Uno dei campi su cui gli scienziati investigano di più sicuramente è l’evoluzione dell’essere umano. Non finiscono mai di trovare interessanti spiegazioni e teorie nuove. Vediamone qualcuna interessante!
Gli scienziati continuano a investigare sulla nostra storia evoluzionaria e trovano sempre più indicazioni che spiegano come il passato ha formato l’essere umano moderno, dalle dimensioni del cervello alla durata della nostra vita. È impressionante, quanto gli elementi casuali hanno giocato il loro ruolo. Fino a poco tempo fa la teoria che la robusta faccia dell’essere umano si è sviluppata circa quattro milioni di anni fa per aiutare gli antenati a masticare cibo molto duro, come ad esempio noci, era molto comune e diffusa. Adesso questa teoria sembra andare in fumo. Secondo uno studio dell’University of Utah, questa evoluzione della faccia non sarebbe dovuta ad un caso pacifico, ma la violenza avrebbe avuto un ruolo molto più elevato nell’evoluzione psicologica umana di quanto si pensasse. I ricercatori credono, infatti, che l’uomo avrebbe sviluppato la faccia robusta per minimizzare le ferite di un pugno in faccia. Nello stesso periodo in cui, secondo gli scienziati, si sarebbe sviluppata la faccia per prendere pugni, la stessa università ha rivelato che le nostre mani si sarebbero sviluppate per darne uno.
È interessante la conclusione di un ulteriore studio sull’evoluzione umana della University of Utah sulla famosa teoria dell’“Ipotesi della nonna”, secondo la quale l’essere umano avrebbe una durata della vita più lunga delle scimmie perché le nonne aiutavano a nutrire i nipoti. Altri primati trovano il loro cibo dopo che la madre li ha svezzati. Diversi ricercatori credono che la durata della nostra vita dipenda dalle dimensioni del nostro cervello, ma l’University of Utah, effettuando diversi test che includevano le dimensioni del cervello, la caccia e i legami, hanno dimostrato che la nonna sarebbe più significativa. Introducendo nei test di simulazione anche solo un minimo di “effetto nonna”, la durata della vita umana aumentava notevolmente. La conclusione è che le nonne hanno contribuito, se non causato, tali cambiamenti importanti nell’evoluzione umana come cervelli più grandi, dipendenza sociale e la nostra tendenza di agire insieme.
Un recente studio ha scoperto che il nostro metabolismo lento spiegherebbe perché cresciamo lentamente e viviamo così a lungo. Potrebbe inoltre spiegare, oltre che a dare una buona scusa, perché alcuni di noi fanno più fatica a perdere peso. L’essere umano e altri primati bruciano il 50% meno di calorie degli altri mammiferi. Significa che un uomo dovrebbe partecipare ad una maratona per avvicinarsi alle calorie bruciate in un giorno di un “non-mammifero” della stessa grandezza. Lo studio spiega inoltre che i primati chiusi in una gabbia nello zoo usano tanta energia come le loro controparti selvagge, insinuando che l’attività fisica potrebbe influire sul numero di calorie bruciate in un giorno, meno di quanto si pensasse.
Per il paragone, la maggior parte dei mammiferi, come i cani o i criceti, vive velocemente e muoiono presto. I ricercatori inoltre credono che condizioni ambientali abbiano influito sul metabolismo lento che ci permette di vivere a lungo.