Il Pdl garantisce il sostegno al governo Letta, ma la fiducia dipenderà dal rispetto degli accordi sull’abolizione dell’Imu sulla prima casa
Offensiva mediatica e di piazza da parte di Berlusconi sull’abolizione dell’Imu, ma anche e soprattutto sulla giustizia: sono questi i dati politici del centrodestra degli ultimi giorni, all’indomani della conferma in Cassazione di quattro anni di prigione per frode fiscale e di cinque di interdizione dai pubblici uffici. L’occasione è offerta dalle elezioni amministrative a Brescia e in poche altre città, ma le occasioni elettorali sono solo un alibi: la conferma della condanna e l’imminente sentenza di primo grado sul caso Ruby da sole erano sufficienti per determinare l’offensiva dell’ex premier.
Ormai l’insistenza sull’abolizione dell’Imu sulla prima casa – uno dei punti del programma concordato con il premier Letta – è tale per cui o si mantiene l’impegno ad abolirla o non ci sarà la fiducia. Par di capire che si può soprassedere sul rimborso dell’Imu pagata nel 2012, ma non sulla sua soppressione L’abbiamo già detto, sono in molti, anche avversari, che rafforzano l’idea che la soppressione dell’Imu (sempre sulla prima casa). possa dare un respiro sia alle famiglie che ai consumi. Resta il fatto che il premier Enrico Letta ha bloccato il pagamento della prima rata per giugno in attesa di una legge complessiva di riforma che dovrebbe essere approvata entro agosto (100 giorni) e che dovrebbe – stando agli impegni concordati – sopprimere la tassa sulla prima casa e comprendere quella per i rifiuti, che ora si paga a parte (Tarsu).
Ma è chiaro che l’aspetto giustizia è quello più importante e complicato per il leader del Pdl, che ne ha fatto un’offensiva anche mediatica con una trasmissione su Canale 5 domenica sera. In sostanza, Berlusconi ritiene di essere vittima della persecuzione di magistrati politicizzati. L’assunto è che una parte della magistratura fa lotta politica con armi giudiziarie godendo d un potere praticamente discrezionale. Non si spiegherebbero altrimenti, dice Berlusconi, trenta processi contro di lui iniziati a partire solo dall’annuncio della sua entrata in politica. In ogni caso, per quanto riguarda la condanna subita in primo e in secondo grado, la tesi di Berlusconi è che quando sarebbero successi i fatti lui non era più presidente di fatto delle sue società; in secondo luogo che l’entità delle cifre sottratte al fisco sarebbero irrisorie rispetto a quanto pagato (al massimo meriterebbero una condanna amministrativa); in terzo luogo che gli autori dell’occultamento di fondi sarebbero dei dipendenti infedeli che per questo sarebbero stati licenziati; in quarto luogo che lui, più che l’autore della frode, sarebbe vittima di operazioni ai suoi danni e a favore dei funzionari infedeli licenziati. Abbiamo messo tutto al condizionale in quanto l’argomento è materia di tribunale.
Quanto alla questione “Ruby”, dice l’ex premier, la persecuzione si dedurrebbe dal fatto che la presunta vittima afferma che non ha mai avuto rapporti sessuali con lui, che la ragazza avrebbe raccontato di essere stata picchiata dai genitori e di essere quindi fuggita di casa perché aveva abbandonato la religione musulmana, che lei stessa, come ha fatto pubblicamente in tv, aveva raccontato la storia di essere nipote di Mubarak, che il funzionario della questura di Milano ha testimoniato di non aver subito nessuna pressione, che dunque, dice Berlusconi, non c’è né concussione, né istigazione alla prostituzione.
Nel corso della manifestazione a Brescia il leader Pdl si è paragonato ad Enzo Tortora, accusato ingiustamente da una magistratura malata di protagonismo e riconosciuto innocente solo molti anni dopo le condanne e la prigione.
Ma gli aspetti dell’offensiva di Berlusconi riguardano non solo l’Imu o la giustizia, bensì anche il sostegno al governo. Secondo Berlusconi, la parola data a Letta sarà rispettata, non sarà, ha detto, il Pdl a venir meno ai patti, la fiducia al governo Letta è assicurata a meno che non sia il Pd a toglierla o non si rispetti il patto sull’Imu.
Non sono mancate le polemiche sulla partecipazione alla manifestazione di Brescia del vice presidente del Consiglio e ministro degl’Interni, Angelino Alfano, e degli altri ministri Pdl, anche se non hanno parlato e la loro presenza è stata discreta. Resta il fatto che la polemica su Alfano a Brescia è fondata in quanto la presenza del vice premier a una manifestazione dove si parla contro la magistratura è istituzionalmente inopportuna. Né può essere invocata la presenza di Letta all’Assemblea Pd, perché lì si parlava di partito, non di critica ad un altro potere dello Stato.
Enrico Letta, sia per mettere le cose in chiaro sulle tendenze centrifughe rappresentata da ministri e Sottosegretari che parlano a ruota libera (vedesi Kyenge e Fassina), sia per “amalgamare la squadra di governo, sia per mettere i puntini sulle “i” sulle scadenze programmatiche, ha riunito per due giorni tutti i ministri in ritiro in una vecchia Abbazia in Toscana. Nel viaggio di andata Letta, Franceschini, Alfano e Lupi erano su un altro pullman. C’è stato un confronto duro tra le due delegazioni sulla presenza dei due a Brescia. Letta ha chiesto loro che non sarà tollerata la partecipazione di ministri a manifestazioni, Alfano e Lupi hanno precisato che non intendono prendere le distanze dal loro leader “oggettivamente perseguitato dalla magistratura”. Il contrasto si è ricomposto sul divieto di ministri a manifestazione quanto meno fino alle elezioni amministrative. Le scosse al governo Letta dovevano essere di assestamento, mentre invece paiono – ma speriamo che sia un falso allarme – tuoni e fulmini. Dall’Abbazia toscana, però, è uscito un impegno di Letta ad occuparsi nei primi cento giorni di lavoro, Imu, fisco e riforma della politica.