Conservate in un sedimento di sabbia indurita, risalgono a 800’000 anni fa e sono state scoperte in Eritrea
Gli scavi dei paleoantropologi coordinati dall’università La Sapienza di Roma e dal Museo Nazionale dell’Eritrea, hanno rivelato nel sito di Aalad-Amo, nella parte orientale dell’Eritrea, tracce importanti per la paleontologia: si sono infatti portate alla luce le prime impronte mai rinvenute dell’Homo erectus, risalenti ad 800 mila anni fa, grazie alla scoperta di alcuni sedimenti che furono attraversati dai nostri antenati.
Gli strati geologici del sito eritreo si sono formati in seguito alla sedimentazione di sabbia limosa successivamente inondata dall’acqua per l’antica presenza di un lago e fin’ora hanno conservato le importantissime testimonianze della presenza del nostro antico antenato, che sulla sabbia del lago al tempo circondato da praterie, proprio dove oggi c’è il deserto dell’Eritrea, lasciò le sue impronte. Impronte che oggi, a distanza di così tanto tempo, potranno dire molto di una specie che costituisce una tappa fondamentale nella storia dell’evoluzione umana, fornendo elementi cruciali per ricostruire l’anatomia del piede e il tipo di deambulazione dei nostri antenati: emergono infatti dettagli delle dita dei piedi, un arco longitudinale mediale marcato e un alluce addotto, insieme ad altri elementi della pianta caratteristici dei piedi umani e che li rendono efficienti nella camminata e nella corsa.
A rendere ancora più interessante la scoperta il fatto che queste orme possono restituirci informazioni uniche, non ricavabili da altri tipi di reperti come ossa o denti. Le orme rinvenute sono orientate in direzione Nord-Sud, allineate con altre lasciate da antilopi estinte.
Le impronte umane fossili sono estremamente rare. In Africa ne sono state scoperte a Laetoli in Tanzania e risalgono a 3,7 milioni di anni fa, mentre in Kenya sono emerse a Ileret e Koobi Fora, due siti datati a 1,5-1,4 milioni di anni. Ma è la prima volta che si scoprono impronte che risalgono al Pleistocene medio, un periodo di transizione molto importante nell’evoluzione umana, nel quale si sono sviluppate, proprio a partire dall’Homo erectus, specie umane con cervelli più grandi e corpi più moderni.
Homo erectus è un ominide vissuto tra 1,9 milioni e 70.000 anni fa, cioè per la maggior parte del Pleistocene, che si situa temporalmente tra circa 2,6 milioni di anni fa e 12.000 anni fa.
La specie, tappa fondamentale nell’evoluzione dell’uomo è stata protagonista della cosiddetta Out of Africa 1, cioè la prima migrazione dal continente africano verso l’Eurasia, come documentato dai resti trovati in Georgia, India, Sri Lanka, Cina e Indonesia. Cruciale il Pleistocene medio, o ioniano, periodo compreso tra circa 800.000 e 120.000 anni fa che racchiude una fase che prelude allo sviluppo di caratteristiche anatomiche più moderne e di cervelli di maggiori dimensioni, anche se il volume cerebrale dell’Homo erectus non supererà mai il 75 per cento di quello dell’Homo sapiens.
Considerata la scarsità di documentazione fossile umana tra 1,3 milioni e 500.000 anni, la fatidica “passeggiata” fossile di Aalad-Amo, orientata in direzione nord-sud e attribuibile a più individui, potrebbe fornire indicazioni di grande valore scientifico.
Questa scoperta può restituirci informazioni uniche, non ricavabili da altri tipi di reperti come ossa o denti.
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Foto: Ansa