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4 May 2024
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Il fattore P

Così fan tutti

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Cari Lettori, oggi parliamo di un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti noi e su cui spesso capita di interrogarsi: il conformismo. Come sempre rifacciamoci alla etimologia della parola la quale rimanda al fatto di assumere la “medesima forma”. Eh sì perché quando ci conformiamo lo facciamo sempre rispetto ad un alter, a cui per vari ordini di ragioni vogliamo assomigliare. Pensiamo ad esempio all’adolescenza e al fatto che spesso i ragazzi si conformano al gruppo dei pari: li vediamo assumere atteggiamenti che non ci aspetteremo da loro ma che acquistano un senso nel momento in cui sono gli stessi assunti dagli amici. Perché accade questo? Spesso, come per gli adolescenti, è importante essere accettati dagli altri e questo motiva il sacrificare se stesso per aderire a quello che fa la maggioranza.

Un esperimento molto famoso stupirà in merito a quanto possiamo rinunciare per essere uguali agli altri. Asch nel passato 1951 ha fatto questo esperimento sociale: chiedeva ad un gruppo di soggetti quale tra le tre linee mostrate fosse la più lunga (si trattava di un compito più che semplice, in quanto la soluzione era evidente!); sta di fatto che tranne il soggetto dell’esperimento, gli altri componenti del gruppo erano d’accordo con lo sperimentatore e avrebbero dovuto dare la risposta sbagliata. Beh, sapete cosa è successo? Più della metà dei soggetti sperimentali ha risposto erroneamente, sacrificando dunque una palese verità per non andare contro gli altri (la pecora che segue il suo gregge!).

Di esperimenti di questo tipo ce ne sono stati a bizzeffe e soprattutto nel dopo guerra, quando gli psicologi si sono domandati come fossero possibili le stragi del periodo nazista, arrivando tra i risultati anche a dimostrare che se vi è un’autorità ad ordinarci di fare qualcosa siamo portati a seguirla talvolta anche ciecamente, mettendo da parte la nostra morale e il fatto di non approvare quanto ordinato.

Non c’è una ragione univoca per spiegare il conformismo ma sicuramente avere una buona autostima è un fattore protettivo relativamente al non rispettare il proprio volere per condiscendere la maggioranza. Nelle relazioni umane, differentemente per fortuna da quello che capita ai robot, la verità come si dice “sta nel mezzo”: sapersi mettere in discussione e avere giudizio critico rispetto a ciò che accade intorno a noi è una qualità indispensabile.

Di fronte ad un concetto di normalità dato dalla media e dunque da quello che fa la maggioranza delle persone, la diversità non è necessariamente sbagliata, anzi arricchisce un parterre umano altrimenti destinato ad uno spento grigiore.

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