Il territorio dell’ex Califfato diviso tra alleati Usa e Russia
Con la caduta di Deir Ezzor e al Qaim, ultimi bastioni jihadisti in Siria e Iraq, l’Isis come Stato Islamico de facto non esiste più, se si esclude Albu Kamal, un piccolo centro urbano sul lato siriano della frontiera tra Siria e Iraq ancora in mano degli uomini di Abu Bakr al Baghdadi, oltre ad alcune zone desertiche non abitate della provincia di Deir Ezzor. La liberazione di queste due città è stata annunciata, rispettivamente, dal regime siriano e dalle autorità di Baghdad.
Gli assalti simultanei su Deir Ezzor nell’Est della Siria e sulla non lontana città di Al-Qaim nell’Iraq occidentale sono gli ultimi colpi assestati dalle truppe siriane e irachene al cuore del Califfato.
Il gruppo jihadista, arrivato ad occupare un territorio grande come la Gran Bretagna, ha visto il suo dominio territoriale sgretolarsi negli ultimi mesi sotto la pressione di molteplici offensive. Nel mese di ottobre ha perso Raqqa, la sua “capitale” nel Nord siriano caduta dopo un’offensiva di oltre quattro mesi delle Forze democratiche siriane (SDF), un’alleanza curdo-araba sostenuta da Washington.
L’esercito siriano sostenuto dall’aviazione di Mosca ha annunciato la liberazione di tutta la città di Deir Ezzor, capoluogo dell’omonima ricca provincia petrolifera nell’Est del Paese; e questo proprio mentre le forze irachene, sostenute invece dalla Coalizione internazionale a guida Usa, annunciavano la riconquista di al Husaybah, posto di frontiera di Husaybah, nei pressi della città di Al-Qaim.
“Le forze dell’esercito (…) hanno ripristinato la sicurezza e la stabilità in tutta la città di Deir Ezzor”, ha detto un portavoce dell’esercito in una dichiarazione trasmessa dalla televisione di Stato siriana. “Deir Ezzor rappresenta la fase finale nella completa eliminazione di Daesh”, ha aggiunto, usando l’acronimo arabo per indicare il gruppo terroristico. La città “è stata il quartier generale della leadership dell’organizzazione e, perdendola, perdono la loro capacità di dirigere le operazioni terroristiche”, ha aggiunto il portavoce dell’esercito di Damasco.
Prima dell’inizio della guerra civile siriana nel marzo 2011 sulla scia di una rivolta popolare anti-governativa, nel capoluogo di Deir Ezzor abitavano quasi 300’000 persone. Nel 2014, i jihadisti hanno espugnato la città e gran parte della provincia circostante, compresi i campi di petrolio e gas che una volta erano una delle principali fonti di entrate per gli estremisti. Oggi del vasto territorio della sua ex fortezza Deir Ezzor, l’Isis controlla ancora il 35% della provincia, in gran parte desertica: la cittadina di Albu Kamal, alcuni piccoli villaggi e almeno un campo petrolifero, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani.
Sull’altro versante della frontiera, le forze irachene sono entrate ad Al-Qaim, prendendo rapidamente il controllo di parecchi distretti arrivando ad espugnare un importante punto di confine nelle vicinanze, come hanno detto i comandanti militari di Baghdad.
Sta di fatto che il vasto territorio occupato per oltre tre anni dal Califfato in Iraq e Siria, ora è suddiviso tra forze sostenute da una parte dagli americani e dall’altra dai russi. Nel dettaglio, Raqqa (e gran parte del Nord siriano) è oggi nelle mani delle truppe curdo-arabe SDF sostenute da Washington. Mentre tutta la parte irachena è sotto il controllo iracheno: Baghdad è sì sostenuta dagli aerei della coalizione internazionale a guida Usa, ma è anche sotto la forte influenza dell’Iran, principale alleato del regime siriano che a sua volta agisce ormai praticamente solo sotto le direttive del Cremlino.
Di contro la presa di Deir Ezzor da parte del regime siriano – e dei suoi alleati russi e iraniani – garantisce a Teheran di realizzare il suo sogno di creare un passaggio terrestre che collega l’Iran alle sponde del Mediterraneo, precisamente in Libano dove conta sul l’incondizionato sostegno di un alleato strategico forte come le milizie sciite dei Hezbollah.
Afp
foto: Askanews