Difficile parlarne. Oppure troppo facile. Dipende dai punti di vista. Riassumiamo i fatti, mentre la bilancia delle cifre sta ancora cercando l’equilibrio finale. Gli italiani hanno deciso. Semplifichiamo il piu’ possibile. Il paese è grossomodo diviso in tre. C’è un gruppo dei partiti di destra, Forza Italia e Lega Nord i piu’ facilmente identificabili: gruppo maggioritario, ma non maggioritario assoluto. Subito dopo il Movimento cinque stelle: anch’esso raggiunge la maggioranza relativa. Non in gruppo, ma da solo. Ultimi: tutti gli altri, minoritari con cifre decrescenti. Fra questi: il Partito Democratico erede evoluto dei movimenti di sinistra italiani di cui il piu’ noto era il Partito Comunista. Lasciamo agli esperti di ipotizzare i futuri assetti politici. Cerchiamo piuttosto di comprendere lo stato d’animo di chi ha votato. Il risultato di questa votazione italiana sembra lasciare piu’ confusi di prima. Situazione facile o difficile? Dicevamo: dipende dai punti di vista. Partito è la derivazione di partire, cioè: separare. Le ideologie creano ideali comuni. Fino a non molto tempo fa gli elettori si esprimevano politicamente secondo visioni di pensiero condivise fra loro. Cosa sta cambiando? Probabilmente non ci siamo accorti che negli ultimi venti anni, accelerato anche dalla crisi economica, il progredire di internet ha lentamente ribaltato il nostro modo di pensare. Non è piu’ la ideologia a ispirare le scelte degli elettori: ma i loro bisogni individuali. Il web ci ha abituato a soddisfarli in modo continuo, immediato, volubile e, innanzitutto: individuale.
In ogni campo, non solo in politica: pensateci. Il voto “ideologico” quindi pare essere stato sostituito dalla preferenza a soddisfare la necessità individuale. Non basta: anche l’Europa si è inserita in questo processo evolutivo. Piaccia o non piaccia: l’Europa ha aperto le frontiere allo anche sviluppo della persona e non piu’ solo della madrepatria. Dalle parole ai fatti: alle insoddisfazioni dei giovani oggi l’Europa offre quelle alternative di vita che in Italia chiamiamo “fuga di cervelli”. Torniamo al voto italiano. Che appare sorprendente, ma a secondo del punto di vista da cui lo si giudica. Allora: giudichiamolo per quello che esprime, senza confronti rispetto al passato. Riconosciamo l’elettore non piu’ come obiettivo da convincere ed il cui voto da analizzare se differente da quanto previsto dai partiti. Piuttosto, consideriamo l’elettore come un soggetto che, consapevole dei limiti della maggioranza, affida agli eletti i suoi desideri su come gestire la cosa pubblica, di cui il singolo non puo’ occuparsi.
Insomma: piu’ che in passato, oggi il votante chiede all’eletto di condividere la responsabilità del destino comune in base ai suoi bisogni, ancor prima della vittoria ideologica. Quindi non lasciamoci sorprendere dal risultato elettorale italiano. Ma consideriamolo come una richiesta popolare di definire un nuovo assetto governativo in base a nuovi equilibri. Vedremo alle prossime elezioni se questo risultato sarà stato facile o difficile a realizzarsi, e se ancora premiante per chi se ne è occupato.
di AN GRANDI