Il premier Ghwell: “Non lasceremo la capitale finché non avremo garanzie sul futuro della rivoluzione”. Gran Mufti: “vai via o sarà Jihad”
Il Consiglio presidenziale libico ha “assunto i pieni poteri a Tripoli”. Lo ha annunciato dalla capitale libica il capo del Consiglio presidenziale Fayez al-Serraj, giunto lo scorso mercoledì a Tripoli. In precedenza Fathi Ben Issa, consigliere per i rapporti con i media di Serraj, aveva detto di ritenere che il governo di concordia nazionale “utilizzerà la base navale di Abu Sittah come sede temporanea”.
I membri del Consiglio presidenziale del governo di concordia nazionale libico sono “giunti a Tripoli via mare”, ha riferito la tv Sky News Arabia senza fornire ulteriori dettagli. In precedenza il premier del governo di Tripoli, Khalifa Ghwell, aveva minacciato di arrestare il premier incaricato Fayez al-Serraj se fosse arrivato nella capitale libica per l’insediamento del governo di concordia nazionale. Secondo la tv satellitare al-Jazeera, solo sette dei nove componenti del Consiglio presidenziale sarebbero giunti a Tripoli.
In città sono stati avvertiti colpi d’arma da fuoco. In particolare, le milizie che si oppongono al governo di concordia nazionale sono dispiegate lungo le strade di Tripoli. Secondo Sky News Arabia, i colpi provengono da una zona lontana dalla sede provvisoria del Consiglio presidenziale, i cui componenti si troverebbero nella base navale di Abu Sittah.
Il governo di salvezza nazionale di Tripoli, espressione del Congresso generale nazionale (il Parlamento di Tripoli), condanna come “illegittimo” l’arrivo nella capitale del capo del Consiglio presidenziale Fayez al-Serraj. Il premier del governo di Tripoli, Khalifa Ghwell, ribadisce in dichiarazioni riportate da Alwasat: “Non lasceremo la capitale finché non avremo garanzie sul futuro della rivoluzione”.
Perentorio out-out del Gran Mufti della Libia al governo di unità nazionale insediatosi nella capitale. Sadeq al Ghariani, autorevole religioso vicino al governo islamico di Tripoli, secondo quanto riporta Askanews, ha infatti intimato al premier disegnato Fayez al Sarraj di lasciare il Paese oppure “saranno aperte le porte della Jihad per dieci anni”.
“L’ingiusto gruppo che si fa chiamare governo di unità non deve farsi ingannare dal sostegno della comunità internazionale e lasciare il Paese prima che venga aperta la porta della jihad”, ha detto il Gran Muftì in un’intervista all’emittente locale “al Tasaloh”. Un vero e proprio ultimatum, quello dello sceicco al Ghariani il quale ha insistito: “Chiediamo al Consiglio presidenziale di lasciare il Paese affinché non venga incendiato perché in ogni casa esiste un’arma”.
E dopo aver chiesto ai Fratelli Musulmani e al partito “Giustizia e Costruzione” che sostengono il governo di unità di “tornare alla ragione”, ha spiegato: “Noi non siamo contro il Consiglio presidenziale ma siamo con la patria e non amiamo venderla, deluderla e farla sottoporre a un’amministrazione fiduciaria straniera che non rispetta la nostra fede religiosa”.
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Adnkronos
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