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22 November 2024
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Legge elettorale: l’emendamento previsto dal “Rosatellum” che colpisce gli italiani nel Mondo

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La possibilità delle candidature italiane sul Collegio Estero un fatto negativo e persino spregevole

Rigorosamente, ogni fine legislatura, quelli che perdono le comode poltrone di “Leader”, come Bersani e D’Alema, per fare un esempio, rimescolano le carte per costruirsi una poltrona tutta propria e additano i vecchi “compagni di merende” di aver tradito il mandato degli elettori e quant’altro per portare acqua al proprio mulino.
Sulla base delle nuove amicizie per salvaguardare poltrone e poltroncine, puntualmente, ogni fine legislatura si mette mano alla legge elettorale, ogni fine mandato la politica italiana distoglie gli occhi dai reali problemi per dirigere l’opinione pubblica verso i soliti “falsi problemi”, ma perché?
La nuova legge già votata alla Camera denominata “Rosatellum” dal nome del capogruppo alla Camera Ettore Rosato, ha messo in discussione anche il ruolo elettivo dei parlamentari eletti all’estero e, di conseguenza, anche la scarsa considerazione della politica nostrana verso gli i 5 milioni d’italiani e i 60 milioni di oriundi che vivono fuori dei confini italiani. Per quelle esperienze che si posso trarre dal recente passato, possiamo affermare che i parlamentari eletti nella circoscrizione estero, non sono stati in grado di rappresentare, perché divisi dalle appartenenze partitiche da un lato e dall’altro troppo pochi per poter rappresentare un pericolo per qualsiasi governo. Allora quali frutti ha potuto raccogliere l’altra Italia dei parlamentari che ha eletto?

Dall’euforia del voto all’estero alla consapevolezza della delusione
Il voto all’estero per le elezioni politiche nazionali e i referendum è regolato dalla Legge 27 dicembre 2001, n. 459 e dal relativo Regolamento attuativo (D.P.R. 2 aprile 2003, n. 104), in attuazione degli art. 48, 56 e 57 della Costituzione, che hanno istituito la Circoscrizione Estero.
In questi anni, è drasticamente diminuita anche la considerazione dei Com.It.Es ed anche quella del CGIE. Purtroppo, non è mai stata determinante nemmeno quella dei parlamentari eletti all’estero. Pertanto, non si capisce bene perché si debbano mantenere queste cariche, se la loro sopravvivenza non ha nessun ruolo nemmeno consultivo dal momento che non viene preso in considerazione, o quasi, il parere di questi organi eletti.

All’assalto del collegio estero
Si capiscono ben poco i motivi per i quali un italiano residente in Italia si possa candidare nel collegio estero, senza la reciprocità diretta, cioè, ad un italiano residente all’estero e iscritto all’AIRE, non gli è dato il diritto di presentarsi nelle liste in Italia senza l’opzione di voto in Italia. Si potrebbe pensare benissimo ad una scappatoia per qualche personaggio milionario moralmente non più candidabile in Italia. oppure, qualche personaggio rimasto fuori dalle liste in Italia. Praticamente, si potrebbero fare entrare personaggi dalla finestra dopo essere stati buttati fuori dalla porta. Già il PD, tramite il Capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, ha già escluso candidature italiane sui Collegi esteri del Partito Democratico, gli altri schieramenti lo faranno?

In cosa consiste il “Rosatellum”
Dopo il Porcellum, l’Italicum bocciato dal Referendum, il Rosatellum, non sarebbe stato meglio tornare alla legge proposta allora dal nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, (Mattarelum), che prevedeva per ben 2/3 i collegi uninominali pari a 474. Sarebbe stata una grande prova di democrazia diretta.
Ritornando al Rosatellum, non solo non garantisce il sacrosanto diritto degli elettori di scegliere tutti i candidati, ma solamente in piccola parte: 1/3 di essi sono infatti eletti direttamente dai cittadini (uninominale maggioritario per a 231) e i 2/3 nominati dai partiti (proporzionale pari a 417).
Il Governo non ha esitato ancora una volta a chiedere la fiducia alla Camera anche se la proposta di legge non era sua ma del Parlamento e quindi eliminare qualsiasi possibilità di emendare la legge, distruggendo attraverso la fiducia, tutti gli emendamenti migliorativi presentati. È riuscito però in sede di commissione a fare passare un emendamento scandaloso che di fatto permette ai cittadini residenti in Italia di candidarsi nella circoscrizione estero senza reciprocità per gli italiani iscritti all’AIRE (solo alcuni dei parlamentari esteri attuali si sono ribellati a questa norma).
Inoltre, dopo le elezioni si potrebbero produrre coalizioni contro natura che andranno dal centro destra al centro sinistra.

Gli italiani nel mondo abbandonati a se stessi
Per capire meglio e spiega i motivi di questo mio sfogo, ho interpellato alcuni parlamentari eletti all’estero cui è stata fatta una domanda specifica in proposito: quali vantaggi avranno gli italiani nel mondo dall’entrata in vigore di questa legge? Le risposte sono state alquanto contrastanti.
Di seguito, in succinto,
le risposte.

On. Alessio Tacconi:
“Votare questa legge elettorale, chiamata “Rosatellum”, era d’obbligo, per poter dare al Paese modalità di voto omogenee tra Camera e Senato, che non erano garantite dopo le due recenti sentenze della Corte Costituzionale.
Avevamo due sistemi di elezione diversi e a questo si doveva assolutamente porre rimedio.
Il Partito Democratico ha sempre, responsabilmente, sostenuto la necessità di una omologazione, da raggiungere prima dell’ormai prossimo appuntamento elettorale, per evitare possibili situazioni di caos politico e completa ingovernabilità.
Il risultato raggiunto è stato frutto di inevitabili compromessi, più o meno sofferti.
Frutto di un compromesso è stato anche il famoso emendamento che ha interessato l’elezione nella Circoscrizione Estero.
All’elettore italiano residente all’estero resta una fondamentale prerogativa democratica, preclusa, invece, a chi vota in Italia: la scelta del proprio candidato attraverso l’espressione della preferenza. Attraverso la preferenza, l’elettore all’estero potrà continuare a scegliere la persona che ritiene più adatta a rappresentarlo in Parlamento, anche in base al luogo di residenza del candidato e, naturalmente, in base alle conoscenze che quest’ultimo dimostra di avere rispetto alle collettività italiane e alle loro dinamiche”.

On. Francesca La Marca:
“Non ho votato l’emendamento neppure l’articolo 5. Perché questo? Si può dire che il gruppo PD Estero è un gruppo eterogeneo (come qualsiasi altro gruppo) e che non tutti la vedono allo stesso modo. C’è chi ha ritenuto non grave l’emendamento Lupi e chi, come me, l’ha visto come uno schiaffo agli italiani all’estero, ciò che ho espresso con convinzione in alcune riunioni, tra cui una con il capogruppo Rosato.
Non potevo votare l’emendamento e neppure l’articolo per una questione di principio. Una presa in giro degli italiani all’estero nelle negoziazioni con il centro e il centrodestra. Inaccettabile.
Per quanto riguarda invece la legge elettorale, l’ho votata, sì, non tanto per una questione di disciplina di gruppo ma per non ostacolare ulteriormente il processo…
Per permettere agli italiani di avere una legge elettorale ed andare a votare anche se la legge in quanto tale non mi fa certamente impazzire”.

On. Marco Fedi:
“Queste modifiche partono con un segno politico molto chiaro. Presentate in Commissione Affari costituzionali da Maurizio Lupi, capogruppo di Area Popolare, formazione di maggioranza, prevedevano che i cittadini italiani residenti in Italia potessero candidarsi in più ripartizioni della circoscrizione Estero e in più collegi in Italia, praticamente senza limiti. Fissavano invece un limite preciso per i residenti all’estero: la ripartizione in cui essi hanno residenza. Con una riformulazione, la Commissione Affari costituzionali ha inserito nel testo un limite per i residenti in Italia: ci si può candidare in una sola ripartizione o collegio, quindi si può scegliere dove candidarsi, se in Italia o all’estero: non possono farlo contestualmente all’estero e in Italia.
Si sarebbe trattato, secondo alcuni, di un favore a chi intende candidare all’estero personalità non candidabili in Italia.
Vi è, a mio parere la necessità che i rappresentanti eletti nella Circoscrizione estero debbano essere cittadini italiani residenti all’estero. Per questa ragione con la collega La Marca abbiamo voluto dare un segnale non partecipando al voto sull’articolo 5. Abbiamo votato la legge elettorale, cioè la possibilità concreta di dare al Paese una legge omogenea tra Camera e Senato, dopo il fallito tentativo con il M5S, nonostante i tre voti di fiducia, perché con senso di responsabilità abbiamo dato priorità alle esigenze del Paese”

On. Gianni Farina:
“Con tutta franchezza affermo che insieme ai colleghi Francesca La Marca e Marco Fedi al momento del voto di fatto non abbiamo votato i due emendamenti che prevedono l’apertura dei cittadini residenti in Italia sulle liste del collegio estero, per esprimere un convinto dissenso. Anche se va precisato che sull’insieme degli emendamenti proposti dall’On. Lupi per il variegato gruppo di centro (Angelino Alfano) che prevedevano la contemporaneità delle candidature per l’Italia e per l’estero, sia stato evitato grazie al nostro forte dissenso. Naturalmente, al fine di presentarci alle prossime elezioni con una legge che unificasse i sistemi elettorali di Camera e Senato era indispensabile e doveroso, per tutti, votare il “Rosatellum” ed è quello che poi abbiamo fatto”.

On. Laura Garavini:
Per quanto riguarda l’On. Laura Garavini sulle modifiche del Rosatellum in materia di italiani all’estero, abbiamo ripreso sue dichiarazione da un’agenzia stampa del PD estero:
“Con il Rosatellum il Partito Democratico si sta ancora una volta facendo carico di un forte senso di responsabilità, così da dare al Paese una legge elettorale organica, in grado di favorire maggioranze chiare e presupposti di governabilità.
Non è la nostra legge elettorale preferita. È il frutto di compromessi. perché siamo convinti che le regole vadano scritte insieme, anche con la partecipazione di forze dell’opposizione. L’accordo è infatti condiviso con Forza Italia, Lega e con i partiti minori di centrodestra. Proprio perché il Parlamento non può esimersi dal dovere di dotare l’Italia di una nuova legge elettorale, dopo che la Corte costituzionale aveva definito incostituzionali, con due successive sentenze, le leggi elettorali precedenti di Camera e Senato. Venerdì scorso anche la Direzione del Partito ha approvato all’unanimità l’accordo.

In materia di voto all’estero non si sono introdotte modifiche sostanziali, se non su due punti. Il primo riguarda la incandidabilità nella circoscrizione estero per politici che abbiano ricoperto una carica politica a livello nazionale nel paese estero di residenza nei cinque anni precedenti la candidatura. La seconda modifica, richiesta dal Nuovo Centro Destra e sostenuta dai restanti partiti (ad eccezione del PD), è la possibilità, per residenti in Italia, di candidarsi all’estero, in uno solo dei collegi”.
Abbiamo, inoltre, interpellato il Senatore Micheloni il quale dissente totalmente da questa legge soprattutto per quanto riguarda la parte dell’estero ed abbiamo cercato di contattare il senatore Aldo Di Biagio che non ha ritenuto rispondere.
In conclusione, penso che, come la metti o la giri sempre della stessa minestra riscaldata si tratta. Pertanto, se non si va verso una rappresentanza degli italiani all’estero che sia accolta veramente dai governi italiani, è inutile proseguire in questa direzione che offende e disgusta l’elettorato degli expat, sempre meno considerati. Tutto non fa che alimentare il populismo già piuttosto evidente in molte delle sedi europee.

Carmelo Vaccaro

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