Quali sono le vittime dello sfruttamento nel mondo del lavoro e quali sono i settori maggiormente a rischio? Lo rivela un rapporto dell’università di Neuchâtel
La scorsa settimana l’università di Neuchâtel ha pubblicato, su commissione dell’Ufficio federale di polizia fedpol, uno studio esplorativo nel quale ha esaminato il fenomeno dello sfruttamento lavorativo nel quadro della tratta di esseri umani in Svizzera. Lo studio, “pur non potendo quantificare l’entità del problema nel nostro Paese”, conferma l’esistenza del fenomeno, riferisce il fedpol; inoltre, il problema dello sfruttamento dei lavoratori in Svizzera riguarderebbe soprattutto determinati settori.
I risultati dello studio saranno integrati in un prossimo Piano nazionale d’azione contro la tratta di esseri umani. “La tratta di esseri umani a fini di sfruttamento lavorativo è un fenomeno meno conosciuto e documentato rispetto alla tratta correlata allo sfruttamento sessuale delle donne”, spiega il fedpol.
Quali sono i settori a rischio e quali le vittime?
Secondo la ricerca, condotta in modo approfondito nei Cantoni Berna, Ginevra, Zurigo e Ticino, i settori maggiormente a rischio sono quelli domestici, alberghieri, della ristorazione, dell’edilizia e dell’agricoltura. A ciò vanno inoltre aggiunti i reati commessi dalle vittime sotto costrizione (furti, accattonaggio, ecc.). Dallo studio si evince anche che il profilo delle vittime, ovvero il genere e la nazionalità, dipende dal settore economico in cui sono sfruttate: se nel settore domestico si riscontrano perlopiù donne provenienti da paesi africani e sudamericani, in quello dell’edilizia si rilevano maggiormente uomini originari soprattutto dell’Europa dell’Est e dei Balcani.
Per fedpol “i risultati dello studio confermano che il fenomeno in questione va considerato seriamente e che occorre sensibilizzare maggiormente i diversi attori coinvolti”. Fedpol sottolinea che “esaminerà attentamente tali risultati insieme ai suoi partner, nel quadro dell’elaborazione del nuovo Piano nazionale d’azione contro la tratta di esseri umani”.
Lo stress che ci fa ammalare
La trasmissione svizzera “Kassensturz”, dell’emittente SRF, in due recenti servizi ha denunciato come, per tanti lavoratori, lo stress e la pressione subita da parte dei superiori siano sensibilmente aumentati, in alcuni casi talmente tanto da farli ammalare. A questo proposito, secondo l’associazione svizzera Stressnostress, “in Svizzera si stima che i costi dello stress in azienda si attestino attorno ai 4,2 miliardi di franchi all’anno”. Sempre nella trasmissione “Kassensturz”, un ex-dipendente della Landi Schweiz ha dichiarato come “in meno tempo ora si debba produrre di più”.
Anche il medico Dieter Kissling sottolinea che “i nostri nonni, contadini, lavoravano di più ma si ammalavano meno”. In un sondaggio del Dipartimento federale dell’economia e della Segreteria di Stato dell’economia del 2010, analogo a quello già effettuato nel 2000, agli intervistati è stato chiesto se negli ultimi 12 mesi si fossero sentiti stressati: lo scopo era identificare la percezione dello stress.
Il fatto che un soggetto abbia dichiarato di essersi sentito (molto) spesso stressato è stato interpretato come un caso di percezione cronica dello stress, una situazione, cioè, in grado di compromettere il benessere e la salute dell’individuo. Nel sondaggio del 2010, circa un terzo della popolazione attiva in Svizzera (34%) ha affermato di sentirsi (molto) spesso stressata. Nel 2000 questa quota era pari al 27%, un valore decisamente inferiore. Nell’arco di dieci anni vi è stata, inoltre, una riduzione nel numero di persone che dichiarano di sentirsi stressate solo a volte o mai.
La frequenza della percezione dello stress varia anche a seconda dell’età: la media delle persone attive che affermano di non sentirsi mai stressate è più elevata tra i soggetti di età compresa tra i 55 e i 64 anni, ossia nel gruppo di persone meno giovani.
La media delle persone attive che dichiarano, invece, di sentirsi spesso stressate è superiore tra i più giovani, in particolare i soggetti di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Infine, la media delle persone attive che dichiarano di sentirsi molto spesso stressate è maggiormente elevata nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni.
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Foto: ANSA
1 commento
Vorrei fare leva sullo sfruttamento degli italiani in svizzera! Sia col cambio sia con gli stipendi bassi ci stanno sfruttando!! A noi italiani danno poco perche siamo italiani se chedi il dimicilio dicono che devi raggiungere lo stipendio base . Pero i datori di lavoro danno poco perche sei italiana ma nel ffffrafratempo ti fanno lavorare