La vicenda Marrazzo, l’ex governatore del Lazio sorpreso da un video che lo ritrae in mutande a casa di un trans con tre strisce di cocaina sul tavolo, ha fatto balzare in primo piano l’allarme cocaina in Italia. Ovviamente i due casi non sono direttamente legati, ma un nesso esiste.
Se di questa droga si fa un uso saltuario o frequente da parte di personaggi delle istituzioni, vuol dire che il suo consumo deve aver raggiunto livelli mai prima immaginati. E in effetti, a confermare il consumo diffuso di cocaina e di cannabis in Italia è uno studio condotto dall’Istituto Mario Negri di Milano. Ecco la testimonianza del professor Silvio Garattini, farmacologo: “Abbiamo calcolato che a Milano si consuma ogni giorno una media di 9,1 dosi di cocaina per ogni mille abitanti, contro 6,9 di Londra, 6,1 di Lugano, 7,4 di Latina, 4,7 di Cagliari, 3,2 di Varese e 2,1 di Cuneo. Siamo rimasti davvero sorpresi. Non ce l’aspettavamo”.
L’Istituto Mario Negri ha calcolato che ogni giorno negli scarichi di Milano entra un chilo di cocaina (un chilo e mezzo nel fine settimana). In che modo è avvenuto questo calcolo? Semplice: analizzando le acque reflue, con un tasso alto di droga. Se è mescolata con le acque delle fogne, vuol dire che ci entra anche, sotto forma di perdite.
L’allarme è stato lanciato anche a livello europeo. Secondo l’osservatorio di Bruxelles i consumatori di cocaina in Europa sono 13 milioni. In questa cifra sono compresi anche coloro che ne hanno fatto uso una volta sola. Di questi 13 milioni, sono 7,5 milioni i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni. Se consideriamo l’uso della cannabis, si arriva ad una cifra di 74 milioni. Secondo il Cnr (Consiglio nazionale di ricerca), nell’ultimo decennio il consumo di cocaina nel nostro Paese è raddoppiato, passando dai 400 mila consumatori del 2001 al milione dell’anno scorso. L’Italia è tra i primi posti nella classifica europea. In testa troviamo la Spagna con l’1,1% della popolazione. Segue l’Inghilterra con l’1% e poi veniamo noi con lo 0,8%. La media dell’Unione europea è dello 0,4% della popolazione.
Le cifre riportate prima, riguardanti le città, rivelano che se è vero che la Spagna e l’Inghilterra ci superano, è altrettanto vero che se consideriamo alcune città troviamo che a Milano o a Latina si consuma più cocaina che a Londra, che si trova all’interno di un Paese dove mediamente si consuma più droga che in Italia. Insomma, in Italia ci sono delle isole di alto consumo di droghe pesanti.
Rispetto alla popolazione, in Lombardia si consuma il 3,4% di cocaina, segue il Lazio con il 3,2%, il Piemonte con il 3,0% e la Liguria con il 2,6%. La realtà è che al di là delle cifre ufficiali, esiste un consumo nascosto, difficilmente quantificabile, ma sempre in aumento. Le notizie di cronaca riguardanti fatti, episodi e persone coinvolte nel traffico e nell’uso di droghe leggere e pesanti mostrano che le cifre reali sono ben maggiori di quelle ufficiali, al punto che il consumo aumenta paurosamente anche in quelle regioni più isolate e povere, come il Molise e la Lucania.
Le altre droghe pesanti in circolazione in Europa sono l’eroina con un milione e mezzo di consumatori e l’ecstasy con 10 milioni.
Certo, il capo del dipartimento nazionale antidroga, Giovanni Serpelloni, dice che è in atto un’inversione di tendenza: “Dobbiamo guardare al futuro con ottimismo. Perché se scorporiamo i dati e li puntiamo sui 15-16enni, vediamo che per la prima volta in questa fascia il consumo della cocaina in Italia diminuisce. E non è certo una cosa da poco, visto che sono loro, gli adolescenti, a segnare il trend”. Sarà.
La diffusione delle droghe ha varie cause, ma una cosa è certa: la politica della tolleranza non ha dato risultati positivi. Dietro l’alibi della libertà e dell’uso personale si allentano le maglie di un controllo più rigido.
La vicenda Marrazzo ha ridato fiato a coloro che hanno sempre sostenuto una tensione maggiore nei confronti di questa piaga, innanzitutto con l’esempio. Anni fa, quando Carlo Giovanardi lanciò l’idea di sottoporre i parlamentari al test antidroga fu subissato di critiche. Ora, il test per i parlamentari è stato rilanciato e molti personaggi di primo piano hanno aderito all’idea, ad eccezione dei radicali che sono stati sempre a favore della depenalizzazione delle doghe leggere, anticamera, a detta degli esperti, di quelle pesanti.
Perché un test ai parlamentari e ai rappresentanti delle istituzioni? È semplice: assumere droghe non è solo pericoloso per la salute, è segno di una fragilità psicologica che mal si concilia con il dovere di amministrare o di essere in grado di adempiere a compiti delicati.
Senza contare che chi assume droghe pesanti è facilmente ricattabile, cosa che mette il soggetto in una condizione obiettivamente difficile.
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