Una ricerca del dottor Jay Giedd, studioso dell’evoluzione del cervello
Uno scienziato statunitense che studia l’evoluzione del cervello, il dottor Jay Giedd, capo ricercatore presso il Centro di psichiatria dell’infanzia al National Institute of Mental Health di Rockville, ha dimostrato che se gli adolescenti sono scontrosi, inquieti, ciò dipende non da una malattia, da un disagio o dal carattere, ma semplicemente dalla crescita del cervello. Dunque, nessuna preoccupazione, è tutto normale, solo che i genitori farebbero bene a svolgere il proprio ruolo di genitori che dialogano, che comprendono e che guidano.
Diamo la parola al dottor Jay Giedd: “Il nostro studio prende le mosse da una considerazione molto semplice: il corpo umano si sviluppa durante l’adolescenza e acquista maggior forza, resistenza e altre capacità. Allora ci siamo chiesti se lo stesso potesse accadere nel cervello dei ragazzi, causando il cambiamento dei comportamenti tipico dell’età fra i dieci e i vent’anni. Nell’età dello sviluppo il cervello continua a crescere: nuove cellule cerebrali nascono e si sviluppano e questo processo determina la creazione di nuovi ponti di comunicazione tra diverse aree del cervello. La presenza di nuovi ponti mette in contatto aree che prima non dialogavano fra loro o che comunque lo facevano in modo differente. A questo corrisponde quindi la nascita di nuove idee, pensieri ed emozioni. Già tale fenomeno può chiarire parte dell’inquietudine giovanile: il tumulto dei nuovi pensieri ed emozioni distrae i ragazzi e li porta a diventare più eccitabili e insicuri. E’ come se, ai loro occhi, il paesaggio familiare della vita infantile si trasformasse nel giro di poco tempo: è un’esperienza che non può non tradursi in un disagio. Ma il senso di smarrimento tipico di quest’età può essere peggiorato anche da un altro fattore. La crescita del cervello non avviene in maniera lineare e contemporanea in tutte le sue aree. Alcune crescono prima e altre dopo. Questo può spiegare gran parte di certi atteggiamenti che a un adulto appaiono incomprensibili. Per esempio, la zona del cervello legata alla vita emotiva, chiamata da noi esperti regione limbica, si accresce rapidamente, mentre quella legata al ragionamento lo fa con più lentezza e costanza. Ma la cosa crea squilibrio: è come se in quel momento della vita le emozioni e i sentimenti avessero la meglio sul pensiero logico e razionale, che si prenderà comunque la sua rivincita dopo i vent’anni, al raggiungimento degli equilibri propri dell’età adulta”.
In pratica, se le emozioni hanno il sopravvento sul pensiero logico, il ragazzo è di umore mutevole. Non solo: il fenomeno spiega anche un altro atteggiamento che i genitori temono: l’apparente perdita del senso del pericolo che fa commettere al figlio adolescente alcune bravate e qualche sciocchezza di troppo. Ecco perché alcuni adolescenti, che magari da bambini erano tranquilli e prudenti, una volta raggiunto l’età dello sviluppo, sono meno obbedienti e più difficili da gestire.
Dunque, se i figli adolescenti hanno problemi, i loro genitori possono stare tranquilli, l’unica cosa è che dovrebbero comprenderli e seguirli meglio, dialogando, però, non prendendo atteggiamenti autoritari o comunque estranei all’interazione. Si tratta di una fase transitoria, come ben si sa, che evolve in modo concreto dopo i vent’anni. E’ stato anche dimostrato che se i genitori mantengono il filo del dialogo e della comprensione, i figli trovano più in fretta la strada dell’equilibrio.
A conclusione del suo studio, il dottor Jay Giedd aggiunge un’altra interessante considerazione: “Voglio sottolineare che, comunque, dobbiamo proprio all’inquietudine dei ragazzi il progresso del genere umano. Infatti, grazie al loro sprezzo del pericolo e a quella punta d’incoscienza, nella notte dei tempi, i primi giovani umani hanno deciso di abbandonare le tribù d’origine per costruirne nuove. Senza quella spensieratezza tipicamente giovanile, tutto questo non sarebbe accaduto e probabilmente la storia dell’umanità sarebbe stata diversa”.