L’innovazione e la continua evoluzione del nostro pianeta incide, e non poco, sui nostri sensi
“Oggi viviamo in un’epoca di inquinità sensoriali. Sta a noi decidere di riprenderci i nostri sensi…”: è questa la conclusione cui sono arrivati gli scienziati che si sono recentemente incontrati alla riunione annuale dell’American Association for the Advancement of Science di Boston. Tema dell’incontro cui ognuno ha portato il risultato della propria ricerca, l’adattamento dei nostri sensi ad un mondo in continua evoluzione.
Vista, gusto e olfatto hanno subito una decisa metamorfosi a causa di abitudini e comportamenti sconosciuti o quantomeno poco frequenti fino a pochi decenni fa. A cominciare dalla vista, le cui relative ‘problematiche’ riconducibili all’evoluzione di sistemi tecnologici e alle conseguenti abitudini sono talmente tanto rilevanti ed in aumento da far parlare di ‘epidemia della miopia’. Se prima la lettura era un affare tra ‘occhi e carta’, tanto per fare un esempio, adesso siamo sempre immersi nell’illuminazione artificiale, qualcosa in cui il nostro sistema visivo si è evoluto. Il radicale cambiamento del senso della vista proviene dall’abitudine di fissare schermi e luce artificiale, che sia di smartphone, pc o televisione.
Il nostro bulbo oculare avrebbe invece bisogno di molta più luce naturale di quanta pensiamo, in modo che le immagini possano essere messe a fuoco più chiaramente sulla retina. “40 minuti all’aperto ogni giorno diminuiscono la probabilità di miopia tra il 25% e il 50%” spiega la ricercatrice Amanda Melin della Calgary University, quindi dovremmo cercare di diminuire l’esposizione alla luce artificiale e sfruttare sempre di più quella naturale.
Non è infatti un caso che in alcune parti del globo il 90% delle persone necessita di lenti o occhiali, a testimonianza di come il senso della vista abbia attraversato un cambiamento radicale. E che dire dell’olfatto? La professoressa di antropologia Kara Hoover, dell’Alaska University, sostiene che il naso degli esseri umani sembra essere oggi in uno stato ‘non corrispondente’ con il mondo moderno. Le persone che vivono in ambienti con un alto tasso d’inquinamento avrebbero una diminuzione del senso dell’olfatto, poiché l’inquinamento “tende a perturbare il nostro olfatto, circostanza che cresce proporzionalmente al crescere dell’urbanizzazione. Questo cambiamento ci può mettere a rischio di disturbi di salute mentale, come depressione e ansia, ma anche di problemi di carattere “sociale”, poiché l’olfatto può essere utile a rilevare la paura o l’ansia negli altri, così come il suo ruolo fondamentale per l’approccio al cibo. “Il nostro senso dell’olfatto si è evoluto in ambienti ricchi di odori ed ha interagito regolarmente con l’ambiente. Oggi però non riusciamo più a interagire così perché viviamo in luoghi fortemente inquinati”, osserva la Hoover che, ricordando come alcuni minatori abbiano perso il senso dell’olfatto a causa dell’ambiente alterato in cui lavoravano, ha sottolineato che la soluzione sta nella battaglia alla riduzione dell’inquinamento da combustibili fossili. L ’evoluzione incide anche sul gusto e, com’è facile immaginare, all’‘epidemia della miopia’ si accompagna un’‘epidemia dell’obesità’ altrettanto, se non più, grave. I nostri antenati, avevano scoperto lo zucchero, fonte di energia non sempre a disposizione, poiché dipendeva dalle stagioni. Ora con la produzione industriale, l’uomo é abituato ad averne sempre a disposizione cosa che, come dimostra l’aumento dell’obesità, ci sta danneggiando. Secondo Paul Breslin, professore di scienze nutrizionali, l’amore per lo zucchero è innato e collegato alle scimmie, ma a differenza loro che quando finiva la frutta dagli alberi si dedicavano a mangiare altro, il nostro gusto ora ne richiede un’eccessiva quantità, che per la maggior parte delle volte noi accontentiamo modificando nel tempo il nostro fabbisogno e alterando in maniera negativa il nostro metabolismo.