Il Consiglio federale vuole dare maggiore voce in capitolo ai cantoni per frenare l’insediamento di nuovi medici in Svizzera
Il 30 giugno 2019 scade la moratoria sull’apertura di studi medici. Oggi sono i cantoni che hanno la competenza per l’autorizzazione dei medici all’esercizio della professione. Con il messaggio licenziato dal Consiglio federale per la revisione della legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal) i cantoni riceveranno anche la facoltà di decidere il numero di medici autorizzati a fatturare a carico dell’assicurazione obbligatoria delle cure. L’obiettivo è di concedere uno strumento efficace e duraturo ai cantoni per gestire, impedendo, le prestazioni sanitarie eccedenti e ridurre così i costi sanitari. Concretamente i cantoni potranno prescrivere autonomamente limiti massimi per specializzazione medica e per determinate regioni. L’elevata densità dei medici in Svizzera (1 su 240 abitanti) è un motivo importante per la crescita costante dei costi della sanità. Nel 2016 il peso maggiore sono state le cure ambulatoriali con il 70%, con il 30% di quelle ospedaliere, e crescono ogni anno del 6.5%. L’esplosione dei costi costa a Confederazione e cantoni oltre 4 miliardi di franchi in sussidi cassa malati. “Il governo vuole trovare una soluzione duratura” ha spiegato la revisione il ministro della sanità Alain Berset “nell’interesse della popolazione, dei cantoni e anche dei medici”.
Un secondo obiettivo della revisione è rinforzare la qualità del sistema sanitario. Sarà più difficile soddisfare i requisiti per potere esercitare. I medici ambulatori dovranno registrare obbligatoriamente i diplomi e conoscere il sistema sanitario svizzero per essere autorizzati a fatturare a carico dell’assicurazione obbligatoria. In futuro dovranno sostenere un esame in tal senso, dal quale sono dispensati i medici che hanno lavorato per tre anni in un’istituzione di perfezionamento, un ospedale cantonale o universitario. Per Berset “la revisione della LAMal non è una rivoluzione, bensì un perfezionamento degli attuali principi con nuovi elementi”, che hanno anche lo scopo di “tutelare la qualità dell’assistenza di base”. Berset spera, dopo anni di moratorie e il fallimento del Managed Care, che il parlamento trovi una maggioranza sul progetto proposto. Ma il ministro della sanità, che è anche sotto pressione nei tempi, è lungi dal poter stare sereno, nonostante il suo ottimismo per l’iter parlamentare. I borghesi e i rappresentanti della casse malati in parlamento hanno altri concetti su come frenare i costi. A esempio esigono che le casse malati non siano obbligati a riconoscere ogni medico e la commissione del Nazionale sta lavorando a un progetto per allentare l’obbligo contrattuale. Inoltre, i partiti borghesi respingono il piano governativo di limitare il numero di medici autorizzati. Anche i diretti interessati sono insoddisfatti con il modello del governo. L’ associazione professionale del corpo medico, FMH chiede di “pilotare l’ammissione dei medici con l’introduzione di semplici e applicabili criteri di qualità nazionali”.
Gaetano Scopelliti