Cari Lettori, eccomi con rinnovato piacere a rispondere ad alcune domande arrivate in Redazione.
La Signora B. scrive:
Tempo fa a casa nostra sono entrati dei ladri, fortunatamente non eravamo in casa. Quando siamo tornati lo choc è stato enorme e purtroppo ancora adesso che sono passati 5 mesi, non mi è passata. Ho paura di rimanere a casa da sola, anche quando c’è la mia famiglia non mi sento molto sicura, mi può dare dei consigli come posso affrontare la paura?
Cara Signora B., il caso che mi presenta ha a che fare con un condizionamento negativo per il quale la sua abitazione, sede di sicurezza, è stata a seguito del furto associata a qualcosa di terrificante rendendola sede di paura. Non è insolito avere determinati tipi di reazioni e a seconda della brutalità con cui il furto si è realizzato ci possono essere “strascichi” di diversa entità. Dovrei meglio capire in che modo questa paura si elicita nel quotidiano, quanta sofferenza le procura e quali sono i sintomi (difficoltà nel sonno, perdita di autonomia in casa, controlli maniacali, ecc.…). Le consiglio su di un piano pragmatico di mettere un sistema di allarme che aumenti la protezione della sua casa, e per il breve termine ridurre le situazioni in cui rimane sola. Se queste strategie non bastano bisogna procedere con una consultazione psicologica e magari un breve percorso di terapia cognitivo-comportamentale che possa lavorare su aspetti centrali della fobia che ha maturato, ad esempio ci può essere una sovrastima del pericolo o una interpretazione di rumori o stimoli visivi non obiettiva e sempre volta a confermare che ci possa essere un estraneo. Ad ogni modo il fattore tempo è molto importante: i giorni che passano senza che la sua casa venga minacciata da ulteriori furti devono servirle per guardare al furto subito per quello che è, ovvero un episodio al momento isolato che non ha il diritto di condizionare il resto della sua esistenza.
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