Qualche decennio fa, l’informazione entrava tramite la scatola magica del televisore, la carta stampata e i libri. Se poi veramente volevi entrare a fondo del problema e questione da capire, la migliore strada, era l’esperienza personale vissuta o raccontata da altri. Oggi nell’era dell’informazione supersonica, si parla tanto dei media manipolati, del Web da bandire come arma di repressione e del disinteresse generale dell’uomo (pardon consumatore), che mi chiedo se ha ancora senso indagare a fondo sulle vicende che succedono nel mondo? Seduto tranquillamente digitando sulla tastiera del mio computer, e argomentando (come se ne capissi qualcosa), sui temi della politica, delle guerre in corso, catastrofi naturali e miserie in corso, corro veramente alcun rischio che alcune di queste vicende possa turbare la mia vita, di cittadino adagiato nelle nostre città piene di ogni benessere, e lontane dalle bruttezze del mondo presentato dai media di ogni sorta? Per questo vi sono i giornalisti, gli opinionisti, gli scrittori e i politici che a seconda dello schieramento difendono gli interessi dei propri datori.
Al di fuori di questi professionisti portatori di verità e informazioni, che credono di possedere il monopolio dell’informazioni, vi siamo tutti noi che sempre più ci distanziamo dalla realtà al di fuori della nostra quotidianità. Come per la pubblicità, le brutte notizie come un mantra accompagnano le nostre giornate e l’abitudine, oltre a logorarci ci distanzia sempre più dalle azioni o decisioni che veramente cambierebbero gli eventi. Il mio intento non è di svelare chissà quale verità nascosta, ma contribuire con un pensiero critico e vigile a svegliare gli animi in letargo. Con questo spirito nichilista, vorrei spiegare come sia possibile distorcere le notizie con un principio antico tramandatoci dai sofisti. I sofisti (letteralmente, in greco, “sapienti”) negavano l’esistenza di una verità esterna e indipendente dalle controversie umane. Le loro tre tesi “il fenomenismo” (la verità è conoscibile solo nelle sue apparenze), “il relativismo” (qualsiasi conoscenza è dipendente dal soggetto) e lo “scetticismo” (è impossibile decidere sulla verità o falsità di una proposizione qualsiasi). Per conseguenza esistono solo opinioni, non verità.
Ognuno giudica sempre in base al proprio vissuto, senza la possibilità di costruire un discorso oggettivo. Dunque l’invito sofista di credere ciò che vogliamo, dissolvendo l’idea di verità, ovviamente non venne accettato dal mondo di allora. La differenza tra i filosofi più noti come Socrate e Platone che facevano della loro un cammino di ricerca della verità come modello da evangelizzare ogni categoria e strato sociale, per rendere gli uomini più coscienti e felici, mentre per i sofisti l’attività del filosofo la intendevano, non come una ricerca (non vi era nessuna verità da scoprire), ma come una professione per giunta molto lucrosa. Oltre alle loro lezioni di retorica per i giovani atenesi interessati alla carriera politica, essi si trasformavano in “logografi” (scrittori di discorsi). Oggi lo chiameremmo “ghostwriter” (lo scrittore fantasma che prepara i discorsi degli uomini politici o di potere in generale). Un’ultima caratteristica che contraddistingueva i sofisti dai filosofi, era la loro esibizione in pubbliche dimostrazioni delle loro capacità. Erano delle vere sfide su dei temi posti dal pubblico, preferendo lo spettacolo delle “antinomie”. Consisteva nel persuadere dapprima gli spettatori di una qualsiasi tesi, con argomenti convincenti, per sostenere poi con argomenti altrettanto validi la tesi contraria. Un esempio è “Il bluff del messaggio al 45500”. Dall’ultima estate tramite un sms solidale della Protezione Civile, il “45500” permetteva a tutti di effettuare donazioni per le zone colpite dal terremoto. Se sacrifichiamo un po’ del nostro prezioso tempo, scopriremo che i soldi per gli aiuti e ricostruzione dei terremoti non sono spariti, sono parcheggiati, ostaggio della burocrazia. Soldi fermi per colpa di un “protocollo” che li destina alla ricostruzione e che di fatto verranno usate non prima di un anno.
Si, perché questi soldi raccolti tramite sms e bonifici, per protocollo, non si possono usare per le emergenze. Sul tema attuale delle tragedie nel centro Italia, da un lato abbiamo la televisione di stato che informa minuziosamente, sul numero delle vittime, dispersi e mostra all’infinito le immagini più commuoventi dei salvataggi. Dall’altro vi è la realtà dei politici che si precipitano immediatamente sui luoghi colpiti, illudendo la povera gente, con delle promesse fuori dalla portata di ogni governo italiano finora esistito. Non è giusto fare polemica ma essere costruttivi, pratici e veloci in questo momento, ma vorrei sentire da Vespa & colleghi queste informazioni, e non banalità già ascoltate nei TG, con l’invitato di parte che parla dell’infallibile e eroica imprese dei soccorritori (con tutto il rispetto e ammirazione). Ecco, nessun centesimo (28 milioni) di quanto raccolto, nonostante l’emergenza è arrivato a destinazione. La solidarietà degli italiani non può essere fermata dalla lentezza dello Stato, che arriva sempre in ritardo. Ma i sofisti di turno che per lucrare occultano queste informazioni, sedandole, sono anch’essi responsabili. L’informazione è sedata da chi ci vede come dei consumatori e niente più. Siamo dei Minions alla merce del cattivo di turno, e tutto senza esserne minimamente coscienti.
Mario Pluchino