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11 May 2024
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Il fattore P

La fobia sociale

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Gentili Lettori, oggi parleremo del disturbo d’ansia sociale – o più semplicemente fobia sociale.

Si tratta di una condizione clinica caratterizzata da ansia e paura marcate relativamente a situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile esame degli altri. La persona che ha questo tipo di fobia tende ad evitare le situazioni sociali temute e se vi si trova invischiato, le vive con un forte senso di ansia. L’individuo teme di poter rendere visibile agli occhi degli altri la propria ansia ed essere dunque giudicato ed umiliato per questo.

Si distingue dalla timidezza, ovvero un tratto personologico che di per se stesso non crea alterazioni nel funzionamento né un disagio significativo, elementi che invece caratterizzano la condizione clinica.

Per entrare nel pragmatico che tipo di stimoli fanno paura a queste persone?

Le situazioni sono molteplici ma si può fare qualche esempio: incontrare e conversare con sconosciuti, tenere un discorso in pubblico, essere osservati mentre si mangia e si beve.

Per poter fare la diagnosi nei bambini il timore non deve essere relativo solo alle relazioni con gli adulti in quanto queste rappresentano di per se stesse situazioni più imbarazzanti e ben più ansiogene del relazionarsi con i coetanei.

Perché parlare di questo specifico disturbo?

La scelta nasce dal voler fare chiarezza tra le tante condizioni che l’individuo può manifestare, cliniche e non. Mi capita infatti di veder confusa questa condizione fobica con altre, come per esempio quella di adolescenti che in seguito al trasferimento qua in Svizzera sembrano d’un tratto diventati dei piccoli “ricci”, chiusi rispetto a qualsiasi forma di socialità e i genitori, talvolta molto preoccupati, riferiscono di vederli sempre a casa e soprattutto soli, senza rete. Ecco in tal caso è più probabile che ci sia un contesto poco inclusivo oppure che si sia palesato un disturbo dell’adattamento rispetto al trasferimento piuttosto che trattarsi di una fobia sociale.

O ancora potremmo avere casi di fobia sociale legata specificatamente alla performance ovvero alla esibizione in pubblico, ove il funzionamento rimane intatto nelle altre situazioni sociali -pensiamo ad atleti o artisti -.

Il monito è quello di intervenire al prima attraverso un aiuto psicoterapeutico affinché tale condizione possa smettere di inficiare e limitare la vita sociale di chi ne è colpito.

“Il discorso del Re” è un film che tratta questa tematica in maniera sublime e pure con un tocco di ironia, insegnandoci come solo venendo a patti con i nostri limiti si possono raggiungere gli obiettivi desiderati.

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