Il nuovo album, dopo ben quattro anni di assenza, di Lucio Dalla “Il contrario di me” nei negozi da venerdi 29 giugno sta avendo già un grande successo e, per la prima volta nella storia dell’editoria, contemporaneamente in edicola con “L’Espresso” e con “La Repubblica”, scelta che giustifica come divertimento, di allegare ai giornali qualcosa di inedito e non qualcosa da riproporre. Dopo l’affettuosa dedica a Valentino Rossi con “Due dita sotto il cielo”, il nuovo singolo è “Lunedi” (in radio dal 22 giugno), brano scritto con Marco Alemanno che è anche co-produttore di tutto il lavoro. E stavolta la dedica, in questa canzone che ci fa rivivere le emozioni del Dalla più ispirato, intenso e appunto “dalliano”, sembra la faccia quasi a se stesso nel descrivere attraverso i ricordi i momenti di vita di un ragazzino bislacco e sbrindellato che oggi, da adulto, si accorge dalle stelle del tempo che è passato e che sembra tanto somigliare a lui, alla visone del mondo che la sua poetica gli suggerisce. “Lunedi” è un’ ulteriore conferma dello stato di grazia in cui questo nuovo lavoro è stato concepito: undici canzoni per altrettanti mondi e altrettante occasioni di dialogo con il proprio pubblico. La carriera dell’artista che nasce a Bologna, e la data diventa famosa grazie al titolo di un suo album il 4 marzo 1943,comincia fin da giovanissimo: dalla fisarmonica passa al clarino all’età di 14 anni, esibendosi via via in varie formazioni jazz. Il suo debutto nella canzone avviene nel 1964 sotto gli auspici di Gino Paoli con uno stile ispirato alla musica Soul. Nel 1971, dopo una parentesi sperimentale vagamente beat, approda alle grandi cifre di vendita con “4/3/1943”; seguono “Piazza Grande”, “Il gigante e la bambina” e “Itaca”, canzoni destinate a diventare “evergreen”. Dal ’74 al ’77 opera un cambiamento di rotta: inaugura un tipo di spettacolo a metà strada tra il concerto e il teatro. Apre una proficua collaborazione con il poeta bolognese Roberto Roversi orientando la sua produzione verso contenuti civili. Il risultato di questa collaborazione sarà consegnato a tre album “storici”: “Il giorno aveva cinque teste”, “Anidride solforosa” e “Automobili”. Nel 1977 con l’album “Com’è profondo il mare” Lucio Dalla debutta come autore dei testi delle sue canzoni. Per l’artista bolognese si apre un decennio di consensi popolari e record di vendite con punte altissime negli anni 1979/1981 attraversati dal Tour “Banana Republic” con il collega Francesco De Gregori (da cui l’omonimo “live”), cui seguono l’album “Bugie” (1985) e “Dallamericaruso” (1986) contenente la canzone “Caruso” universalmente riconosciuta come il capolavoro di Dalla, venduta in oltre otto milioni di copie nelle trenta versioni del brano che circolano per i paesi di tutto il mondo tra cui la versione di Luciano Pavarotti. Nel 1988 un’altra accoppiata vincente: Dalla-Morandi, con relativo album e trionfale tournée nei più affascinanti luoghi d’arte d’Italia mai raggiunti prima d’ora dalla musica leggera. Il 1990 segna un altro trionfo di Dalla: un’apparizione televisiva con relativo balletto di grande efficacia ed un brano assolutamente atipico “Attenti al lupo” lanciano in orbita l’album “Cambio” che tuttora detiene il record di vendite in Italia con quasi 1.400.000 copie vendute. Seguono un prolungato Tour, documentato nel live “Amen” e, nel 1994, l’album “Henna”. Il 1996 segna l’ennesimo successo discografico con l’album “Canzoni” che ha superato la cifra di 1.300.000 copie vendute. Oltre ad essere l’autore e l’interprete di canzoni-poesie tra le più intense degli ultimi vent’anni e un globe-trotter della musica in Europa e SudAmerica, oggi Lucio Dalla è anche il motore e il cuore di una intensa attività di produzione e di realizzazione discografica di alto livello che ha per epicentro Bologna e la PRESSING S.r.l., sua etichetta discografica che ha lanciato Stadio, Ron, Luca Carboni, Samuele Bersani e la rinascita artistica di Gianni Morandi. Di questa attività fa parte anche il suo lavoro di compositore di musica da film per Monicelli, Antonioni, Giannarelli, Verdone, Campiotti, Placido ed altri ancora. Oltre a questo si deve ricordare la sua attività d’ ideatore di programmi televisivi di successo (Te vojo bene assaie, Capodanno, RaiUno – Taxi, Rai Tre- S.Patrignano) e la sua attività di gallerista di opere d’arte d’avanguardia: è recente infatti l’apertura della sua galleria d’arte NO CODE in Via dei Coltelli a Bologna. La curiosità musicale di Lucio dalla è senza confini: dalle incursioni nella Musica Classica di “Pierino e il lupo” di Prokofiev al progetto “Enzo Re” realizzato con l’Università di Bologna in una nuova occasione di collaborazione artistica con il poeta Roberto Roversi: da questa occasione prende vita un album di 6 canzoni inedite che non sarà messo in commercio ma sarà stampato in tiratura limitata e regalato all’Università diventando immediatamente oggetto di collezionismo e di culto.
Noi l’abbiamo raggiunto a Roma, e ringraziamo l’artista che ha trovato il tempo di concederci questa intervita visti i tanti impegni per il lancio del nuovo disco.
1. Partiamo dal titolo del suo nuovo album, perché parlare del contrario di sé?
Preferisco parlare di un mio riflesso piuttosto che di me. L’espressionismo conosceva bene la natura doppia dell’artista, lo sdoppiamento tra il dentro e il fuori, il detto e il celato.
2. Nel brano I.N.R.I. lei è il Diavolo mentre Marco Alemanno è l’Angelo, il suo coproduttore artistico è il suo contrario?
Marco Alemanno è un deposito di conoscenza di musica e cinema. Io, come esecutore, ho bisogno di un alter ego in una certa misura ostile, che controlli e mi impedisca di ricorrere a scorciatoie musicali o nei testi. Sì, in questo senso è lui il mio doppio, “il contrario di me”
3. Tempo fa cantava “se io fossi un angelo”, oggi inserisce I.N.R.I nel suo nuovo album, quanto conta la religione e quanto si sente religioso Lucio Dalla?
Parlare di Gesù oggi non è cosa di poco conto, specie di fronte ai tanti cambi di rotta della chiesa. Gesù è una figura moderna di grande comunicatore. Io cerco di dare un senso alle cose che faccio e di comunicarle. E siccome ne faccio molte, trovo sia un modo etico di vivere e agire.
4. Il suo nuovo singolo è dedicato al campione di motociclismo Valentino Rossi, come mai dopo le quattro ruote, e le canzoni dedicate a Nuvolari e Ayrton Senna, è passato alle due ruote?
Valentino Rossi mi ricorda Alessandro Magno. Il mio immaginario è stato colpito in passato da altri personaggi velocim coma Baggio, Senna, Nuvolari. Ma Valentino li batte tutti perchè ha il gusto dell’eterna giovinezza e quello della scoperta.
5. In “due dita sotto il cielo”, canta in un verso “a 15 anni mi sembrava di volare, e che potevo scegliere di vivere o morire, ché tanto era uguale”…è davvero uguale vivere o morire a 15 anni?
Ho vissuto 10 anni, tra i 16 e i 26, convinto di avere il tetano, e una sera sì uno no, chiamavo l’ambulanza, mi chiamavano “quello del tetano”. In realtà non ho mai progettato niente per il futuro, non ho mai saputo neanche che avrei cantato. Se mai avevo sognato di fare il bidello del liceo dov’ero, perchè vendeva dei panini alla mortadella talmente buoni che mi sembrava una forma di potere quasi kafkiano.
6. Nelle sue canzoni d’amore, in questo album, come “Malinconia d’ottobre”, “Spengo il telefono”, “La mela”, hanno dentro un sentimento sfuggente, un dolore nell’amore quasi obbligatorio da provare, è davvero così, il dolore è parte indispensabile del sentimento dell’amore?
Mi ritrovo pienamente in “Risposte non ce n’è”, una specie di outing sulla mia visione dell’amore che ti offre una totale instabilità. Non si può pensare all’amore in forma cattolica come un elemento stabilizzante. In alcuni momenti il testo dice: ” anche tu lo sai, più ti guardo più mi perderai, più ti penso più mi dimenticherai” E’ una visione dell’amore che riflette molto la mia visione del mondo
7. Come mai la politica è sparita nei suoi brani?
La politica ha perso il suo linguaggio sociale, è chiusa, criptica, e rifiuta di comprendere la società in trasformazione.
8. Che cosa ne pensa dell’attuale governo?
Pochi sono in grado di comunicare le proprie idee con chiarezza, e soprattutto credendoci.
9. Tornando alla musica, come mai ha fatto aspettare quattro anni, i suoi fans per un nuovo album?
Ho lavorato in assoluta libertà, continuando a suonare jazz, fare regie teatrali e operistiche e concerti sinfonici con la Royal Philarmonic Orchestra, senza badare alle scadenze. Tre pezzi “Lunedì”, “Inri” e “Spengo il telefono e ti cancello” lo ho addirittura registrati sulla mia barca, dove ho uno studio che ha usato anche Bocelli.
10. Quando parte il suo tour?
Quest’estate farò “Tosca” in forma di concerto al Teatro di Verdura di Palermo poi vado in Canada e in Russia. Il tuor vero e proprio partirà il 19 ottobre dal Teatro Sistina di Roma
11. L’abbiamo visto di recente qui in Svizzera a Zurigo, dove gli italiani l’hanno accolta con affetto ed entusiasmo, con un teatro tutto esaurito, che cosa le piace della Svizzera? Ha una data per dare appuntamento a tutti gli italiani che qui l’aspettano?
Zurigo è una città che amo moltissimo e che mi ha sempre accolto con grande calore. Non abbiamo ancora una data ufficiale per il prossimo incontro con questa splendida città, ma sicuramente tornerò presto per presentare le canzoni del nuovo album
Chiara Marcon intervista
Marco Alemanno foto