Göldi si è consegnato alle forze giudiziarie libiche prima dello scadere dell’ultimatum mentre Hamdani giungerà a Ginevra nella giornata di martedì
La tensione tra Libia e Svizzera non sembra avere fine nonostante gli ultimi avvenimenti. Dopo l’ultimatum minaccioso intimato lunedì dalla Libia, che richiedeva l’immediato rilascio dei rifugiati svizzeri nell’ambasciata di Tripoli entro le 12 della stessa mattinata, la situazione si è rivoluzionata. L’affarista svizzero Max Göldi, condannato dal tribunale di Tripoli a 4 mesi di prigione per «violazione delle normative sui visti» nonché ad una multa di mille dinari (850 Franchi) per violazione della legislazione locale sul commercio, prima delle 12 di lunedì mattina si è spontaneamente consegnato alla giustizia libica per scontare la sua pena, è stato poi amanettato e portato via in macchina. Le condizioni riservate all’ingegnere svizzero sono quelle descritte dal suo avvocato, Salah Zahaf, che ha dichiarato che il suo assistito sarebbe stato condotto nel carcere di Ain Zara, presso Tripoli, dove potrà ricevere visite in ogni momento e dove gli sarà garantita assistenza medica. A sua disposizione avrà anche un traduttore. Inoltre, sempre Zahaf ha dichiarato in diverse interviste che Göldi non dovrebbe scontare la pena nella sua interezza: sarà, infatti, immediatamente presentata una richiesta di grazia presso il Consiglio Superiore della magistratura. Nella giornata di martedì, la prima di detenzione per Göldi nel carcere libico, l’avvocato gli ha fatto visita constatando che sta bene e che le sue condizioni sono migliori rispetto a quelle di molti altri detenuti.
Diversa, e sicuramente migliore, la sorte toccata a Rachid Hamdani, l’uomo che insieme a Göldi si rifugiava nell’ambasciata svizzera di Tripoli ed era accusato degli stessi reati. Prosciolto da tutte le accuse, Hamdani ha invece potuto ottenere il lasciapassare per fare ritorno in Svizzera. La sera stessa di lunedì Hamdani si trovava già in Tunisia con un visto d’uscita. Durante il ritorno, l’uomo è stato in contatto tramite sms con la moglie Bruna Hamdani.
Intanto il Ministro degli esteri libico, Mousa Kousa, che in precedenza si era espresso negativamente verso i diplomatici svizzeri accusandoli di abuso “dell’immunità diplomatica”, si è mostrato soddisfatto dell’esito della trattativa: “È stato un bene che la Svizzera abbia ascoltato le nostre richieste nell’interesse di due suoi concittadini e che abbia cessato di nasconderli in ambasciata” ha commentato il ministro, secondo quanto afferma l’agenzia Jana. Inoltre Mousa ha sottolineato l’importanza per la Libia di poter esercitare la legge: “Finalmente lo svizzero potrà dare seguito al suo diritto di ricorrere alla Corte Suprema. La cosa importante per noi libici è avere sottolineato il nostro desiderio di applicare la legge”.
Intanto la Svizzera ha deciso di mantenere la propria politica restrittiva nei confronti della Libia, ciò significa che la Confederazione continuerà con la linea rigida sulla concessione dei visti per i libici.