Un testimone conferma che Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999 a 61 anni, aveva un figlio segreto nato fuori dal matrimonio
Se è vera la testimonianza di un ex autista ora in pensione che ha guidato gli autobus su e giù per la Valle Seriana, manca davvero poco alla svolta nelle indagini sul delitto di Yara Gambirasio. Che la testimonianza dell’ex autista sia attendibile non pare possano esserci dei dubbi. La svolta potrà subire dei ritardi, come diremo più avanti, ma ormai è vicina. Ma procediamo con ordine di dettagli e con chiarezza di motivazioni.
Tempo fa, gli unici indizi seri che avevano in mano gl’inquirenti per arrivare a dare un nome all’assassino della ragazza erano delle piccolissime tracce ematiche trovate sugli slip e sui leggings di Yara. Quelle tracce erano le uniche che il suo assassino aveva lasciato. O meglio, probabilmente ne aveva lasciate altre e di più chiare, ma sicuramente sono state cancellate dai tre mesi durante i quali il corpo della ragazza era rimasto sotto la pioggia, la neve, il vento e i cambiamenti di temperatura, nel luogo dove fu poi ritrovato, a non molta distanza dalla discoteca Sabbie Mobili di Chignolo d’Isola, in un terreno incolto e pieno di arbusti secchi che ne impedivano la vista.
Oggi, a distanza di tanto tempo, bisogna ritirare le accuse nei confronti degli inquirenti rivolte loro da tanti commentatori che hanno criticato le “scelte” della procura e in particolare della Pm Letizia Ruggeri, che con testardaggine hanno seguito l’unica pista che poggiava su un elemento concreto: le tracce ematiche, appunto. Cosa hanno fatto gl’inquirenti? Hanno preso il Dna di 13 mila persone della zona e lo hanno confrontato con quello delle tracce lasciate su Yara. Un lavoro immane, con buone probabilità che fosse inutile: bastava che si trattasse di un assassino di passaggio e nessuno avrebbe potuto analizzare il suo Dna. Si sa che la fortuna aiuta gli audaci: in questo caso, si chiami fiuto, si chiami vocina, si chiami, appunto, fortuna, fatto sta che qualcosa è venuta fuori.
Si scoprì che un giovane frequentatore della discoteca aveva un Dna non simile, ma con somiglianze. Gli inquirenti, allora, indagarono nell’ambito familiare e scoprirono che due suoi zii avevano un Dna più chiaramente riconducibile a quello lasciato sul corpo di Yara, ma non era del tutto uguale. Allora, gl’inquirenti pensarono di analizzare il Dna del loro padre, Giuseppe Guerinoni, autista di autobus nella zona, solo che il pover’uomo era morto nel 1999, a 61 anni. Riuscirono ad analizzare comunque il suo Dna, prendendolo dalla marca da bollo della sua patente e da due francobolli su due cartoline scritte da lui. Gl’inquirenti – e qui siamo nel campo della professionalità più elevata – ipotizzarono che fosse stato lo stesso Giuseppe Guerinoni ad aver appiccicato con la saliva della sua lingua la marca sulla patente e i francobolli sulla cartolina. Ipotesi azzeccata: le tracce del Dna su quella marca e sui due francobolli erano ancora più simili a quelle lasciate sul corpo di Yara, ma non esatte, per cui gl’inquirenti, non trovando conferme presso gli altri figli, ipotizzarono che Giuseppe Guerinoni fosse il padre dell’assassino, che doveva, dunque, essere per forza un altro suo figlio, di cui, però, nessuno conosceva l’esistenza, dunque non poteva che essere un figlio illegittimo, nato cioè fuori dal matrimonio. Ecco la pista, certamente difficile ed oscura, ma una pista sicura, confermata poi dalla riesumazione del cadavere che ha mostrato come il Dna ricavato dalla marca e dai due francobolli era proprio il suo. Bingo!
A questo punto, la domanda: chi era questo figlio illegittimo di cui nessuno era a conoscenza? La ricerca è andata avanti con difficoltà, anche per ostacoli obiettivi e comprensibili. Ad esempio: la donna da cui Giuseppe Guerinoni aveva avuto il bambino sa che suo figlio può essere l’assassino di Yara? Forse sì, e non parla; forse no, perché potrebbe essere morta; o potrebbe essersi risposata e non aver detto il suo segreto al suo nuovo uomo; oppure, ancora, potrebbe essere emigrata o malata e non sapere nulla della storia di Yara. Le ipotesi sono tutte plausibili, con una certezza: l’assassino deve per forza essere uno dei familiari di Giuseppe Guerinoni. Esclusi i figli noti, rimane quello ignoto.
Ed ecco la testimonianza, importantissima, di un suo ex collega autista, che è andato dai carabinieri ed ha rivelato che Giuseppe Guerinoni nel 1962 o nel 1963 gli confidò che aveva avuto un figlio da una donna non sposata. Si trattava di una donna della zona, di San Lorenzo di Rovetta, ma né Giuseppe gli disse più nulla, né lui gli chiese altro. Insomma, quel figlio oggi avrebbe 50 anni, è lui l’assassino di Yara, non ci sono dubbi. Ma chi è? E’ ancora un mistero, come un mistero è la madre, ma con questi dettagli così solidi, anche se la madre fosse morta (oggi dovrebbe avere circa 70-75 anni), non dovrebbe essere difficile risalire all’identità dell’uomo. Magari molto prima di quanto si possa immaginare.