La legge elettorale Italicum è il viatico per il si di una parte delle opposizioni al referendum costituzionale. La Corte costituzionale tende al rinvio della sentenza sulla legge a dopo il voto
Sono due leggi diverse, ma esse interagiscono tra di loro. Tra la nuova legge elettorale, detta Italicum e la riforma costituzionale Boschi-Renzi c’è un intreccio, reclamato soprattutto dalle opposizioni del panorama politico, che subordinano il loro “Sì” al referendum con il cambiamento della legge elettorale. La situazione per l’Italia, che vuole cambiare forma politica, è complessa. Se da un lato è giusto snellire le procedure parlamentari, spesso laboriose e lunghe, dall’altro una riforma dovrebbe garantire il dibattito aperto e pluralista della democrazia tra le forze politiche nel sistema legislativo. Per questo gli oppositori, soprattutto all’interno della maggioranza e del Pd, chiedono una modifica dell’Italicum, che espropria la sovranità del popolo e non tutela il ruolo delle minoranze.
La nuova legge elettorale è entrata in vigore il 1. luglio e i punti cardini sono cinque. Il sistema elettorale è sostanzialmente proporzionale e i seggi saranno calcolati su base nazionale per favorire i piccoli partiti, svantaggiati dal “calcolo provinciale”. La soglia di sbarramento è stata fissata al 3% per tutti i partiti e se un singolo partito non raggiunge questa soglia, i suoi voti andranno alla coalizione, alla quale ha aderito, per concorrere a ottenere il premio di maggioranza. Una coalizione o un partito lo raggiunge con il 40% delle preferenze degli elettori. Il premio sarà del 15%, dunque si può arrivare a un massimo del 55%, che corrisponde a 340 seggi su 617 della Camera dei deputati. Se non sarà raggiunto il 40% si andrà al doppio turno, con i soli due partiti o coalizioni con il maggior numero di voti al primo turno. Chi vincerà otterrà un premio di maggioranza con 327 seggi. Ci saranno anche le quote rosa. La nuova legge prevede che entrambi i sessi siano rappresentati in misura massima del 50%. All’interno delle liste nessun genere potrà essere presente per più di due volte consecutive.
Per i critici sono le modalità di elezione della Camera e il premio di maggioranza che darebbero ulteriormente nuovi poteri al governo. Con il DDL Boschi, si rischierebbe uno sbilanciamento dei poteri e un’alterazione degli equilibri costituzionali, con il Senato staccato dall’esercizio di funzione legislativa e di controllo politico nei confronti del Governo. Sono questi particolari dell’Italicum irricevibili per chi in questi mesi sta spingendo per le modifiche, con Sinistra Italiana che ha presentato una mozione sull’incostituzionalità della legge elettorale. Cambiare la costituzione si rende possibile se convergono unanimemente le relative forze politiche che condividono il progetto senza dubbi. Ma le norme dell’Italicum e della riforma costituzionale sembra non s’integrino le une con le altre e la combinazione appare un pasticcio. Un sì al referendum potrebbe dare all’Italia una Costituzione non legittima per i partiti che rappresentano il Parlamento.
L’Italicum è un’incognita per Renzi sulla via della riforma costituzionale. C’è il rischio che la Corte costituzionale bocci la legge elettorale e il premier sarà costretto a rivederla. Ma i 15 giudici, che ne discuteranno il 4 ottobre, sembra tendano a rinviare la sentenza, aspettando l’esito del referendum per poi valutare tutto insieme. Uno dei motivi è salvaguardare l’autonomia della Corte che potrebbe essere accusata di interferire durante la campagna referendaria. Una sentenza positiva sull’Italicum andrebbe a vantaggio di Renzi o in suo danno se sarà dichiarata incostituzionale. Con i sondaggi poco favorevoli al governo sarebbe un colpo durissimo in vista del referendum. Il rinvio dell’esame della legge nuova elettorale apre nuovi scenari e i partiti si preparano a nuove trattative e negoziati, a dimostrazione che il legame tra le due leggi esiste.
Gaetano Scopelliti
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