani dopo il delitto Matteotti, non avviene più in parlamento. Sono gli elettori che contestano il comportamento riprovevole dei politici non recandosi più ai seggi elettorali per non conferire una delega parlamentare a chi è disposto a usarla per il suo tornaconto personale. Gli elettori non hanno altri mezzi. Si astengono in massa e, nei fatti, vanno sull’Aventino. Rinnovano una protesta antifascista che rappresenta anche oggi la denuncia politica di una definitiva involuzione in senso autoritario nel nostro paese. Tocqueville, dopo aver illustrato il sistema politico democratico in tutti i dettagli, non si nascondeva che la democrazia, anche la più perfetta, rischia sempre di dar vita ad una dittatura della maggioranza. E ciò è ancora più veritiero in presenza di forti astensioni elettorali di massa.
In conclusione, quindi, il presidente Mattarella non dovrà limitarsi a essere arbitro imparziale nei confronti dei contendenti politici, ma dovrà conservare la sua veste di “ giudice costituzionale” e dare ascolto agli elettori delusi nell’astensione e al loro rinnovato messaggio antifascista e autenticamente democratico.