Papeete 2.0: rivisitazione di una crisi di Governo di mezza estate
Una crisi di governo nel bel mezzo d’estate sembra quasi un déjà vu, ma questa volta Conte si trova in una posizione diversa. Nel 2019 a mettere in discussione la stabilità del Governo fu Matteo Salvini che, dalla sua postazione ideale – festa in spiaggia al Papeete Beach di Milano Marittima – aveva innescato quella crisi che fu letale per l’allora governo gialloverde.
Adesso, non dal Papeete, ma dalla postazione privilegiata e scomoda al tempo stesso di leader di un movimento politico ormai allo sbaraglio, è proprio Giuseppe Conte ad attentare alla stabilità del Governo Draghi. Quello che cambia è assolutamente lo sfondo economico, sociale e storico in cui si svolge questa crisi di Governo, sicuramente molto più critico e instabile di tre anni fa.
Eppure, Conte, che proprio quella crisi subì e superò, si trova adesso dall’altra parte della barricata e, in merito al voto alla fiducia al decreto Aiuti in Aula al Senato, che era previsto oggi, i 5 stelle hanno deciso di non votare, così come è stato annunciato dal loro leader.
Il richiamo alla mossa del Papeete non sfugge neanche allo scissionista ex grillino Luigi Di Maio quando, in un’intervista, fa un chiaro riferimento: “tutti ci ricordiamo del Papeete, ho paura che qualcuno voglia emulare quel gesto”. Il ministro degli esteri però sostiene che una crisi di governo in una situazione “emergenziale” come quella attuale significherebbe “bruciare i fondi del Pnrr e rischiare di andare in esercizio provvisorio, perché non potremmo approvare la legge di Bilancio. Porteremmo il Paese nel baratro”.
Così il presidente del Consiglio, che fino a martedì scorso aveva chiaramente dichiarato che non ci sarà alcun altro Governo Draghi senza il M5s, dopo il voto in Aula – dove comunque aveva incassato la fiducia del Senato sul decreto aiuti (172 sì, 39 no) – visto la non partecipazione al voto del pentastellati, e poiché è venuta meno “la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia”, dopo averlo annunciato in Cdm, ha rassegnato le dimissioni al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il Presidente della Repubblica ha quindi ricevuto in serata al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, il quale ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto. Si legge in una nota diffusa dal Quirinale che il Presidente Mattarella non ha accolto le dimissioni e “ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica”. La decisione ultima è attesa per il prossimo mercoledì, ma le parole decise, pronunciate dal Premier durante il consiglio dei Ministri, con le quali comunica la volontà di dimettersi, non lasciano sperare esiti diversi.
Discorso ai Draghi al Consiglio dei Ministri con l’annuncio delle dimissioni.
Buonasera a tutti,
Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica.
Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico.
La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più.
È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo.
In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche.
Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente.
Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia.
Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi.
Queste condizioni oggi non ci sono più.
Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti.
Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani.
Grazie.
Redazione La Pagina