In ‘The Place’, Paolo Genovese torna a guardare i ‘perfetti sconosciuti’ nascosti in ognuno di noi
Una caffetteria, dentro un uomo con un’agenda e dieci personaggi che hanno qualcosa da chiedere: questo il succo del nuovo film di Paolo Genovese, la traduzione della serie ‘The Booth At The End’, che mira a mostrare fin dove si è disposti ad arrivare pur di raggiungere i propri scopi. Reduce dal successo di ‘Perfetti sconosciuti’ dove indagava i rapporti di coppia e i segreti coniugali, il regista romano invita il pubblico a guardarsi dentro e a confrontarsi con i propri demoni, ponendo domande sul confine tra bene e male e sulla capacità che ha ognuno di noi di stabilire i propri limiti morali.
Il protagonista del film, interpretato da un superbo Valerio Mastrandrea, perennemente seduto al tavolino della caffetteria, è pronto ad esaudire i desideri apparentemente impossibili di quanto si rivolgono a lui in cambio di compiti da portare a termine, compiti spesso dolorosi e criminale (dal piazzare una bomba all’uccidere un bambino).
Il film alterna situazioni diverse, storie diverse, a volte estreme, con cambi di rotta improvvisi di ogni personaggio, senza giudicare le scelte di ognuno. Lo stesso uomo misterioso registra, indica, ma non giudica, rappresentando forse solo lo specchio della coscienza di ognuno di noi. A lui si rivolgono diversi personaggi: un padre con il figlioletto malato di cancro, una donna che vuole riconquistare l’amore del marito, un poliziotto che vuol ritrovare il figlio, una ragazza che cerca la bellezza, una suora che vuole ritrovare Dio, un meccanico che sogna una notte con la modella di un poster, un’anziana signora che ha bisogno della guarigione del marito, malato di Alzheimer, un cieco che vorrebbe riavere la vista, un giovane sbandato che vorrebbe non vedere più il padre che gli ha rovinato l’infanzia e una cameriera del bar, quella che serve cappuccini, torte, insalate, tè ai clienti del suo cliente, l’unica che non chiede qualcosa all’Uomo, ma che invece fa domande. Ad ognuno di loro, l’uomo con l’agenda risponde ‘Si può fare’.
Un film che spiazza perché normalizza l’orrore, ricordandoci che i mostri non sono solo intorno a noi, simili a noi, ma potremmo addirittura essere noi. Del film il regista stesso dice: “Trovo interessante farlo in questo momento, dove quello che succede intorno a noi, di qualunque genere, ci porta a diventare giudici, a giudicare, a puntare il dito, in maniera a volte anche coatta, perché non possiamo astenerci dal giudizio. E allora, in un momento di giudicanti, forse giudicare anche noi stessi ci può far bene”.
Nel cast, oltre a Mastrandrea nei panni dell’uomo misterioso, anche Vinicio Marchioni, Rocco Papaleo, Vittoria Puccini, Giulia Lazzarini, Alessandro Borghi, Alba Rohrwacher, Silvia D’Amico, Silvio Muccino, Marco Giallini e Sabrina Ferilli. “È buffo che gli attori sono undici, come una nazionale. Potrebbe essere la nazionale italiana attori non di calcio ma di recitazione, con tutto il rispetto per gli altri. Tra i migliori attori italiani. E questo l’ho pensato, perché ‘The place’ è già stato venduto molto all’estero, in tanti paesi. Ho pensato che quando lo porterò in giro all’estero, anche ai festival, sarò molto orgoglioso di far vedere cosa sanno fare gli attori italiani, da questo punto di vita è uno show di attori meravigliosi”.
foto: Ansa