In votazione la modifica parziale della legge elvetica che chiede
di riprendere la direttiva UE sulle armi. Per i favorevoli un NO metterebbe a rischio Schengen, per i contrari porterebbe al disarmo della Svizzera
Dopo gli attentati di Parigi l’Unione Europea (UE) ha adattato la direttiva sulle armi per rendere più difficile l’acquisto di armi automatiche e semiautomatiche e migliorare la loro tracciabilità. Inoltre, in materia di sicurezza, la direttiva ha l’obiettivo di migliorare lo scambio di informazioni tra gli Stati membri. Anche la Svizzera persegue lo stesso obiettivo della lotta contro l’abuso di armi. La modifica dell’UE vale per tutti gli Stati partecipanti a Schengen, lo spazio senza controlli alle frontiere. Come associata, la Svizzera è tenuta alla trasposizione nel diritto elvetico della Direttiva UE sulle armi. Il Consiglio federale e il Parlamento hanno modificato il diritto elvetico in materia di armi, perché se Berna non applicasse la direttiva UE, la collaborazione Schengen/Dublino sarebbe a rischio. Con la fine dell’accordo Schengen, le autorità svizzere non avrebbero più accesso al sistema d’informazione di Schengen (SIS), strumento indispensabile per il lavoro quotidiano della polizia e delle guardie di confine elvetiche. Contro la legge federale la Comunità di interessi del tiro svizzero (CIT) ha lanciato il referendum perché la revisione è incostituzionale e teme che il diktat dell’UE porterebbe “al disarmo della Svizzera con l’abolizione del diritto alle armi” e “pregiudicherebbe la tradizione svizzera del tiro”. Il 19 maggio i cittadini svizzeri saranno chiamati a esprimersi in votazione popolare.
Con la modifica del 2017 della direttiva, l’UE si propone l’obiettivo di lottare più efficacemente contro l’abuso di armi a scopo criminale. Le armi dovranno essere contrassegnate, per facilitarne la provenienza e contrastare il mercato nero. L’UE vuole vietare oltre a quelle automatiche anche le armi semiautomatiche con alta capacità di colpi dei caricatori. Nei negoziati la Confederazione ha avuto un margine di manovra ed è riuscita a sensibilizzare gli stati UE sull’importanza delle tradizioni svizzere riguardanti il tiro e su alcuni punti del progetto sono state conseguite delle eccezioni. I cittadini privati non dovranno rinunciare alle armi semiautomatiche, ma sono previste modifiche amministrative per l’accesso. Le modifiche interessano i tiratori sportivi e i collezionisti, mentre non cambia nulla per i cacciatori e per i cittadini prosciolti dagli obblighi militari che riprendono la propria arma di ordinanza. La ministra di giustizia, Karin Keller-Sutter trova che “il compromesso è ottimo e permette la permanenza della Svizzera nel sistema Schengen/Dublino”. Le semiautomatiche in Svizzera saranno vincolate ad una “autorizzazione eccezionale” per l’acquisto, che deve essere richiesta all’autorità competente del proprio cantone di domicilio entro tre anni dall’entrata in vigore della modifica legislativa. Nelle domande i tiratori sportivi devono dimostrare dopo cinque e dieci anni di essere membri di una società di tiro oppure di praticare con regolarità tale disciplina. Regole più severe anche per i musei e i collezionisti che avranno l’obbligo di dimostrare di custodire tali armi in modo sicuro e di elencarle. I commercianti devono comunicare le transazioni delle armi agli uffici competenti, mentre i fabbricanti e gli importatori saranno obbligati a contrassegnare le parti essenziali. Questo permette di identificare più facilmente la provenienza.
Stando ai contrari le modifiche non sono necessarie e comporterebbero nuovi costi burocratici. La direttiva UE è inutile e non renderebbe la Svizzera più sicura e meno vulnerabile agli attentati terroristici. Un rifiuto alle urne non metterebbe in gioco neanche l’accordo Schengen, poiché l’UE ha interesse a mantenere l’accordo e la collaborazione con la Svizzera sugli scambi di informazione. La nuova direttiva è solo l’inizio, argomentano i contrari, l’UE introdurrà regole più severe, come i test psicologici sull’uso delle armi, e queste porterebbero al disarmo perché tutti sarebbero toccati da un’ulteriore revisione. Sono però gli argomenti di Consiglio federale e del Parlamento a convincere gli aventi diritto al voto, stando ai risultati del primo sondaggio di gfs.bern. La direttiva UE sulle armi gode di un ampio sostegno con il 66 per cento dei consensi. Gli intervistati danno più peso alla sicurezza che alla libertà del possesso di armi.
Gaetano Scopelliti