La prima ondata era attesa per settembre. Finora i casi confermati di influenza A(H1N1) in Svizzera sono circa un migliaio. Stando alle stime, si potrebbero ammalare 400.000 persone in una sola settimana.
Per scongiurare danni troppo importanti all’economia, il governo non ha indugiato: 13 milioni le dosi di vaccino (per un valore di 84 milioni di franchi) ordinate alle case farmaceutiche Glaxo-SmithKline e Novartis. Un “arsenale” biologico non indifferente, considerato che l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) prevede al massimo due milioni di contagi.
«13 milioni di dosi permetterebbero di vaccinare tutta la popolazione due volte contro un virus diventato molto virulento o resistente agli antivirali», spiega a swissinfo.ch Claire-Anne Siegrist, presidente della Commissione federale per le vaccinazioni (CFV). «Questo scenario, che temevamo nel maggio 2009, non è fortunatamente più d’attualità».
«I virus influenzali – prosegue – sono noti per le continue mutazioni e per il loro modo di colpire in ondate successive: la stima di due milioni di ammalati concerne soltanto la prima ondata del 2009».
La Svizzera, conferma Glaxo-SmithKline, è stata tra i primi Stati a reagire. Sarà quindi inclusa nella lista dei circa dieci paesi che riceveranno il vaccino per primi.
Nell’attesa della consegna – prevista per ottobre, quindi in ritardo sul primo picco influenzale – il vaccino contro l’influenza solleva importanti interrogativi: sulla sua efficacia, sui rischi e sulla possibilità di renderlo obbligatorio.
«L’Organizzazione mondiale della sanità – ci dice Siegrist – ha esclusivamente un ruolo di consigliere. Non può perciò obbligare uno Stato a procedere secondo le sue raccomandazioni».
«Di fronte ad una minaccia estremamente grave – aggiunge la pediatra – le basi legali vigenti in diversi paesi potrebbero però condurre ad una vaccinazione obbligatoria».
In Svizzera non vi è alcuna legislazione nazionale che obbliga il cittadino a vaccinarsi contro una data malattia. La legge sulle epidemie conferisce ampie competenze ai cantoni, i quali sono liberi di definire la loro strategia contro le malattie trasmissibili. A Friburgo, Ginevra e Neuchâtel, è ad esempio obbligatorio vaccinarsi contro la difterite.
«Uno Stato può obbligare la sua popolazione a farsi vaccinare soltanto se tale misura è dettata da un interesse pubblico e se rispetta il principio della proporzionalità: il provvedimento deve essere adeguato e necessario per raggiungere l’obiettivo prefissato», puntualizza Dominique Manai-Wehrli, esperta di diritto biomedico all’Università di Ginevra.
Una società privata, aggiunge, non può invece forzare i suoi impiegati: «Sarebbe contrario alla libertà personale».
In generale, osserva la presidente della CFV, l’obbligo vaccinale è un cattivo modo per proteggere la popolazione, giacché conduce molta gente ad opporsi soltanto perché si tratta di un’imposizione.
«Meglio informare, spiegare e lasciare che ognuno scelga i rischi che vuole correre per sé stesso, la sua famiglia e gli amici».
Un obbligo solleverebbe poi problemi di applicazione. «Come controllare che la vaccinazione è stata eseguita? Chi sorveglierebbe? Non possiamo certo coinvolgere la polizia per far vaccinare la gente che si oppone…», aveva detto qualche mese fa Pierre-Yves Maillard, responsabile della sanità nel canton Vaud, in merito all’introduzione di un vaccino obbligatorio contro il morbillo.
Non bisogna inoltre dimenticare – rileva Anita Petek del gruppo anti-vaccinazioni AEGIS Svizzera – che il vaccino contro l’influenza stagionale suscita forti critiche a causa della sua efficacia.
«Il grado di protezione è compreso tra il 10 e il 30%».
Più elevate invece le percentuali riportate dall’UFSP, secondo cui il vaccino anti-influenzale ha un’efficacia del 30-50% negli ultracinquantenni e del 70-90% in bambini e adulti.
A dividere gli immunologi sono invece gli effetti collaterali. «Non esistono studi sulle complicazioni a lungo termine dei vaccini influenzali», ritiene Peter Mattmann, medico generalista lucernese specializzato in omeopatia.
«Quando un paziente si reca dal dottore – ha indicato Mattmann in un’intervista al Tages Anzeiger – nessuno gli chiede se in passato si è fatto vaccinare. Per questo motivo le connessioni non vengono alla luce. La nostra società sottovaluta i rischi del vaccino».
Non è vero che non sappiamo nulla sugli effetti a lungo termine, ribatte sullo stesso giornale Marco Rossi, a capo del reparto di infettivologia e igiene ospedaliera all’Ospedale cantonale di Lucerna.
«Negli ultimi 30 anni si sono fatti vaccinare milioni di persone. Le complicazioni gravi sono rare».
Dello stesso avviso l’UFSP, per il quale patologie tipo l’edema, l’asma allergica o lo shock anafilattico insorgono soltanto «molto raramente». «Il rischio di complicazioni gravi dovute ad un’influenza – sottolinea l’UFSP – è molto più elevato rispetto alla probabilità di effetti indesiderati gravi legati alla vaccinazione».
(swissinfo)
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