In Piazza Montecitorio, di fronte a Palazzo Chigi, spara all’impazzata e ferisce gravemente il carabiniere Giuseppe Giangrande. Feriti anche l’agente Francesco Nigro alla gamba e, lievemente, una passante incinta
Probabilmente se fosse successo altrove, magari in una cittadina di periferia e in un altro giorno, la vicenda avrebbe guadagnato qualche trafiletto nelle pagine interne dei giornali e magari una notizia nei telegiornali, ma il luogo (davanti a Palazzo Chigi), la circostanza (il giuramento dei ministri del governo Letta al Quirinale) e la motivazione (“volevo colpire i politici”) hanno esaltato ancora di più il gesto folle di un disperato.
Luigi Preiti, 49 anni, aveva deciso già venti giorni fa di compiere “un gesto eclatante”, dunque follia e disperazione sì, ma anche gesto premeditato. Se ne avesse avuto l’occasione, avrebbe sparato all’impazzata a tutti i politici che gli sarebbero capitati a tiro.
In una Piazza Montecitorio per fortuna quasi deserta, non potendo far fuoco sui politici, ha colpito i rappresentanti delle istituzioni, due carabinieri in servizio. Ha sparato vari proiettili: uno ha colpito l’agente Giuseppe Giangrande lesionandogli la colonna vertebrale, un altro il secondo carabiniere, Francesco Nigro, ferito alla gamba. Una donna incinta, che passeggiava in quel posto con il marito, è stata ferita di striscio al braccio, ma senza nessuna conseguenza né per lei, né per il bambino. Ecco la dichiarazione del direttore del Dea del Policlinico Umberto I di Roma, Claudio Modini: “Il paziente a seguito di accertamenti eseguiti che hanno confermato un interessamento importante del midollo spinale, è stato sottoposto a intervento neuro chirurgico d’urgenza di laminectomia decompressiva (c4-c6) asportazione dei frammenti ossei. La prognosi rimane riservata per 72 ore quoad vitam. Il paziente è ora ricoverato in terapia intensiva neurochirurgica”. Insomma, 72 ore, cioè giovedì verso mezzogiorno, per sapere se sopravvivrà o meno. Due mesi fa Giuseppe Giangrande ha perso la moglie. La figlia, 23 anni, si è precipitata sconvolta all’ospedale Umberto I per stare vicina al padre.
Veniamo all’autore della sparatoria, Giuseppe Preiti, nato in Calabria, per vent’anni vissuto ad Alessandria, dove si era sposato e aveva avuto un bambino di 10 anni, poi rientrato due anni e mezzo fa a Rosarno, dopo aver perso il lavoro e dopo la separazione dalla moglie. C’è da dire che la situazione economica in famiglia – causa della separazione – era peggiorata in seguito alle perdite che Luigi Preiti subiva alle macchinette e al videopoker. E’ vero che aveva perso il lavoro, è vero che aveva perso la famiglia, ma è altrettanto vero che era un disperato per vizio di gioco. Non è un giudizio morale, è solo l’amara verità. La mancanza di lavoro, la sofferenza per aver perso la famiglia, le perdite al gioco l’avevano reso un disperato che al posto di guardare in se stesso, trovava più comodo prendersela con gli altri. Alla fine, oltre che disperato è diventato anche uno che ha rovinato la vita ad una brava e sfortunata persona come il carabiniere Giuseppe Giangrande. La crisi economica crea situazioni di disperazione e può portare alla follia, bisogna affrontare i bisogni, ma a volte la crisi è anche un alibi, come pare essere nel caso di Luigi Preiti.
All’inizio, si era pensato ad un folle, ad uno squilibrato, ma sia i parenti – stupiti e increduli di fronte al gesto del loro congiunto – sia lui stesso, hanno ammesso che lo squilibrio non c’entra nulla, c’entra la disperazione. Gl’inquirenti hanno accertato che si è trattato di un gesto isolato.
Letta e Alfano, presidente del Consiglio e ministro dell’Interno, hanno tenuto un consulto appena dopo il giuramento e prima del primo consiglio dei ministri, il secondo informando sull’accaduto e il primo esprimendo affetto alle famiglie dei carabinieri e della donna ferita e piena solidarietà alle forze dell’ordine.
Resta il fatto che la dichiarazione dello stesso Luigi Preiti (“volevo colpire i politici”) ha chiamato in causa la politica e la necessità che si diano risposte ai problemi del Paese, suscitando anche le reazioni dei politici. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha detto: “La politica deve tornare a dare risposte concrete ai bisogni delle persone e all’emergenza sociale”. Tutti hanno condannato la violenza, anche Grillo, chiamato in causa dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che aveva detto: “E’ il gesto di un pazzo e di uno squilibrato ma non ci dobbiamo stupire quando si inveisce continuamente contro il Palazzo, come se fosse da abbattere”, alludendo all’invito di Grillo fatto tempo fa di “bombardare il Parlamento”. Lo stesso Grillo, dopo l’allusione di Alemanno, ha diffuso una nota in cui si esprime “la ferma condanna per il folle gesto di violenza perpetrato ed esprimiamo tutta la nostra solidarietà umana e civile ai due carabinieri in servizio e alla passante feriti. La democrazia non accetta violenza”. Dopo gl’insulti, le invettive e l’invito alla guerra, finalmente un po’ di responsabilità.